Camera dei Venti

Giulio Romano; Nicolò da Milano; Pagni, Benedetto; Agostino da Mozzaniga (bottega); Guazzi, Anselmo; Girolamo da Treviso; Pezi, Andrea

Camera dei Venti

Descrizione

Identificazione: Segni zodiacali

Autore: Giulio Romano (1499 ca.-1546), ideatore / pittore; Nicolò da Milano (notizie sec. XVI secondo quarto), stuccatore; Pagni, Benedetto (1504-1578), pittore; Agostino da Mozzaniga (bottega) (1504 ca.-1544), pittore; Guazzi, Anselmo (notizie 1527-1544), pittore; Girolamo da Treviso (notizie sec. XVI secondo quarto), pittore; Pezi, Andrea (notizie sec. XVI secondo quarto), stuccatore

Cronologia: post 1527 - ante 1528

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; stucco / modellatura; stucco / pittura; marmo / mosaico

Descrizione: Mascheroni in stucco corrono attorno alla stanza all'interno delle unghie sopra le lunette. La volta è docorata con bassorilievi in stucco a finto bronzo, con la raffigurazione dei dodici segni zodiacali. Sotto ciascun segno è presente un medaglione dipinto ad affresco con scene di attività o attitudini umane. La sommità della volta presenta tre riquadri posti al centro di ottagoni intrecciati e suddivisi in dieci esagoni allungati dipinti ad affresco.

Notizie storico-critiche: Il tema iconografico della decorazione pittorica e a stucco, caro alla cultura rinascimentale, è indicato dall'iscrizione in latino sulla porta che immette nell'attigua camera delle Aquile: "DISTANT ENIM QVAE SYDERA TE EXCIPIANT". La frase è tratta da una satira di Giovenale e dichiara la dipendenza che lega l'uomo al segno zodiacale sotto cui è nato. Le attività degli uomini sono differenti secondo che essi nascano sotto queste o quelle stelle, fauste o infauste (Signorini 2001).
Il soffitto presenta tre scomparti esagonali composti da rilievi centrali in stucco, raffiguranti l'impresa gonzaghesca dell'Olimpo, Vulcano, Vesta, circondati da dieci divinità affrescate. Verso i lati della stanza si alternano ai segni zodiacali modellati in stucco a finto bronzo le rappresentazioni dei mesi dell'anno. Le vele sono occupate dai mascheroni-personificazione dei Venti. Questi, rappresentati con le gote gonfie, soffiando portano le influenze astrali sulle attitudini ed inclinazioni degli esseri umani. I sedici medaglioni distribuiti sulle pareti e sovrastati dai Venti sono, infatti, veri oroscopi figurati che mostrano quanto le azioni umane siano determinate dalle sfere celesti. Ad esempio i nati sotto lo Scorpione, in congiunzione con la costellazione Ara, saranno sacerdoti, mentre in congiunzione con Centauro, saranno maestri nell'allevare i cavalli (così come è spiegato in due tondi raffiguranti un sacrificio e un cocchio guidato da cavalli). Questa rappresentazione potrebbe anche alludere alla passione dei Gonzaga per i purosangue. Probabilmente alla base del complesso programma iconografico derivante dai testi classici vi è l'astrologo napoletano Luca Gaurico i cui servigi erano stati richiesti da Federico II, ma Belluzzi è più propenso per l'umanista e astrologo mantovano Paride Ceresara.
Si hanno notizie dei lavori nella camera dal settembre del 1527 all'agosto del 1528. Per gli stucchi di figure e i festoni è pagato lo scultore Nicolò da Milano, mentre lo stuccatore Andrea Pezi è retribuito per le foglie d'acanto sui peducci e per tutte le incorniciature, eseguite a stampo. All'apparato pittorico lavorano Anselmo Guazzi (10 esagoni), Agostino da Mozzanica (2), Benedetto Pagni (1) e Gerolamo da Treviso (9). L'apporto di quest'ultimo è stato correttamente individuato (Carpi, Mancini) negli esagoni centrali raffiguranti Nettuno, Minerva, Apollo e Marte, e in quelli perimetrali con Giano, Giunone, Giulio Cesare, Imperatore con Vittoria, la Raccolta delle olive. Alla mano di un mediocre Agostino sono assegnabili l'esagono con Marte-marzo e il Trapianto-novembre, e si concorda sull'attribuzione a Pagni del fauno dei Lupercalia, proposta da Oberhuber. Anselmo Guazzi, amante delle forme affusolate e morbide, delle tonlità delicate, degli incarnati rosei, è autore delle altre dieci losanghe. Non possediamo documenti relativi ai medaglioni del fregio; Mancini riconosce la mano di Gerolamo nei primi quattro (Capricorno, Acquario, Pesci, Ariete). Plausibile la proposta di Oberhuber che, ponendo in evidenza la qualità distinta del medaglione del Leone, sostiene la diretta paternità di Giulio Romano. E' tuttavia da ammirare l'alta qualità di tutti i medaglioni, tra i quali si trovano altri brani qualificanti: i Gladiatori del Toro, i Cacciatori e i Pescatori del Cancro, Il Sacrificio dello Scorpione (Bazzotti 2004).
Al di sotto dei tondi corre un motivo di ghirlande dorate con nastri. Inconsueto è poi il fregio in stucco con raffigurazioni di Arpie e protomi leonine. Sul camino è rappresentata l'impresa della Salamandra e sono incise le iniziali di Federico F. G. II M. M. SS. R. E. C. G. (Federicus Gonzaga II Marchio Mantuae V Sanctissimae Romanae Ecclesiae Capitanus Generalis). La stanza era adibita ad alloggio del marchese.

Collocazione

Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2014)

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