Maria Corbetta

Bianchi Mosè

Maria Corbetta

Descrizione

Identificazione: Ritratto di Maria Corbetta

Autore: Bianchi Mosè (Monza, 1840-1904)

Cronologia: post 1868 - ca. 1874

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 52 cm x 65,5 cm

Descrizione: ritratto a mezzo busto

Notizie storico-critiche: L'effigiata è Maria Corbetta, scomparsa il 26 giugno 1868. Dal suo testamento olografo datato 27 settembre 1861 - pubblicato il 6 luglio 1868 a rogito del notaio Angelo Staurenghi - sappiamo che la donna era una malata cronica (ricoverata presso l'ospedale monzese) e che il suo tutore - nonché esecutore testamentario - era Giuseppe Vaghi, Ragioniere presso i Luoghi Pii cittadini. Con l'atto predetto istituì erede universale della propria sostanza l'Amministrazione della Causa Pia Bellani, coll'onere "di mantenere in perpetuo un'orfanella o orfanello nel pio stabilimento Orfanotrofio, colla preferenza ai congiunti della testatrice", e di corrispondere l'eventuale avanzo di rendita al proprio fratello Gaetano (ASBMz 33/1, 491).
La Causa Pia Bellani ebbe origine grazie al lascito disposto dal canonico don Angelo Bellani, eretta nel 1851 con lo scopo di istituire e mantenere in Monza due orfanotrofi (per maschi e per femmine). Nel 1859 venne inaugurato l'Orfanotrofio femminile che, dopo l'Unità di Italia, passò sotto l'amministrazione della Congregazione di Carità, che accentrava tutto il settore assistenziale (Colombo 2002, pp. 39, 60, 186 e ss.). Fino al 1907 il ritratto della Corbetta risulta conservato nel Parlatoio dell'istituto, che allora aveva sede in via Sant'Agata a Monza, odierna via Solera (ASHSG XXXIII; Colombo 2002, p. 66).
La benefattrice era figlia dei coniugi Antonio Corbetta fu Gaetano e Rosa De Cesaris; la madre, morendo il 17 gennaio 1859, dichiarò eredi legittimi in parti uguali i figli Maria e Gaetano, ma in erede disponibile la sola figlia, poiché il figlio era interdetto (di fatto nel certificato di morte di morte di Corbetta Gaetano, avvenuta nel marzo 1869, si dice che l'uomo era "demente").
L'appartenenza del ritratto di Maria Corbetta a Mosè Bianchi, in assenza di firma, è attestata dalla scritta a matita posta sul rovescio del dipinto; potrebbe esserci un certo legame tra questa effigie e l'altra attribuita all'artista e conservata nella raccolta del San Gerardo: si tratta del ritratto di Giuseppe Vago (INV. N. 131975), probabilmente quello stesso "Ragionier Vaghi", nominato dalla defunta depositario delle sue ultime volontà. Presentandola nel "Catalogo Ragionato di Mosè Bianchi" Paolo Biscottini giudicò l'opera di modesta qualità per la "debole resa del volto e l'insolita astrattezza formale... del tutto priva di quella capacità espressiva che Mosè Bianchi sapeva, già a questa data (1869), infondere ai suoi personaggi" (Biscottini 1996, p. 147). Lo studioso coglie la volontà del pittore, o forse del committente, di sottolineare "la spiritualità dell'effigiata e la sua estraneità a questo mondo".
Non si esclude che, nel presentare una giovane donna dal volto emaciato e gli occhi cerchiati, delicatamente abbandonata su un cuscino, il pittore avesse voluto riprodurre uno stato di malattia e sofferenza, aderendo alla condizione del modello. Un raggio di luce proviene dall'alto e illumina lo schienale giallo (lo stesso che si osserva nel ritratto di Giuseppe Antonio Fossati del 1875 dei Musei Civici, v. Rebora 1987, p. 312): tanto basta a rischiarare il fondo alle spalle della ritrattata e a suggerire lo spazio domestico circostante. La stesura pittorica è rapida ed essenziale, come in una realizzazione di getto. Questi elementi pongono l'opera lontano dall'ufficialità convenzionale del genere gratulatorio e fanno pensare alla commissione privata dell'effige, che potrebbe essere entrata nella Quadreria dell'Ospedale al seguito di un lascito.
E' interessante la ricevuta del fratello di Mosè, Gerardo Bianchi - pittore e fotografo attivo in Monza -, fatta al ragioniere Vaghi il 27 giugno 1868, dalla quale risulta che l'artista eseguì 2 "ritratti" - probabilmente fotografici - "di cadavere di una donna", dietro il compenso di 25 lire (ASBMz 33/1, 5931). Nella "Distinta delle spese sostenute per la ventilazione dell'eredità dell'ora Corbetta Maria fu Antonio" viene di fatto segnalato il rimborso dovuto a "Bianchi Gerardo fotografo pel ritratto della defunta Corbetta Maria" (ASBMz 33/1, 731).
Se fino alla metà dell'Ottocento si era soliti trarre l'ultima effigie del defunto attraverso la realizzazione della maschera funebre, in seguito all'avvento e alla diffusione su larga scala della pratica fotografica si sostituì il calco in cera del volto con il ritratto fotografico.
Se si ritiene che il dipinto sia effettivamente opera di Mosè Bianchi si potrebbe avanzare la seguente ipotesi: il ritratto della defunta potrebbe esser stato realizzato su commissione dello stesso Rag. Vaghi, che con la donna intrattenne relazioni di conoscenza e fiducia. Una conferma a questa idea potrebbe essere il fatto che l'unica altra effige realizzata dal medesimo pittore sia proprio quella di Giuseppe Vago (Vaghi). Questa supposizione tuttavia, senza ulteriori conferme documentarie, è destinata a rimanere tale.

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

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