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7. Francesco Sforza a Giovanni della Molgora e Giovanni da Calco 1451 giugno 12 Milano

Francesco Sforza dice a Giovanni della Molgora e a Giovanni da Calco di aver scritto al suo famiglio Rizardo che non creasse loro alcuna difficoltà per i lavori che si facevano. e' rimasto, però, deluso che non abbiano fatto niente e, perciò, chiede la loro collaborazione.

Iohanni dela Molgora et Iohanni de Calco.
Nuy scripsemo questi giorni passati a Rizardo, nostro famiglio, che non vi lassasse fare impedimento né molestia alcuna per casone de quelli nostri lavorerii da l'homini de quelle nostre parte, nè astringierivi ad contribuire cum loro insiema, (a) credendo nuy che da vuy stessi devesti fare la parte vostra, como promettesti, et questo perché non paresse se derrogasse ale exemptione vostre; in che non havite facto niente: de la qual cosa molto si maravigliamo. Pertanto, essendone necessario omnino lo adiuto vostro, (b) né possendo fare cum dimancho, vi richedimo nuy debiati andare a fare quanto vi tocha per la parte vostra. Et per questa nostra richiesta, volimo lo debiati fare perché in questa forma voy satisfariti al bisogno et voluntate nostra, né seriti chiamati essere astrecti cum quelli homini nostri predicti. Avisandovi che, quando mò a questo volesti essere renitenti, noy non poderesimo con dimancho, considerato il bisogno nostro, che non vi lo faressimo fare per altra forma, la quale pariria derrogatoria ad esse vostre exemptione. Data Mediolani, die xii iunii MCCCCL primo.
Cichus.


(a) La e di insiema è soprascritta.
(b) Segue non depennato.