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1333. Francesco Sforza al podestà di Quinzano 1452 ottobre 17 "apud Lenum".

Francesco Sforza esprime al podestà di Quinzano tutto il suo dispiacere per l'incendio della casa di quel povero uomo. Smentisce la voce circa la rivolta di quella terra, voce che proviene dal campo nemico. Si dice contento del provvedimento preso per il salvacondotto dato.

Potestati Quinzani.
Havimo recevute le toe lettere per le quale havimo inteso quanto per esse ne scrivi. Te respondemo che ne despiace del foco se è apigliato in casa de quel povero homo quanto s'el se fusse apizato in casa nostra, ne piace anchora che non habia facto damno altroe. Dela voce quale dite se è detta esser fatta qui in campo, che quella terra era revoltata, dicimo non l'è vero, ma ben tal voce fo portata dal campo deli nimici, perché là così publicamente s'è dicto. Ala parte che non debiamo dubitare per lo salvuconducto hanno quelli homini et del'ordene hai posto perché non incorra inconveniente alcuno, dicimo che hai facto bene et te ne comendiamo, benché havimo tanta fede et speranza in ti et quelli homini che tenerite tal modi che in quella non seguirà inconveniente alcuno. Et così confortiamo ti et quilli homini che non faciate altramente, perché dela forza non ve besogna dubitare perché ad questo provederemo nui. Apud Lenum, xvii (a) octobris 1452.
Marcus.
Iohannes.
A margine: ut tedet ignis incensi et placet parvum damnum: de falsa voce rebellantium, ut non dubitent de hoste. Commendat ipsos de fide et custodia bona.

(a) in A xxii con la seconda x corretta in v.