Carità cristiana

Pellizza da Volpedo, Giuseppe

Carità cristiana

Descrizione

Identificazione: Scena di vita campestre

Autore: Pellizza da Volpedo, Giuseppe (1868-1907), esecutore

Ambito culturale: pittura divisionista

Cronologia: post 1892

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tavola/ pittura a olio

Misure: 38,5 x 20 ; 62 cm x 6 cm x 43 cm

Descrizione: In primo piano l'ampio fienile della cascina di Pellizza a Volpedo, aperto su di una veduta paesaggistica con alcune case della sua città natale e gli alberi colpiti dai raggi di sole. Sotto il fienile è rappresentata una commovente scena di pietà religiosa: al centro è adagiato un uomo anziano, solo senza famiglia e senza casa, che sta morendo, assistito amorevolmente da un giovane 'diciottenne' che gli sorregge il capo, da due chierici che reggono torce, tabernacolo e ombrello e da un giovane prete che gli tende la particola.

Notizie storico-critiche: E' un piccolo olio su tavola che Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) realizza nel 1892, come si evince da firma e data apposte in basso a destra. Per Aurora Scotti la tavoletta (con una tela di poco posteriore e di analoghe dimensioni in collezione privata, alcuni schizzi e precise annotazioni su taccuini del pittore) rappresenta una fase di elaborazione del dipinto "Sul fienile" in collezione privata, firmato e datato 1893, in cui Pellizza per la prima volta, applica meticolosamente i dettami del divisionismo e manifesta una scrupolosa attenzione al vero. Nella realizzazione di questo dipinto, un olio su tela, l'artista, mette in pratica gli insegnamenti che ha ricevuto in Accademia che prevedono la stesura di disegni, bozzetti e annotazioni, prima di arrivare all'opera definitiva: i numerosi studi preparatori ancora conservati sono indicativi del meticoloso e analitico studio che il pittore ha condotto nel 1892 per migliorare e mettere a punto il soggetto prescelto. E' una complessa elaborazione che il pittore conduce sul doppio registro tecnico e contenutistico: studio della prospettiva, rapporto tra l'architettura del fienile e il paese delineato nello sfondo, perfetta resa dei contrasti luminosi, del gioco di luci (sulle case e sugli alberi) e ombre (nel fienile). Nel bozzetto pavese predomina l'interesse per il contesto, per la veduta e per i contrasti luministici della scena, più che per le figure, veloci e volutamente non accurate nella resa. L'attenzione dell'osservatore va verso il centro del quadro, verso la testa del vecchio a cui il prete tende la particola. La pennellata rapida, svelta, è stesa a piccoli tocchi di colore, le forme sono costruite con picchiettature di colore e accostamento di tonalità più o meno rialzate di una stessa tinta a rendere la luce del sole che si riverbera sulle case e sulle fronde degli alberi o le ombre del fienile, tocchi che diventano nel successivo bozzetto filamenti di colori complementari. Nella redazione finale, infine, il tratto cambia nella forma e nello spessore a imitare i diversi materiali e gli opposti gradi di illuminazione.
Una iscrizione apposta al verso della tavoletta pavese illumina sulla lunga elaborazione attesa da Pellizza anche nella ricerca di un titolo emblematico e idoneo alla scena ambientata nel fienile di Volpedo, che doveva comunicare un messaggio umanitario: vengono annotate alcune proposte "Triste fine", "Il viatico", "Miseria umana", quindi "Carità cristiana". La preferenza per il titolo poi scelto viene ribadita anche in una riflessione presente in un taccuino datato 5 luglio 1892 (quindi il giorno successivo alla data riportata sul dipinto), in cui viene citato anche il titolo "La fine dell'accidioso". Questo quaderno di appunti espone dettagliatamente anche il complesso ragionamento che ha condotto il pittore all'elaborazione della tavoletta: "alle cinque io avevo finito la mia composizione ove figurano: un vecchio che sta per ricevere il viatico da un giovane prete mentre un giovincello di diciotto anni circa lo sorregge e due chierici tengono le torce, il tabernacolo e l'ombrello. Il povero vecchio senza famiglia e senza casa si è ridotto a finire i suoi giorni su questo fienile ove la pietà di queste giovani persone vale forse per l'ultima volta a consolarlo...".
La tavoletta viene realizzato dopo la visita di Pellizza all'esposizione Colombiana di Genova (per il IV centenario della scoperta dell'America) nel 1892, in cui vede le opere divisioniste di Segantini e incontra Plinio Nomellini che sperimenta la pennellata divisa come mezzo di espressione della realtà attuale dai contenuti sociali e umanitari. Anche se nella tavola pavese Pellizza non adotta sistematicamente la pittura a puntini, si avvicina a colori limpidi, con colori puri per i riflessi di luce e una stesura della pennellata a "tacchette" minuscole che fanno pensare agli esordi di studio della pittura divisa. A sinistra la vistosa macchia verde brillante delle fronde degli alberi, a destra i tetti delle case di Volpedo colori ocra luminosi, nell'oscurità il fienile con le ombre e la paglia dai toni marroni. L'elaborazione di Pellizza segue l'iter accademico del disegno, bozzetto, opera definitiva e rivela come lo studio dei classici si coniughi perfettamente con l'attenzione verso i suggerimenti di Vittore Grubicy e il postimpressionismo francese.

Collezione: Collezione Carla e Giulio Morone

Collocazione

Pavia (PV), Musei Civici di Pavia

Credits

Compilazione: Damiano, Sara (2007)

Aggiornamento: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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