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97. Francesco Sforza a Tommaso Ghilini e Giovanni Varolo 1451 giugno 28 Milano

Francesco Sforza scrive al podestà di Vigevano che Luigino Bossi, aulico ducale, sostiene che Carlo Gonzaga aveva un suo letto e certe altre cose che devono trovarsi lì. Il duca manda un messo cui si consegneranno gli oggetti che egli indicherà come appartenenti a messer Luigino.

Potestati Viglevani (1).
El spectabile cavallero messer Aluisino Bosso, nostro aulico, dice che messer Carlo da Gonzaga (2) haveva uno suo lecto et certe altre soe cose (a) del dicto messer Aluysino, como a pieno tu intenderay, le quale cose, dice, debeno essere lì. Pertanto volimo che, facendo lo presente portatore suo messo bone prove o per signali o per sacramento che quelle cose che luy te dirà siano del dicto messer Aluysino, immediate et senza exceptione alcuna tu glile debie dare et consignare ad suo piacere. Et questo non manchi. Mediolani, xxviii iunii 1451.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit potestati Ceredani (3). Data ut supra.


(a) Segue del dicto messer Aluysino in interlinea.

(1) Identificato come Tommaso Ghilini (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 355).
(2) Carlo Gonzaga.
(3) Identificato come Giovanni Varolo (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 311).