Cristo crocifisso

manifattura carolingia

Cristo crocifisso

Descrizione

Ambito culturale: manifattura carolingia

Cronologia: post 850 - ante 899

Materia e tecnica: legno; metallo / laminazione, doratura; gemma

Misure: 100 cm x 127 cm

Descrizione: La croce di Desiderio è una croce astile - una croce che veniva issata su un'asta e portata a mano o su carri durante le processioni - costruita in legno per essere più leggera e rivestita da una lamina metallica dorata. È ricoperta da ben duecentoundici gemme incastonate sui quattro bracci. Tra esse si segnalano in particolare un cammeo in sardonice con le Muse e uno con Pegaso e Bellerofonte; un calcedonio in due strati con la lotta tra Ercole e Onfale; un cammeo con una Vittoria coronata d'alloro.
All'incrocio dei bracci sono due grandi medaglioni dove risaltano, sul recto, il Cristo in trono a sbalzo, ritenuto opera del IX-X secolo, circondato da quattro miniature (X-XVI sec. d.C.), e, sul verso, il Cristo crocefisso, aggiunto nel XVI secolo.

Notizie storico-critiche: La cosiddetta "Croce di Desiderio" è una delle più grandi croci gemmate giunte fino a noi e, caso unico tra quelle note, presenta il maggior numero di gemme antiche reimpiegate, circa cinquanta, molte delle quali provenienti da precedenti oggetti di ornamento. Le pietre di età imperiale e tardoantica si trovano soprattutto sul verso e il numero elevato testimonia la notevole disponibilità di materiale glittico di alta qualità forse proveniente da antichi tesori imperiali. Sul fronte, dove prevalgono invece gemme medievali, spicca il celebre medaglione vitreo con i ritratti in foglia d'oro della metà del III sec. d.C.: il medaglione riproduce un gruppo famigliare, una madre con i due figli, e la scritta in caratteri greci si riferisce probabilmente al capo famiglia, Vunnerio Cerami.
I pezzi attribuibili all'età altomedievale costituiscono un nucleo importante in quanto assai numerosi e probabilmente contemporanei alla lavorazione della croce; tra essi assumono notevole significato due pseudo-cammei a doppio strato (metà VIII-IX sec. d.C.) e diciotto gemme in pasta di vetro decorate a stampo, realizzate nella stessa bottega. Su di esse prevalgono ritratti di eco classica, declinati nei toni del blu e del verde, colore prevalente nella decorazione della croce.
Questo capolavoro di oreficeria altomedievale, databile alla seconda metà del IX secolo, si presenta integro nel suo aspetto complessivo, ma ha subìto nel tempo manutenzioni e cambiamenti continui, forse legati proprio all'uso processionale. Ne sono testimonianza le numerose sostituzioni quale, ad esempio, il ricollocamento nel 1812 di diciassette pietre per rimpiazzare alcune gemme "pagane" asportate dalle monache, perché ritenute offensive del sentimento cristiano.
Secondo la tradizione la croce è donata al monastero di S. Salvatore e S. Giulia dal re longobardo Desiderio, che insieme alla moglie Ansa lo fonda tra il 753 e il 760.
Il prezioso oggetto è esposto al piano superiore dell'Oratorio di S. Maria in Solario, edificio di età romanica riservato alle funzioni liturgiche delle monache, che anticamente custodiva il tesoro del monastero. Da questo luogo la croce veniva prelevata dalla badessa il Venerdì Santo per portarla nel Coro delle Monache e quindi sull'altare maggiore della chiesa di S. Salvatore per l'adorazione. Alla fine del XVIII secolo la croce risulta già esposta in S. Maria in Solario "sopra un altare in mezzo a molte torce ardenti", ma nel 1798 il Governo della Repubblica Cisalpina sopprime l'ordine monastico e il tesoro del monastero di è disperso: alcuni degli oggetti più preziosi (la Croce, l'Evangelario Purpureo e la Lipsanoteca) sono trasferiti nella Biblioteca Queriniana, dove la croce è conservata fino al 1882, anno in cui è trasferita nel Museo dell'Età Cristiana in S. Giulia e in seguito nella Pinacoteca Tosio Martinengo. Dal 1993 la Croce è stata ricollocata nella sua sede originaria.

Collezione: Collezione archeologica dei Civici Musei d'Arte e Storia di Brescia

Collocazione

Brescia (BS), Musei Civici di Arte e Storia. Santa Giulia - Museo della Città

Credits

Compilazione: D'Adda, Roberta (2014)

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