Ritratto femminile di Elena Rubini Pozzi

Monastier Tito

Ritratto femminile di Elena Rubini Pozzi

Descrizione

Autore: Monastier Tito (1888-?), pittore

Cronologia: post 1940

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 105 cm x 115 cm (tela)

Descrizione: Dipinto a olio su tela di formato rettangolare con orientamento verticale, dotato di cornice lignea modanata con profilo dorato interno. L'opera costituisce il ritratto dellla benefattrice ospedaliera Elena Rubini Pozzi, raffigurata a mezzo busto con lo sguardo rivolto verso destra: la donna indossa un abito nero su cui spicca la collana di perle bianche intorno al collo e tiene le mani incrociate davanti a lei. Sullo sfondo è visibile un tendaggio che si apre su una finestra, davanti alla quale è appoggiato un vaso in vetro colmo di fiori rosa.

Notizie storico-critiche: L'opera s'inserisce all'interno di quel nutrito corpo di dipinti posseduti da molti enti ospedalieri, che raffigurano le effigi dei benefattori, ovvero di coloro che per lo più attraverso lasciti testamentari e donazioni, contribuirono a far grande l'Ospedale: la consuetudine di omaggiare i benefattori attraverso l'esecuzione di un ritratto era prassi assai diffusa fin dall'antichità presso gli enti assistenziali in genere che, potendo contare in passato solo sulla generosità privata e non sull'intervento di sovvenzioni statali, sopravvivevano grazie alle iniziative benefiche dei singoli cittadini.
Fin dai primi anni della sua fondazione l'amministrazione ospedaliera del S. Anna di Como aveva previsto che tutte le beneficenze fossero iscritte nell'Albo d'Oro e che i benefattori ricevessero varie forme di onoranze proporzionali all'importanza della donazione: dall'intestazione di sale e reparti ospedalieri, all'incisione del nome nelle grandi lapidi marmoree a lato della chiesa, all'esposizione di fotografie e ritratti ad olio medi (da 50.000 lire in su) e grandi (da 100.000 lire in su). La quadreria venutasi così a creare delle persone più benefiche di Como, del Lario e della Brianza veniva ogni anno esposta in occasione della festa padronale di Sant'Anna, in cui la popolazione comasca soleva visitare in folla l'ospedale.
Anche nel '900 le modalità di ottenere il ritratto "ad memoriam" rimasero invariate, a parte naturalmente il rapporto con l'entità del lascito, via via sottoposto ad aggiornamento. A differenza però del filone della ritrattistica tradizionale, le opere appartenenti alle raccolte ospedaliere - come quella qui schedata - si mantennero estranee alle polemiche artistiche divampate nei primi anni del XX sec. (a partire dal Futurismo in poi), privilegiando artisti e pittori a volte anche dilettanti, magari legati da amicizia con il benefattore, o comunque ancora debitori delle influenze tardo ottocentesche, che privilegiavano uno stile verista, aderente alla fisionomia dell'effigiato.
Essendo quasi tutti post mortem, i ritratti venivano realizzati sulla base di una testimonianza fotografica, che quindi condizionava l'artista ad una certa fissità documentaria, in parte mitigata dal tentativo di inserire il soggetto in un ambiente in cui si trovasse il più possibile a proprio agio. Quest'ultimo poteva essere uno sfondo neutro, per meglio concentrarsi sul volto dell'effigiato; un fondale dal carattere domestico - come nel presente dipinto -, allusivo della sua professione e del suo rango, che ne evidenziasse la posa spontanea; oppure un'ambientazione naturalistica (spesso ricostruita nello studio degli artisti), in linea con i canoni della produzione ritrattistica tipicamente lombarda. Anche le frequenti allusioni all'attività esercitata dall'effigiato - motivo tradizionale ricorrente nell'iconografia ospedaliera dei secoli precedenti - non assunse nel '900 toni celebrativi, ma solo di discreto commento, per meglio precisare la personalità dell'effigiato.
La benefattrice qui effigiata è Elena Rubini, made di Antonio Lugi Pozzi, che nel 1939 lasciò all'Ospedale S. Anna 534.472 lire tra titoli e denaro contante, con la condizione che una sala o ambulatorio fosse intitolato al nome dell'adorata madre e a lui stesso: l'ospedale gli intestò la nuova clinica privata, inaugurata il 28 aprile del 1940, progettata dall'ingegner Giovanni Todeschini, nella cui sala comune di ritrovo vennero collocati i ritratti ad olio del dottore e della madre.

Collocazione

Provincia di Como

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Lariana

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2009); Simioli, Adele (2009)

Aggiornamento: Uva, Cristina (2012)

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