247. Il Commercio

Dal 25 luglio 1929 (a. XX, n. 30) §Il Bollettino dell'economia provinciale§. Dal gennaio 1935 (a. XXV, n. 1) §Bollettino mensile§.

Sottotitolo Organo ufficiale della Federazione commercianti-industriali di Cremona poi Organo ufficiale delle Associazioni commerciali e industriali di Cremona, Crema e Casalmaggiore e della Camera di commercio e industria della provincia di Cremona poi Organo ufficiale delle Associazioni commerciali e industriali di Cremona, Crema, Casalmaggiore e Soresina, della Camera di commercio e industria della provincia di Cremona e dell'Associazione degli industriali del latte del Cremonese poi Organo ufficiale della Camera di commercio e industria della provincia di Cremona. Organo ufficiale delle associazioni commerciali e industriali di Cremona, Casalbuttano, Crema, Casalmaggiore e Soresina e delle associazioni degli industriali del latte del Cremonese e del Cremasco poi Organo ufficiale della Camera di commercio e industria della provincia di Cremona poi Organo ufficiale del Consiglio provinciale dell'economia di Cremona poi Organo ufficiale dell'economia corporativa di Cremona poi A cura dell'Ufficio provinciale dell'economia corporativa poi del Consiglio e Ufficio provinciale dell'economia corporativa di Cremona.
Luogo Cremona.
Durata 22 giugno 1910 (a. I, n. 1) - dicembre 1941 (a. XXXII, n. 12).
Periodicità Quindicinale poi settimanale poi mensile.
Direttore Giulio Mandelli (redattore responsabile) poi Guido Tomè (direttore) poi nessuno.
Gerente Nessuno, poi Pasquale Manestra poi Ettore Mandelli poi nessuno.
Stampatore Cremona, Tip. Ed. Giulio Mandelli poi Stab. Tip. Soc. Ed. Cremona Nuova.
Pagine Da 4 a 72.
Formato [microfilm, poi] 50x35 cm poi 30x23 cm.

Al compimento del suo primo anno di vita la Federazione commercianti-industriali di Cremona offre ai propri associati la pubblicazione quindicinale del giornale «Il Commercio», dal quale si ripromette il raggiungimento di “una maggior coesione fra soci e soci, permettendo a tutti di conoscere le questioni che vengono trattate dal nostro Consiglio direttivo e convincendo tutti coloro che non appartengono alla nostra classe dell’onestà degli intendimenti nostri. Noi vogliamo infatti migliorare sempre più le condizioni economiche della città nostra favorendo al massimo possibile le industrie cittadine, lasciando piena libertà al commercio di espandersi” (Ai soci, 22 giugno 1910).

Moderni “Pantaleone”, simboli del ceto che “l’esattore considera come esercito di prima linea, primo quindi ad essere spremuto al minimo bisogno” (Pantaleone, 22 giugno 1910), i commercianti e gli industriali locali trovano nel «Commercio» la voce dei propri bisogni e delle proprie richieste, che, come si può desumere dal programma presentato dalla Federazione alla luce della sua partecipazione alle elezioni amministrative del 1911, si incentrano in particolar modo nell’attivazione dei tram elettrici, nella risoluzione della questione ferroviaria, nell’adozione di mercati coperti per la trattazione degli affari e, soprattutto, nel fatto che “tutti i cittadini indistintamente siano chiamati in proporzione dei loro mezzi a sopperire alle esigenze del bilancio comunale (Ciò che siamo e ciò che desideriamo, 19 luglio 1910). Tutte le questioni citate vengono trattate in modo particolareggiato sulle pagine del giornale, assieme alle questioni inerenti la politica doganale (Un ufficio doganale a Cremona, 1° luglio 1911), le industrie locali (L’industria serica in provincia di Cremona, 1° marzo 1912 e seguenti), la municipalizzazione delle industrie elettriche, l’emigrazione, il caroprezzo dei viveri, lo sviluppo del servizio telegrafico e telefonico, il cooperativismo (sul quale segnaliamo il lungo articolo Il trust delle cooperative, 25 agosto 1910, sul dilagare di quella cooperazione “che volgendo a fini molto diversi da quello per cui fu fatta la legge sulle cooperative, pone di fronte ad esse le libere e non protette forze capitalistiche in uno stato di grave inferiorità a sostenere la concorrenza).

