Ritratto di Emilia Zurla

ambito lombardo

Ritratto di Emilia Zurla

Descrizione

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1590 - ante 1610

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 109,5 cm x 149,5 cm (intero); 136,5 cm x 175 cm (cornice)

Descrizione: Il dipinto ritrae una donna di alto lignaggio seduta su di una poltrona in velluto con applicazioni dorate, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. I capelli sono raccolti in una complessa acconciatura e parzialmente coperti da una cuffia piumata. Indossa un abito in velluto composto da busto, completato da un alto collo montante, e da ampia gonna decorata con ricami a meandro e tralci fioriti intervallati da foglie d'acanto trilobate. Intorno al collo e ai polsi spuntano dei candidi lattughini, mentre sotto l'abito è presente una camicia bianca con sbuffi passanti. Indossa diversi gioielli: orecchini e girocollo di perle, una catena intervallata da perle che giunge fin sotto il seno, una cintura a maglie incastonate con pietre e perle nere, e anelli da mignolo (uno su ogni mano). Poggia la mano destra sul ventre e la sinistra, nella quale tiene un fazzoletto e delle lettere, sul bracciolo della poltrona. Alle sue spalle, sulla sinistra, si apre una finestra dalla quale si vedono alcuni edifici antichi a pianta centrale e basilicale, un palazzo rinascimentale con portico e tre figure femminili sedute. Nella parte inferiore della tela si trova una scritta latina in lettere capitali; l'opera è provvista di cornice lignea modanata, dorata e dipinta di verde.

Notizie storico-critiche: L'opera rientra all'interno di quel corpo ben nutrito di tele possedute da molti enti ospedalieri, le quali rappresentano le effigi dei benefattori, di coloro, cioè, che, per lo più attraverso lasciti testamentari o donazioni, contribuirono a far grande l'Ospedale: la consuetudine di omaggiare i benefattori attraverso l'esecuzione di un ritratto era una prassi assai diffusa fin dall'antichità presso gli enti assistenziali in genere che, potendo contare in passato solo sulla generosità privata e non sull'intervento di sovvenzione statale, sopravvivevano grazie alle iniziative benefiche di singoli cittadini.
Emilia Zurla Scipioni fu una donna molto particolare che, tra l'altro, insieme al primo marito Scipione Piacenzi, combatté a Famagosta durante la guerra di Ciprio. Rimasta vedova, si risposò con il dottor Lorenzo Guandoni e, non avendo avuto figli, tramite testamento redatto nel 1571, dispose affinché l'intero suo patrimonio fosse equamente suddiviso fra il Monte di Pietà e l'Ospedale degli Infermi. Divenne, così, la quinta benefattrice dell'Ente il quale, alla sua morte, avvenuta il 13 ottobre 1590, ricevette un cospicuo patrimonio.
Molti sono gli elementi simbolici presenti all'interno dell'opera: dalla sfarzosa veste e l'abbondanza di gioielli, con la quale la donna viene ritratta, che sottolineano lo status sociale dell'effigiata, alle catene e alla cintura che le cinge il busto, i quali alludono al vincolo matrimoniale e alla fedeltà. L'abito alla spagnola e l'acconciatura bassa, con cuffia piumata, invece, costituiscono elementi tipici della ritrattistica della prima metà del XVII secolo, così come l'attenta descrizione dell'ambiente. Essendo il genere del ritratto un segno di identità, spesso il modello viene accompagnato da un'iscrizione che, nel presente caso, permette l'identificazione dell'effigiata e chiarisce la circostanza per la quale l'opera è stata realizzata.
Stilisticamente il dipinto si inserisce nella tradizione ritrattistica lombarda, con tangenze venete mediate da Tiziano e dagli artefici che nel XVI secolo, tra Brescia, Milano, Bergamo, Crema e Cremona, affermano il genere del ritratto tra adesione realistica e connotazione psicologica dei soggetti.

Collocazione

Provincia di Cremona

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Crema

Credits

Compilazione: Casarin, Renata (2009)

Aggiornamento: Allievi, Valeria (2012); Uva, Cristina (2012)

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