MOTIVI DECORATIVI

Pippi Giulio detto Giulio Romano; Amigoni Gaspare (attr.)

MOTIVI DECORATIVI

Descrizione

Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), disegnatore / pittore / intagliatore; Amigoni Gaspare (attr.) (notizie 1528-1539), intagliatore

Cronologia: ca. 1526 - ca. 1528

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: legno di abete; legno di pioppo; legno intagliato; legno dipinto; legno dorato; cartone; tempera su legno

Misure: 17,75 m x 9,66 m

Descrizione: Il disegno delle partizioni nasce dalla combinazione di lacunari quadrati, pentagonali e triangolari, chiusi entro cornici. La trama entro la quale trovano spazio i lacunari è costituita da fasce decorate da un motivo a treccia: il disegno di tale motivo è a triplo intreccio lungo le due nervature maggiori del soffitto (estese all'intera lunghezza del manufatto), a intreccio doppio sulle fasce che, intersecantesi tra loro, creano lo spazio destinato ai lacunari con ramarri. I cassettoni di dimensioni maggiori, di forma quadrata, sono collocati all'interno della fascia perimetrale intrecciata ospitante lacunari con ramarri e con rosette; in essi campiscono rosoni e imprese del Monte Olimpo in numero, rispettivamente, di 8 e di 7. Le imprese del ramarro sono 56. Lungo il perimetro del soffitto si trovano 12 lacunari quadrati minori contenenti rosette; presso l'intreccio delle fasce che dà origine ai lacunari pentagonali con ramarri vi sono scomparti triangolari con mascheroni (56).

Notizie storico-critiche: L'intagliatore e intarsiatore Gaspare Amigoni, citato in mandati di pagamento del 14 febbraio e del 27 maggio 1528 per la realizzazione di centonove rosoni lignei destinati al "zuffo del cuperto del palazo novo del Te" "verso la citade" (cfr. Belluzzi 1998, p. 27), è comunemente ritenuto dalla critica il responsabile dell'esecuzione del soffitto ligneo della Sala dei Cavalli. Di contraria opinione Belluzzi il quale, sottolineando l'incongruenza del numero e delle dimensioni (larghi poco più di trenta centimetri) degli elementi lignei realizzati dall'Amigoni con quelli posti a decorazione del soffitto, avanza l'ipotesi che i mandati di pagamento siano piuttosto da riferire a un cornicione ligneo ornato di rosoni posto all'estremità delle falde del tetto, lungo il lato del palazzo rivolto alla città (lato nord). La datazione del soffitto oscilla tra 1526, anno di inizio dei lavori giulieschi - che, proprio nella Sala dei Cavalli, vedrebbero la partenza - e il 1528, termine documentario ante quem per la decorazione plastico-pittorica del salone. Il soffitto è realizzato prevalentemente in legno d'abete e non risulta fissato alle strutture lignee del tetto, bensì sostenuto da un proprio sistema di travi murate sotto le capriate; un complesso intreccio di travi e travetti dà origine alla ricca partizione in lacunari di varie forma, dimensioni e profondità: i maggiori, in numero di 15, di forma quadrata, trovano spazio al centro della copertura e ospitano rosoni e imprese del Monte Olimpo intagliati e dorati; la rilevanza di tali cassettoni è altresì sottolineata dalla particolare fascia di decorazione a meandro dorata e dipinta in rosso che corre all'interno di ognuno, delimitando a mo' di cornice il pannello centrale ospitante l'elemento intagliato. Il tema araldico caro alla committenza di Federico II Gonzaga ritorna nelle numerose imprese del ramarro (o salamandra) dislocate all'interno dei cassettoni pentagonali e, lungo il perimetro della copertura, alternate a lacunari con rosette dorate. I colori prevalenti sono l'azzurro, il rosso e l'oro: il fondo azzurro dei cassettoni, in particolare, è frutto della riscoperta dell'originale colorazione a base di azzurrite di tali parti effettuata durante il restauro del 1998, che ha consentito la rimozione della sovrammissione verdastra (settecentesca?) degli assiti. Ogni impresa olimpica è realizzata per rimesso, tramite sovrapposizione di due sagome di pioppo unite tra loro da perni lignei e all'assito mediante chiodi metallici; i nastri che contornano i Monti Olimpo sono in legno, mentre quelli posti a decorazione dei ramarri, fissati con chiodi, sono realizzati in cartone e, in larga parte, reintegrati in antico o restaurati nel 1998. La pittura è a tempera, la doratura degli elementi fu probabilmente realizzata a polvere nelle parti decorative e a foglia sugli elementi intagliati quali Monti Olimpo, rosoni e rosette. Tutti i ramarri, in legno intagliato e dorato, non sono originali bensì frutto di un rifacimento realizzato dopo il 1817, termine post quem fornito da un'incisione di Pietro Biaggi (cfr. Artoni, Marocchi 2009): gli animali erano in origine in stucco (forse dorato) e presentavano un disegno assai più raffinato e sinuoso dell'attuale, come evidenziato nel corso dell'ultimo restauro dal rinvenimento delle relative impronte sulle tavole dell'assito. Le tecniche di riporto del disegno osservate sono lo spolvero (attorno agli ovoli dipinti lungo la cornice di imposta del soffitto) e le incisioni dirette (i tondi centrali della treccia doppia e tripla che orna la trama del soffitto sono realizzati con compasso). Le foglie e i fiori del registro inferiore della cornice di imposta risultano realizzati a stampo. Numerosi rifacimenti e integrazioni susseguitisi nel tempo restituiscono oggi l'immagine complessiva di un manufatto ampiamente restaurato e già oggetto di attenzioni, dal punto di vista conservativo, alla fine del Settecento quando furono avanzate le prime porposte di intervento mirate al risanamento dall'umidità e alla sostituzione di elementi intagliati (cfr. Artoni, Marocchi 2009).

Collocazione

Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te

Credits

Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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