La vestale Tuccia trasporta l'acqua con un setaccio

Giolfino Nicola

La vestale Tuccia trasporta l'acqua con un setaccio

Descrizione

Autore: Giolfino Nicola (1476/ 1555)

Cronologia: 1490 - 1510

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tavola/ pittura a olio

Misure: 72,3 cm x 4 cm x 30 cm x 1,5 cm ; 63,2 cm x 20 cm

Notizie storico-critiche: La vicenda raffigurata è tratta dalla Naturalis Historia di Plinio (XXVIII, 12) e ripresa nei Factorum et Dictorum Memorabilium di Valerio Massimo (VIII, I, 5, absol.)
L'ordalia cui volle sottoporsi la vestale Tuccia è ambientata entro un loggiato aperto su una piazza urbica, al centro della quale tre soldati, dopo aver acceso il fuoco, attendono l'esito della prova. Sulla sinistra, a delimitare questo proscenio, uno squarcio di campagna con un castello e una torre. Questa dimensione cittadina che ricorda la veronese piazza dei Signori, utilizzata più volte da Nicola Giolfino quale fondale di alcuni suoi dipinti, come il Muzio Scevola tiene la mano nel braciere al cospetto di Porsenna, già Sotheby's, Londra, 14 febbraio 1968, lot. 53, e la predella con Storie di santa Barbara del Museo di Castelvecchio a Verona, inv. 937-1B1577, 938-1B1577.
La ragionevolissima attribuzione a Nicola Giolfino è stata avanzata per la prima volta da Bernard Berenson (1932, ed. cit. 1936, p. 199), che con le sue liste ha avuto in generale il merito di dare per primo una fisionomia sicura all'attività artistica del pittore veronese, in seguito approfondita e precisata da Marina Repetto Contaldo (1974, 1976) in numerosi contributi.
Le figure rigide e la tavolozza assai semplice, giocata sull'alternanza dei gialli e dei rossi nella resa delle armature dei soldati, richiamano in tutto e per tutto la tradizione veronese della "pittura di cassone", un fenomeno artistico tutto locale e sostanzialmente isolato nel panorama figurativo dell'Italia settentrionale. Se il riferimento più prossimo resta ancora oggi il nome di Nicola Giolfino, il mondo stilistico entro cui è stata realizzata questa tavoletta risente senza dubbio della vasta produzione della bottega di Domenico Morone (Verona, 1442 circa - post 1517), nella quale mosse i suoi primi passi anche il figlio Francesco (Verona, 1471 circa - 1529) se, come penso, è lui da giovane l'autore dei due dipinti con Storie di Attilio Regolo conservati al Museo di Castelvecchio (inv. 685-1B825; 684-1B824).
M. Vinco

Nella sua monografia (Vinco 2018) lo studioso sposta il riferimento alla bottega di Giolfino
Marco Albertario

Collocazione

Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Galleria dell'Accademia

Credits

Compilazione: Passamani, Alessia (1996); Scalzi, Angelico Gino (1996)

Aggiornamento: Albertario, Marco (2013); Albertario, Marco (2018)

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