Mulini a Monza. Vita Rustica

Borsa, Emilio

Mulini a Monza. Vita Rustica

Descrizione

Identificazione: Paesaggio rurale

Autore: Borsa, Emilio (1857-1931), esecutore

Cronologia: post 1888

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 194 cm x 134,5 cm (intero); 228 cm x 171 cm x 11,5 cm (intero con cornice)

Descrizione: Dipinto ad olio su tela di formato rettangolare con orientamento orizzontale, dotato di cornice lignea dorata. L'opera raffigura un paesaggio rurale con mulini collocato alle soglie della città di Monza: il primo piano è interamente occupato dall'acqua increspata del fiume Lambro, dominata da tonalità azzurre, nere e arancio e ricca di riflessi. La parte alta della composizione è invece caratterizzata dalla presenza di cascine, subito sopra il ponte e i mulini, nelle quali vivono e lavorano piccole figurette riferibili al mondo contadino, accompagnate dai propri animali domestici.

Notizie storico-critiche: Il dipinto, esposto a Palermo nel 1891 con il titolo "Vita rustica" (come attesta un'etichetta apposta sul retro), è documentato nel 1903, insieme al dipinto "Dal lavoro. Il ritorno dalla filanda" di Eugenio Spreafico (vedi scheda OA n. 3o210-01268), presso casa Panceri, stabile sito nel centro di Monza che l'Amministrazione Comunale prese in affitto come sede temporanea del Municipio; da qui il signor Ferdinando Panceri lo trasferì, insieme ad altri quadri, mobili e oggetti di sua proprietà, presso il suo appartamento milanese, dopodiché se ne ignorano le vicissitudini sino alla sua ricomparsa nel 1980 come opera di proprietà delle civiche raccolte del Comune di Monza.
La grande tela rappresenta uno dei lavori di maggior impegno del pittore monzese Emilio Borsa, attento osservatore della realtà rurale ancora presente sul finire dell'Ottocento ai margini del centro storico di Monza. Qui sono infatti raffigurati fedelmente gli scomparsi Mulini delle Grazie Vecchie, che si trovavano nell'attuale Via Boccaccio, sulla sponda destra del Lambro, in una zona allora ricca di rogge deviate dal fiume, come testimoniato in diverse piante monzesi dell'epoca. Il sito, abbattuto nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale, era da sempre stato una delle mete predilette dei pittori, tanto che compare in numerosissimi dipinti fino quasi alla fine degli anni Trenta del Novecento, per via dei caratteristici soggetti (edifici rurali, fienili, animali da cortile) che si potevano trovare in questa zona alle soglie della città.
Borsa dà qui amplissimo spazio nella composizione allo specchio d'acqua appena increspato, la cui qualità cromatica altissima è stata di recente recuperata nel restauro del 2012, valorizzandone il colpo di luce giallo-aranciata che accende di riflessi sia la superficie del Lambro che la parte più alta degli edifici sullo sfondo. Nel breve spazio tra la parete muraria e l'acqua, sui ponti che scavalcano la roggia Molinari, brulica quella che l'artista stesso definisce come la "vita rustica": un operaio chino sulla ruota di un mulino, una madre con il figlio in braccio - ferma in piedi, in una posa quasi fotografica -, le anatre e le papere, il tutto osservato con un interesse ed una precisione quasi scientifici, sebbene non manchi un certo sapore di affetto familiare per questi luoghi. Ricompare qui inoltre il tema della lavandaia intenta a sciacquare un panno su una pietra inclinata sul pelo dell'acqua, riconducibile all'indagine sulle figure femminili colte nello svolgimento delle proprie attività quotidiane tipica del naturalismo ottocentesco e ben presente nella produzione artistica monzese dell'epoca.
Dell'opera esistono due ulteriori versioni realizzate nel Novecento dello stesso tema, entrambe oggi in collezioni private monzesi, di cui una datata 1914 ed esposta alla grande retrospettiva dell'artista tenutasi presso l'Arengario di Monza nel 1958.

Collezione: Collezione dei Musei Civici di Monza

Collocazione

Monza (MB), Musei Civici di Monza

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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