Annunciazione

Piazzetta Giovanni Battista

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Descrizione

Autore: Piazzetta Giovanni Battista (1682/ 1754)

Cronologia: 1700 - 1730

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: olio su tela

Misure: 109.7 cm x 210 cm

Descrizione: In basso sinistra è raffigurata la Vergine all'inginocchiatoio con un libro in mano; grazie ad una torsione del corpo si gira verso sinistra ove si vede l'arcangelo Gabriele che le annuncia la nascita di Cristo; sopra l'arcangelo si vede la colomba dello Spirito Santo; in basso a sinistra due cherubini offrono alla Vergine un giglio bianco.

Notizie storico-critiche: Non si conosce con esattezza la provenienza di questo dipinto; Terratoli (1991, p. 35), che lo attribuisce al clarense Giuseppe Tortelli, ipotizza che sia proveniente, insieme alla pala raffigurante la Pietà con san Giovanni di Dio, santa Teresa d'Avila e angeli (inv. n. D00009) dall'Ospedale Mellini di Chiari. Dal punto di vista stilistico l'opera non pare attribuibile al Tortelli per il troppo divario esistente tra i modi dell'artista bresciano e la chiarissima matrice veneziana del dipinto, da collocare all'interno di quella che Rodolfo Pallucchini chiama la corrente patetico-chiaroscurale (La pittura nel Veneto. Il Settecento, vol. I, Milano 1994) della quale sono maggiori esponenti Federico Bencovich e il giovane Giovan Battista Piazzetta. Proprio ai caratteri di quest'ultimo sembra far riferimento l'opera clarense, specialmente per i tagli chiaroscurali decisi, la dolcezza sdilinquita delle forme e la pennellata larga che costruisce ampie superfici sulle quali la luce scivola seppur nel greve dell'insistenza dei contrasti di chiaroscuro tipici della pittura del primo Piazzetta e del Bencovich. A questa Annunciazione clarense si possono raffrontare alcune tele dell'artista veneziano, collocabili negli anni Dieci del Settecento, come le quattro tele raffiguranti Contadini (divise tra i musei di Boston e Salisburgo), la Madonna con il Bambino (Detroit, Institute of Arts), frammento della pala della Madonna col Bambino e l'Angelo custode, eseguita verso il 1718-1719, e il Sacrificio di Isacco (Dresda, Gemäldegalerie) di qualche anno successivo. In tutte domina questo senso fortemente chiaroscurale della composizione, desunto dalla scuola dei Tenebrosi, insieme a quanto desunto dall'insegnamento di Giuseppe Maria Crespi; esperienze che portano l'artista a sviluppare fin dalle prime opere il suo metodo di lavoro, sintetizzato da Pallucchini nella "quasi ossessiva fiducia in una forma conchiusa, sensibilizzata nella sottile discriminazione di ombra e di luce" (Pallucchini, cit., p. 299).

Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Fusari, Giuseppe (2006); Scorsetti, Monica (2006)

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