Dopo due anni di attività il giornale, che “non è ancora ciò che dovrebbe essere e verso il quale molto facilmente si appuntò la critica, sia perché i commercianti non hanno mai potuto godere gli ozi universitari e quindi scrivono come meglio possono, sia perché rappresenta veramente una forza che dà noia ai nostri oppositori” (Giornale della Società “Il commercio”, 31 gennaio 1911), non riesce ancora ad uscire da una linea editoriale piuttosto approssimativa e da una impostazione grafica altrettanto confusa, nella quale la trattazione delle diverse materie non viene organizzata in una serie di rubriche fisse, ad eccezione di “Cronaca cittadina” e “Spettacoli”.

Col passare degli anni, a mano a mano che la rivista diventa l’organo ufficiale di numerose associazioni commerciali e industriali della zona, nonché della locale Camera di commercio, la maggior delle sue pagine viene dedicata alla pubblicazione degli atti ufficiali delle suddette società, a cui si aggiunge il listino ufficiale quindicinale dei prezzi del mercato per le piazze di Cremona, Casalmaggiore, Crema, Soresina, e compaiono anche, in ultima pagina, le piccolissime rubriche “Società commerciali cremonesi (bilanci e dividendi)”, “Fallimenti”, “Giurisprudenza commerciale”, “Problemi ferroviari”, “Orari delle ferrovie e delle tramvie” e, saltuariamente, “Interessi di classe” e “Problemi di vita cittadina”.

All’inizio del 1913 il direttore Guido Tomè, segretario della locale Camera di commercio, avverte i lettori del fatto che “è stata costituita l’azienda autonoma del giornale, perché una Commissione amministratrice vi abbia a dare cure più assidue e feconde di bene, e procurare di rendere in tal modo sempre più vasto il campo nostro di studio e di lavoro, ponendo ogni sforzo nel riuscire a dare una base organica all’azienda stessa, quella di pubblicare il giornale settimanalmente” (1913, 1° gennaio 1913).

Fin dal 1914 ampio spazio viene dedicato anche alla pubblicazione dei provvedimenti che formano quella legislazione economica di guerra che verrà poi ampliata in seguito all’ingresso italiano nel conflitto. A guerra conclusa, di fronte alla nuova vita a cui sono chiamati i commerci e le industrie, il giornale, “che ha pur sempre interpretata la voce degli interessi particolari e generali della nostra classe, sarà ben lieto di continuare la modesta opera sua nella fiducia di raggiungere quegli ideali economici che insieme al privato giovano al pubblico interesse” (Anno nuovo, 1° gennaio 1919, nel quale è anche possibile trovare una panoramica riassuntiva dell’attività svolta durante il periodo bellico dalle diverse associazioni di cui il «Commercio» è portavoce).

Durante e la campagna elettorale per le elezioni politiche del 1919 (ma anche per quelle del 1921 con l’articolo Il programma economico da sostenere, 1° maggio 1921), il foglio dà ampio risalto alle linee programmatiche per la ricostruzione economica del paese sostenute dalla Federazione commerciale industriale italiana, fornendo anche agli elettori precise indicazioni di voto nei confronti di una lista di candidati fra i quali, oltre al presidente della locale Camera di commercio Ettore Sacchi, compare anche il nome di Leonida Bissolati.

In questi anni la rivista si arricchisce di nuove rubriche: “Contratti di lavoro”, nella quale vengono presi in esame i testi dei concordati stipulati tra rappresentanti del padronato e rappresentanti dei lavoratori delle diverse industrie, “Provvedimenti tributari” e “Nuove ditte e costituzioni di società commerciali e industriali”.

