Opere di Misericordia corporale

ambito lombardo

Opere di Misericordia corporale

Descrizione

Denominazione: Opere di Misericordia di Pendolasco

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1387

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: intonaco/ pittura a fresco

Misure: 347 cm x 95 cm

Descrizione: Otto riquadri alti e stretti, quasi fossero altrettante finestrelle bordate di bianco, compongono questo affresco trecentesco, staccato dalla sua collocazione originaria e esposto al Museo valtellinese di storia e arte. Ad eccezione dell'ultima da sinistra, personificazione frontale della Carità, tutte le altre scene mostrano una figura umana più grande posta in relazione con una più piccola, riconoscibile come Cristo grazie all'aureola crociata. Partendo da destra, i due protagonisti interpretano le sette opere richieste da Gesù per trovare misericordia e meritare il Regno dei Cieli, come esplicitato dalle sovrastanti scritte che si rifanno ai corrispondenti versetti evangelici di Matteo: dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, accogliere i forestieri, vestire gli ignudi, visitare i carcerati e gli ammalati, seppellire i morti.
Le svariate lacune perimetrali non impediscono di riconoscere, in alto negli angoli, due stemmi della famiglia dei da Pendolasco, nome che compare anche nella frase latina posta alla base dell'affresco, che documenta in Domenico fu Giacomo da Pendolasco il committente di quest'opera realizzata nel 1387.

Notizie storico-critiche: Il rinvenimento degli affreschi in un'antica casa-torre, allora di proprietà di Adriano Toloni di Pendolasco (attuale Poggiridenti), risale al 1963. Entro il 1969, appurata la presenza di due strati figurati sovrapposti - l'uno trecentesco cui fu sovrapposto il secondo, quattrocentesco - il comune di Sondrio provvede all'acquisto, allo stacco e al restauro dei due cicli, entrambi raffiguranti le sette opere di misericordia corporale. Raro per tema nell'ambito della pittura parietale lombardo-piemontese, il ciclo trecentesco anticipa gli esempi conosciuti di Cremona (1447 ca.), Sologno, Momo, Paruzzaro, Massino Visconti e Cadessino, ma è l'unico esempio noto in un edificio di natura civile, sebbene non si debba escludere una qualche funzione assistenziale e di uso collettivo del luogo di ritrovamento, infatti la scelta dei soggetti lascia supporre che casa Toloni fosse in origine un lazzaretto o un ricovero. Il tema è quello dell'aspirazione a una vita secondo il Vangelo in una dimensione di accoglienza del bisognoso, del forestiero e dell'ammalato, un prendersi cura di chi si ritrova solo, fino alla pietà verso il defunto nel gesto della sepoltura. Quest'ultimo, non presente nel testo dell'evangelista Matteo, è diffuso nel Trecento, ma si trova già nella Regola originale di San Benedetto (VI secolo). Nel ciclo si ravvisa un perfetto esempio di biblia pauperum.
La datazione del dipinto appare molto prossima alla piccola Crocifissione scoperta sotto l'intonaco nel 1872 sull'arco trionfale della chiesa di S. Antonio del Combo a Bormio e una certa affinità di caratteri stilistici permette di poter parlare dell'opera di una stessa mano.

Collezione: Raccolte del Museo Valtellinese di Storia ed Arte (MVSA)

Collocazione

Sondrio (SO), Museo Valtellinese di Storia ed Arte

Credits

Compilazione: Franchetti, F. (2000)

Aggiornamento: Perlini, Silvia (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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