Incoronazione di Maria Vergine con i SS. Primo e Feliciano, Francesco e Chiara e i Quattro Dottori della Chiesa

Maestro dei Dottori (maniera); Sacchi, Giovan Angelo (attribuito); Ferrari da Grado, Alberto (attribuito)

Incoronazione di Maria Vergine con i SS. Primo e Feliciano, Francesco e Chiara e i Quattro Dottori della Chiesa

Descrizione

Identificazione: Incoronazione di Maria Vergine tra santi

Autore: Maestro dei Dottori (maniera), esecutore; Sacchi, Giovan Angelo (attribuito), esecutore; Ferrari da Grado, Alberto (attribuito), esecutore

Ambito culturale: ambito pavese

Cronologia: ca. 1502

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: intonaco/ pittura a fresco; intonaco/ applicazione su tela

Misure: 5 m

Descrizione: Al centro la Vergine, incoronata "Regina Coeli" dal Figlio Gesù Cristo, inserita in una complessa architettura, una sorta di grandioso trono a forma di tempietto porticato, concluso da tre nicchie, di cui quella centrale ospita la colomba dello Spirito Santo, sormontata dal Padre Eterno che regge il Crocifisso (SS.Trinità). Sulla base marmorea con decori geometrici sono disposti simmetricamente sei angeli musicanti. Fa da sfondo alla sacra rappresentazione un profondo e sfumato paesaggio di gusto lombardo. Assistono alla sacra incoronazione, a destra i SS.Francesco e Chiara, fondatori dell'ordine di appartenenza del monastero (francescano dal 1230) e a sinistra specularmente i SS.Primo e Feliciano, le cui reliquie erano conservate nella chiesa come attesta l'iscrizione dipinta sull'affresco.S. Francesco indossa il saio, ha le stimmate, un crocifisso ed un libro rosso; S.Chiara veste il saio bruno con il velo scuro proprio delle clarisse e reca l'ostensorio. I martiri Primo e Feliciano con un ampio manto rosso damascato, tengono la spada nelle mani guantate, il primo, più giovane, reca la palma del martirio, il secondo dalla lunga barba canuta, un cartiglio. Nell'arco trionfale, entro cornici a grottesche, i Quattro Dottori della Chiesa occidentale seduti allo scrittoio.

