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67. Francesco Sforza al podestà di Cremona e a suo figlio 1452 gennaio 15 Lodi.

Francesco Sforza dice al podestà di Cremona e a suo figlio che per riguardo verso di loro aveva cercato con una composizione (mediante esborso di una certa somma) di commutare la condanna dovuta alla malignità, iniquità e falsità di Ambrogio da Triulzio. Pur sollecitato per il versamento dei danari, Ambrogio mostra di farsene beffe del duca, che, pertanto, decide di por fine alla vicenda facendo metterlo a morte sulla piazza della città.

Potestati Cremone et eius filio.
Siamo certi et non dubitamo che la malignità, iniquità et la perversa falsità, oppinione et mala voluntà de Ambrosio da Triulzio sia nota et manifesta ad ogniuno et divulgata per tucto, nonchè ad vuy et l'altri suoi parenti, la quale, non ostante intendivamo nuy usare verso luy piutosto umanità, binignità et gratia et perdonarli la vita per rispecto vostro et perchè la casa vostra non recevesse tanta vergongnia et manchamento, che usare el rigore della rasione, et era convinuto cum nuy in certa quantità de dinari de soa voluntà. Et facendo solicitare dicti dinari vedemo la cosa andare alla longa et non havere effecto alcuno, che è uno dellezare et fare beffe de nuy, et quelli ch'el doveano suadere et adiutare ad questo, fanno il contrario, iI che havemo deliberato et volimo la rasone habia loco, et quanto rasone et iustitia vole, se faceti senza longheza et più tardare, et cussì è ordinato se fazia et mandi ad executione. Della qual cosa ve havimo voluto advisare per nostro discarcho, advisandote che questa iustitia se faza in mezo la piaza de quella nostra cità. Data Laude, die xv ianuarii MCCCCLII. Cichus.