D.re Alessandro Cereda

Bianchi Giosuè

D.re Alessandro Cereda

Descrizione

Identificazione: Ritratto del Dr. Alessandro Cereda

Autore: Bianchi Giosuè (Monza, 1803-1875)

Cronologia: 1849

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 75 cm x 96 cm

Notizie storico-critiche: Il ritrattato è il Alessandro Cereda, dottore in legge, "emerito Vice Segretario di Governo [...] fratello ed erede del fu Rag. Giacomo", morto in Monza l'8 ottobre 1848(ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51, 6). Col proprio testamento, rogato dal notaio Luigi Negri il 28 luglio 1848, l'effigiato provvide alla sorella Suor Giulia Serafina (al secolo Marianna Cereda) disponendo un legato di 600 lire milanesi annue a favore delle Suore della Carità presso il Civico Ospedale di Monza, finché la sorella sarebbe rimasta nel monastero delle Salesiane di Arona; alla morte della medesima, all'ospedale monzese sarebbe andato il capitale di 15 mila lire milanesi(come del resto è documentato nell'iscrizione sul fronte del ritratto). Dichiarò, inoltre, la sua fede e il suo spirito caritativo distribuendo parte dei suoi beni alle chiese cittadine e ai bisognosi; tra queste disposizioni si rammenta un lascito di 18.000 lire milanesi per la cura dei "poveri infermi cronici degenti a letto" della città di Monza, per il tramite del Monsignore Arciprete pro tempore. Non ultimo confermò il lascito di 30.000 lire che il fratello Rag. Giacomo dispose a favore dei Luoghi Pii Elemosinieri monzesi per il sostentamento di due infermi presso la Pia Casa di Ricovero, specificando che l'eccesso di rendita fosse distribuito in elemosine ai cronici degenti nell'ospedale. Con un codicillo al proprio testamento, datato 7 ottobre, il dottor Cereda precisò che il legato sarebbe rimasto sospeso finché il proprio nipote, Giovanni Thomas, non avesse compiuto il corso teologico (divenne sacerdote nel maggio 1852) (ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51, 388; Crespi / Merati 1982, p. 86; Barzaghi 2007, p. 12).
Il Luogo Pio, secondo la tradizione fondata dalla Cà Granda milanese e condivisa dalla gran parte delle istituzioni lombarde (Coppa 2002, p. 105), volle onorare la memoria del benefattore con un ritratto gratulatorio, affidato al pittore monzese Giosuè Bianchi. Il 27 marzo 1851 il pittore consegnò il ritratto del Cereda, chiedendo per esso il compenso di 75 lire austriache mentre il falegname Luigi Spada presentò la cornice "a gussone tinta in nero a lucido" con foglietta dorata, per la somma di 17,05 lire; tali richieste di pagamento furono considerate dalla Direzione "moderatissime [...] riguardo alla lodevole esecuzione sì del quadro che della cornice" ( ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51, 90 e 134 ).
L'effigiato è ritratto a mezza figura pittore, colto in una posa di calcolata riflessione durante la lettura di un foglio di giornale. L'effige sembra derivata dall'immagine a mezzo busto conservata nella Quadreria ospedaliera (INV. N. 131976), rispetto alla quale mostra una capacità espressiva più contenuta e una posa meno immediata, come conseguenza dell'esecuzione a posteriori.
Dallo Statuto Organico della Congregazione di Carità del 1933 sappiamo che i due legati disposti dal testatore - "per l'assistenza agli infermi cronici degenti in letto in Monza" e per i "poveri infermi cronici degenti in letto nell'interno di Monza" - erano ancora attivi, con rispettive rendite annue di 362,96 lire e 512,44 lire (ADHSG 14/3).
Nella Quadreria del San Gerardo si conservano anche due ritratti del fratello Giacomo (INV. N. 131749 /131780). Entrambi i Cereda sono ricordati su una delle lapidi commemorative poste all'ingresso dell'Ospedale Vecchio. Nella prassi ottocentesca dei Luoghi Pii lombardi, l'erezione di lapidi commemorative affiancava tradizionalmente la commissione del ritratto gratulatorio per onorare la memoria dei benefattori (Noseda 1981, pp. 181-182).
La presenza in Quadreria di due ritratti del medesimo benefattore potrebbe essere riconducibile alla natura delle sue disposizioni testamentarie, volte a beneficiare tanto la Pia Casa di Ricovero quanto l'Ospedale. E' infatti necessario sottolineare che i due enti, pur essendo gestiti dalla medesima Amministrazione, avevano natura ed esigenze differenti ma soprattutto due diverse tipologie di assistiti: se presso l'Ospedale venivano ricoverati i malati cronici, ovvero pazienti che necessitavano di assistenza medica continua, la Pia Casa di Ricovero ospitava esclusivamente anziani poveri ed inabili. In entrambi gli enti vi era l'usanza di far eseguire un ritratto gratulatorio in memoria del benefattore, secondo misure prestabilite: presso l'Ospedale era in uso il ritratto a mezza figura (90 x 70) o a figura intera (210 x 120), mentre presso le Pie Case di Ricovero e Industria veniva adottata l'effigie a mezzo busto (60 x 45).
Tra i documenti rinvenuti è presente un atto del 1866, in cui viene citato un ritratto del Cereda tra quelli presenti negli uffici della Congregazione e segnalato come modello per le misure da tenersi nei dipinti destinati all'Ospedale: sebbene non sia specificato di quale quadro si intenda (Alessandro o Giacomo Cereda?), sicuramente si riferisce al dipinto a mezza effigie(90 x 70) (ASHSG XIII, 833).

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

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