Notizie storico-critiche: L'affresco staccato e riportato su tela, proviene dal catino absidale della perduta chiesa di Sant'Agata al Monte di Pavia. Paolo Diacono (Historia Langobardorum) dà notizia della chiesa di S. Agata al Monte e dell'annesso monastero femminile benedettino edificati nel 673, tra i primi di fondazione regia longobarda a Pavia, nell'angolo sud-occidentale della città. Secondo la leggenda, Pertarido, legittimo pretendente al trono longobardo, si sarebbe salvato da una congiura ordita contro di lui dall'usurpatore Grimolado, calandosi dalle mura urbiche che davano sul fiume Ticino, alla vigilia della festa di S. Agata. Il re in segno di ringraziamento, fa erigere un monastero femminile nel luogo della sua fuga, intitolandolo alla vergine martire catanese Agata, santa particolarmente venerata dai Longobardi, a cui viene in seguito aggiunto il toponimo "al monte" perché costruito su di una altura. La fondazione del monastero nel 673 da parte del re Pertarido, è un atto di devozione strettamente legato alla conversione al cattolicesimo dei re longobardi, avvenuta proprio durante il regno di questo sovrano (672-688). Attorno alla metà del XII secolo la chiesa viene ricostruita in forme romaniche, stilisticamente affini a quelle di S.Teodoro, S. Maria in Betlem, SS. Primo e Feliciano: dotata probabilmente di impianto a tre navate con campate quadrate nella centrale e rettangolari nelle laterali, falso transetto e tiburio. Nel 1242 papa Innocenzo IV, essendo rimaste solo quattro suore benedettine, fa insediare nel monastero pavese l'ordine delle clarisse. La presenza di un capitello binato di gusto goticheggiante ha fatto pensare ad una campagna edilizia promossa dalle clarisse. Nel Seicento Girolamo Bossi (Notizie delle chiese e monasteri di Pavia, ms.) cita un'iscrizione un tempo presente nell'edificio, secondo la quale tra il 1502 e il 1504 sarebbero state eseguite alcune pitture in zona absidale e tra queste un affresco con la Vergine Annunziata, commissionato da suor Margherita de Ottonibus e una pala d'altare consacrata il 1 febbraio 1504: il tema mariano gode di una particolare devozione presso gli ordini francescani e i nuovi movimenti riformisti dell'Osservanza (ripristino dell'austerità della regola). Altri documenti attestano nel monastero di S.Agata la presenza di due pittori, quali testi in un atto notarile del 26 aprile 1502: Giovan Angelo Sacchi e Alberto Ferrari da Grado. Al lasso di tempo tra 1502 e 1504 si potrebbe ascrivere l'esecuzione dell'affresco. L'aspetto originario della chiesa romanica di S. Agata al Monte è difficilmente identificabile, a causa delle numerose trasformazione subite.
In età rinascimentale, presumibilmente verso la fine del XV secolo, il complesso architettonico è interessato da una radicale ristrutturazione. Nel 1512 vengono fatte rilevanti modifiche architettoniche interne (un'iscrizione "in supremo templi fornice" dichiara la chiesa restaurata nel 1512) per permettere alle religiose di seguire la messa: viene ribaltato l'orientamento (il coro delle monache in origine situato a nord, viene ricostruito a ovest, sul sito dell'attigua S. Michele al Monte, demolita in tale occasione) e l'originario impianto a tre navate ridotto alla sola navata unica centrale divisa in due da un setto trasversale in modo da separare la porzione destinata ai fedeli da quella riservata alle suore; inoltre vengono aggiunti contrafforti all'esterno e archi trasversali all'interno come rinforzo. Nel 1514 è presente in qualità di teste il pittore pavese Andrea da Marliano attivo con Bernardino de' Rossi nella realizzazione dell'apparato decorativo per l'ingresso di Massimiliano Sforza a Pavia nel 1513 Gli atti della visita pastorale del 14 agosto 1576 del vescovo di Bologna Angelo Peruzzi per verificare l'applicazione dei decreti del Concilio di Trento alle chiese pavesi, ci informano sullo stato del complesso conventuale, in particolare sulla distruzione del vecchio altare maggiore e dell'apertura di una porta nell'abside romanica. Nel 1689 è realizzata la sacrestia, a ridosso del fianco nord della chiesa e contigua al campanile. Dopo la soppressione asburgica del 1782, tutto il complesso dell'ex monastero viene acquistato il 18 agosto 1784 dal marchese Giovanni Andrea Bellingeri, ultimo esponente della nobile famiglia, per adattarlo ad uso di ospedale dei pazzi. L'istituzione non entra in funzione e il 26 luglio 1794 il marchese dona l'immobile diventando sede del Pio Luogo Pertusati, ospizio per anziani fondato nel 1752 dal vescovo pavese Francesco Pertusati. Dopo vari passaggi di proprietà e manomissioni, nel 1895 l'affresco absidale viene staccato dall'ex chiesa (officiata sino al 1813) ormai ridotta a magazzino, nel 1907 atterrata irreparabilmente. I resti scultorei (pulvini, capitelli, pilastri, ghiere d'arco, portale) che inducono a pensare ad un edificio monumentale simile a S. Teodoro o S. Maria in Betlem, acquistati nel 1981dai musei.

Collezione: Sezioni Medievale e Rinascimentale

Collocazione

Pavia (PV), Musei Civici di Pavia. Sezione Romanica e Rinascimentale

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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