Ritratto di Emanuela Margherita Locatelli

Rillosi, Giuseppe

Ritratto di Emanuela Margherita Locatelli

Descrizione

Autore: Rillosi, Giuseppe (1811-1884), esecutore

Cronologia: ca. 1840 - ca. 1870

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 94 cm x 114 cm (intero)

Descrizione: Ritratto di Emanuela Margherita Locatelli in età senile. La donna è ritratta di tre quarti, seduta, con lo sguardo rivolto a sinistra; porta una cuffia bianca e appoggia la mano, nella quale sostiene un foglio, su di un tavolo.
Il viso è solcato dalle rughe, le mani nodose; emerge acutezza nella resa del volto e attenta indagine naturalistica. L'immagine così ottenuta risulta credibile, contraddistinta da un tono dimesso, immediatezza espressiva e una generale severità nella resa del ritratto.
Il dipinto è inserito in una semplice cornice in legno modanato e dorato; nella parte inferiore, cartiglio con iscrizione.

Notizie storico-critiche: Giuseppe Rillosi fu ammesso dapprima ai corsi di architettura e poi a quelli di pittura dell'Accademia Carrara, dove partecipò alle esposizioni annuali rivelandosi buon ritrattista e interprete fedele del realismo di tradizione lombarda. Fra i suoi ritratti sono notevoli quelli di Gaetano Donizetti, di Silvio Spaventa, di don Carlo Botta, di Francesco Maccarani, di Giovanni Palazzini. Manifestò sensibilità romantica nei temi storici ("L'assedio di Firenze", "Pia dei Tolomei", "Il doge Foscari", "Giovanni Bellini si fa ritrarre da Antonello da Messina", "Gli ultimi momenti di Marin Faliero") e impegno nei soggetti sacri. Il vescovo Gritti Morlacchi gli commissionò una "Madonna col Bambino e i Santi Caterina, Giovanni Battista e Tommaso d'Aquino" per la chiesa seminaristica di San Giovanni e la diocesi di Cremona una "Prima Comunione di San Luigi Gonzaga" per la chiesa del suo seminario. Nel 1906 la vedova donò all'Accademia Tadini di Lovere la grande tela raffigurante "Mosè che nel deserto fa scaturire l'acqua dalla rupe". Il Rillosi godette la considerazione di Giovanni Morelli e di altri critici di vaglia; l'imperatore Ferdinando I gli acquistò un'opera per la Galleria del Belvedere di Vienna. A lui e allo Scuri, anch'egli scomparso, nel 1884 l'Accademia Carrara dedicò una mostra postuma.
Rillosi fin dall'inizio ebbe una spiccata propensione per la specialità ritrattistica. Giovan Battista Moroni fu punto di riferimento fondamentale per ogni giovane che a Bergamo si accingesse a praticare il genere del ritratto. La specialità ritrattistica godette tradizionalmente in sede locale di notevolissima fortuna, confermata nel corso di tutto l'800. Confrontata con gli altri generi, fu senza dubbio quella più garantita da sicure committenze e dunque caratterizzata da adeguati riconoscimenti economici. Comprimari di Rillosi furono in quegli anni Enrico Scuri e Giacomo Trècourt, per non citare che gli allievi più apprezzati del Diotti.
Realismo lombardo e bergamasco in particolare per i ritratti. Il ritratto ad uso privato, è fortemente rappresentativo del ceto di appartenenza degli effigiati. Sono ritratti realistici, nella migliore tradizione bergamasca, ai cui protagonisti non viene mascherata la vistosa irregolarità dei tratti del volto.
La specializzazione di Rillosi nel genere ritrattistico si sintetizza dalla letteratura artistica coeva nella macabra dicitura "tratto dal cadavere", ad indicare la fedeltà dell'immagine ai tratti fisionomici della persona scomparsa. Nei ritratti in morte, una specializzazione nella quale l'artista vide confermato il successo riscosso in ambiente privato con commissioni a carattere pubblico, Rillosi divenne sullo scorcio degli anni quaranta l'iconografo ufficiale di illustri cittadini bergamaschi.
In Rillosi la rappresentazione della realtà si basa sulla resa in termini realistici dei personaggi tra i quali spiccano per verità i componenti più anziani.

Collocazione

Provincia di Bergamo

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII

Credits

Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)

Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013); Gigante, Rita (2014)

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