La cacciata dei Bonacolsi

Morone, Domenico

La cacciata dei Bonacolsi

Descrizione

Identificazione: Cacciata dei Bonacolsi

Autore: Morone, Domenico (1442-1518 post)

Cronologia: 1494

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a tempera grassa

Misure: 329 cm x 174 cm

Descrizione: Dipinto con cornice intagliata e dorata.

Notizie storico-critiche: Tra le prime attestazioni del dipinto, se non la prima, vi sarebbe la menzione nell'elenco dei beni del palazzo Ducale di Mantova del 1626-1627, alla voce "Un quadro grande con sopra li fatti d'armi della casa, stimato scudi 15, lire 90" (LUZIO 1913, p. 93 n. 25; MORSELLI 2000, n. 689). Nel settembre 1651 il viaggiatore inglese Richard Symonds vede nel palazzo Ducale di Mantova "In a long gallery 2 large quadros of Andrea Mantegna of the taking of Mantova *** ye Dukes pallace and the Piazza and Church by areadmi rably colored and in most perfect perspective" (Oxford, Bodleian Library, ms. Rawlinson d.121, p. 156): una descrizione che, a parte la confusione sull'autore, calza assai bene al nostro dipinto, che forse non era il solo con questa iconografia. Tre lustri più tardi il dipinto è ancora nella galleria di S. Barbara, riconoscibile nel "quadro grande di Passarino" lì conservato (MERONI 1976, p. 42). Nel 1707 Ferdinando Carlo, fuggendo a Venezia, lascia il dipinto a Mantova, affidandolo al marchese Silvio Gonzaga, come rivela un documento che parla di tre quadri, uno dei quali rappresenta "la solevatione della città di Mantova contro Passarino Bonacorsi opera del Mantegna, logorato dal tempo" (cfr. D'ARCO 1857-1859, II (1859), p. 1 90 nota 10; Dai Gonzaga agli Asburgo 2008, p. 220; allo stesso Silvio giungono "Altri due quadri di simile grandezza d'altre istorie parimente logori, fatti da un veronese con le maniere del Mantegna"). Per vie a noi ignote il quadro giungerebbe, forse ancora nel primissimo Settecento, alla famiglia Andreasi: è LITTA, nel 1835 (tav. I), a segnalarne alcuni passaggi di proprietà. Il "gran quadro in tela", egli scrive (riferendosi con certezza al nostro), "attualmente si possiede dalla famiglia Fochessati in Mantova. Il quadro apparteneva all'antica famiglia degli Andreasi, che lo avevan o nel loro palazzo. I Bevilacqua di Ferrara eredi degli Andreasi lo venderono da circa 45 anni al sig. Giuseppe Bonazzi, dalle mani del quale passò in quelle del signor Gobio, e finalmente nell'attual possessore Fochessati . Il quadro fu dipinto nel 1494 da Domenico Moroni distinto pittor veronese, ed è molto probabile, che gli fosse commesso da uno degli Andreasi" (LI TTA 1835, tav. I). Credo che Litta alluda agli Amorotti Andreasi; una Felicita di quella famiglia nel secondo Seicento sposa infatti Alfonso Bevilacqua. Anche il fratello di Felicita, Luigi, ultimo degli Amorotti Andreasi e già proprietario del palazzo Castiglioni in piazza Sordello, lascia i suoi beni ai nipoti Girolamo e Luigi Bevilacqua, figli di Alfonso. Luigi muore nel 1724 e suo erede è Cesare. Tuttavia, neanche seguendo quella pista ho reperito sicure menzioni del quadro nel corso del Settecento e del prim o Ottocento; Giuseppe Bonazzi - che l'avrebbe acquistato attorno al 1790 - è un nobile ostigliese morto nel 1818 e i cui eredi sono Francesco Gobio e Lorenzo Tamarozzi (GOBIO 1855, p. 25). È piuttosto evidente che la traccia data da Litta, ora ripercorsa, non è facilmente associabile all'ipotesi che la Cacciata sia giunta nel 1707 nelle mani di Silvio Gonzaga; non si capisce infatti perché questi (nato nel 1671 da Claudio e morto nel 1740: AMADEI 1750 [ed. 1954-1957], IV, pp. 700-701) in vita debba averla ceduta agli Amorotti Andreasi entro il 1716, anno in cui quella famiglia si estingue. Litta è anche il primo a riferire il dipinto al veronese Domenico Morone, certo leggendone la firma, messa in dubbio solamente da Ragghianti; questi la ritiene falsa e del XVI-XVII secolo, in un appunto sulla copia del catalogo di Ozzola conservata presso la Fondazione Ragghianti di Lucca. Presso i Fochessati il quadro è studiato nel 1857 da Mündler, che lo giu dica "almost ruined" (MÃœNDLER 1857 [ed. 1985], p. 171), e da Eastlake che ne dà una lunga descrizione: "Passerino Buonacorsi sig. di Mantua killed b y Lodovico Gonzaga's party in front of his palace (the origin of the Gonza ga rule). A number of small figures, some armed & on horseback some unhors ed. The principal event seems to be taking place in the middle distance but the figures are so scattered and confused & the picture in so bad a stat e that it would require some time (& a good light, in which the picture is not) to decypher it. Cloth - 10.6 w 5.5 Â' h. The architecture well execut ed representing the palace still to be recognized and part of the Duomo, the acting taking place in the piazza in front of the "palazzo della Corte" . Figures also interesting for the costume - the preserved parts, heads etc very mantegnesque" (ms. EASTLAKE 1857, p. 107). Eastlake, di conseguenza , non ne suggerisce l'acquisto per la National Gallery di Londra. Meno male. ARRIGHI pubblica nel 1859 (p. 557) una prima parziale riproduzione a stampa del dipinto, incisa da "Vajani", ma identifica il soggetto come Azzo d'Este alla presa di Serravalle. (L'OCCASO 2011, pp. 120-121). (PROSEGUE NEL CAMPO OSS)

Collezione: Collezioni pubbliche del Museo Ducale di Mantova

Collocazione

Mantova (MN), Museo di Palazzo Ducale

Credits

Compilazione: L'Occaso, Stefano (2010)

Aggiornamento: ARTPAST (2010); Montanari, Elena (2013)

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