Stanza del Labirinto
Viani, Antonio Maria; Palma, Jacopo; Peranda, Sante
Descrizione
Identificazione: Labirinto
Autore: Viani, Antonio Maria (1555/1560-1630 post), architetto; Palma, Jacopo (1544-1628), pittore; Peranda, Sante (1566-1638), pittore
Cronologia: ca. 15061608 - 1610
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: legno / doratura; legno / pittura; tela / pittura a olio
Descrizione: L'ambiente si trova in un'ala della Domus Nova, all'interno dell'Appartamento Ducale. È fregiata da quattro grandi tele raffiguranti le Quattro età del mondo. Separano le tele lesene con candelieri dorati su fondo azzurro. Il soffitto a cassettoni lignei è caratterizzata dal disegno di un labirinto dorato, sempre su fondo azzurro.
Notizie storico-critiche: Nell'estate 1601, prima di partire per la sua terza spedizione in Ungheria, Vincenzo I Gonzagha (1562-1512) diede principio a una nuova "fabbrica di Corte Vecchia". Era prevista la ristrutturazione della quattrocentesca Domus Nova con l'aggiunta di nuovi fabbricati. Ne risultò il nuovo grandioso Appartamento Ducale, il principale del palazzo, sede anche di tutti i duchi successivi e a disposizione dell'autorità governativa fino in epoca napoleonica. L'architetto Antonia Maria Viani - di origine cremonese, giunto a Mantova nel 1592 dopo un'esperienza artistica nella raffinata corte bavarese di Guglielmo V Wittelsbach - ricavò monumentali stanze riducendo il numero dei piani interni della costruzione fancelliana. Pur nell'unità costituita dal carattere sontuoso e dalla vastità degli ambienti, gli apparati ornamentali delle singole sale presentano differenti soluzioni di gusto: in alcune stanze furono collocate decorazioni in legno dipinto e dorato provenienti dal Palazzo di S. Sebastiano, voluto dal marchese Francesco II nei primi anni del Cinquecento. Il recupero di arredi rinascimentali, di indiscusso pregio e valore simbolico - a suo tempo i soffitti erano stati ammirati dal viceré spagnolo di Napoli che ne aveva chiesto i disegni - rientrava nelle concezioni di Vincenzo, che amava anche collezionare dipinti del primo Cinquecento. (BERZAGHI 2003, pp. 246-248).
Il soffitto della Stanza del Labirinto, decorato da un labirinto dorato su fondo azzurro, proviene proprio dal Palazzo di S. Sebastiano. Lo sfondo azzurro non fa pensare ad un giardino o ad un sentiero percorribile, come generalmente vengono rappresentati i labirinti, ma ad una volta celeste in cui lo sguardo ed il pensiero indugiano lungo percorsi enigmatici. All'interno corre il motto "Forse che sì forse che no" per completare l'allusione alle incertezze della vita. Il motto deriva dal testo di una popolare frottola amorosa di Marchetto Cara, pubblicata a Venezia nel 1504.
Al momento della collocazione in Palazzo Ducale, il soffitto è stato inquadrato da una fascia blu sulla quale si legge un'iscrizione allusiva alla battaglia di Vincenzo I contro i Turchi, avvenuta presso la rocca di Kanizsa (sub arce Canisiae) nel 1601. Una crociata dallÂ'esito incerto, condotta dal Gonzaga in Ungheria.
La stanza è fregiata da quattro grandi tele inquadrate da lesene che, in parte, pare scandissero nel Palazzo di S. Sebastiano la serie dei Trionfi di Cesare del Mantegna. I dipinti provengono dal palazzo di Mirandola della famiglia Pico e furono trasferite a Mantova nel 1716, insieme ad altri dipinti e arredi, dall'amministrazione asburgica. Furono quindi qui collocati nel 1922. Le opere, che raffigurano le Quattro età del mondo, furono realizzate da Palma il Giovane (L'età del ferro, sulla parete d'ingresso) e da Sante Peranda (L'età dell'oro, dell'argento, e del bronzo) attorno al 1608-1610.
Oltre a quattro ritratti a figura intera e al Ritratto di Teresa Albini Petrozzani con figli in preghiera, tutte opere del primo Seicento, sono oggi esposte nell'ambiente alcune sculture in marmo: due ritratti del romano Lorenzo Ottoni, artista formatosi alla scuola del celebre Ercole Ferrata e attivo alla fine del XVII secolo, e sei piccole figure allegoriche settecentesche.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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