Nei primissimi anni venti, però, la questione a cui viene dato più ampio risalto sulle pagine del «Commercio» è quella degli “insopportabili” aggravi fiscali e daziari messi in atto dall’amministrazione comunale che portano all’organizzazione di imponenti manifestazioni di protesta promosse dalla Federazione commercianti e industriali di Cremona, delle quali il giornale fornisce ampie cronache.

Nel 1923 i commercianti, gli industriali, gli esercenti – secondo il periodico – entrano nel nuovo anno “con l’animo ormai liberato dalle antiche, gravi preoccupazioni. Per riconosciuto merito del fascismo... la nazione ha finalmente una disciplina. Una disciplina, aggiungiamo anche, che deve essere e mantenersi informata ai principi dell’economia e della politica liberale” (1923, 3 gennaio 1923). Sono gli anni in cui tutti gli aspetti della politica economica fascista e in particolare i provvedimenti inerenti la regolazione del commercio, vengono salutati con entusiasmo, in quanto comunque portatori di salvezza per “l’economia padronale minacciata dalla rovina travolgente del bolscevismo”: in particolare viene seguita con interesse la trasformazione delle camere di commercio nei consigli provinciali dell’economia nazionale (cfr. I Consigli provinciali dell’economia. La relazione ministeriale al disegno di legge, 28 novembre 1925; sempre sulla questione si vedano I Consigli provinciali dell’economia, 21 luglio 1926 e Dalle camere di commercio ai consigli provinciali dell’economia, 21 febbraio 1929). Proprio l’approvazione alla Camera dei deputati della suddetta legge, fa sì che neppure nel 1926, al compimento, del suo 17° anno di vita, la rivista riesca ad uscire con una frequenza settimanale, suo antico proposito programmatico. Troppo incerto appare infatti il futuro, in vista di una trasformazione da cui “deriveranno alla nostra Camera di commercio doveri di vita anche più assillanti per farsi conoscere, nel loro ambiente, nella loro integrità, nel loro spirito, di quel che non premano oggi; avendo così bisogno di un suo proprio organo, o bollettino, o giornale, come le nuove esigenze vorranno” (s.t., 1° gennaio 1926). Ancora per parecchi mesi il «Commercio» esce così immutato nella forma, nelle rubriche e nella periodicità; di questo periodo si segnala la pubblicazione di una ricerca che si protrae per alcuni mesi e che troverà poi collocazione più definita negli anni successivi: Numeri indici della variazioni del costo della vita a Cremona, con la quale la Camera di commercio “non si prefigge di far conoscere la pubblico la cifra complessiva e matematica di quanto possa costare la famiglia tipo, ma intende rendere noto, in via del tutto approssimativa, le variazioni mensili dei prezzi praticati sul mercato di Cremona per i diversi generi consumati dalla famiglia tipo, costituita da due adulti e tre ragazzi, da servire per le variazioni da apportarsi sui salari” (11 novembre 1926).

Nell’agosto 1927 si assiste ad una prima vera modifica: il periodico, che reca il sottotitolo di Organo ufficiale della Camera di commercio e industria di Cremona (solo nel 1928 si trasformerà in Organo ufficiale del Consiglio provinciale dell’economia di Cremona), e che viene pubblicato con periodicità settimanale, non è più il portavoce della Federazione provinciale fascista dei commercianti di Cremona, funzione assunta da una nuovo giornale che vede la luce proprio m questo periodo, «Il Nuovo Commerciante», che “rappresenterà direttamente della benemerita, operosa classe dei commercianti i legittimi interessi: organo di difesa, nella collaborazione delle nostre classi, così come il regime insegna e vuole praticato. Il nostro giornale resta a rappresentare delle classi l’integrale interesse economico, organo di quella Camera di commercio e di quel successivo Consiglio provinciale dell’economia che, governato dalla saggezza della suprema autorità dello Stato nella provincia – il prefetto – e dalle dirette rappresentanze degli agricoltori, degli industriali, dei commercianti, va ad assumere nuova, decisiva importanza, nella disciplina e nello sviluppo dell’economia provinciale. Ma l’animo dei giornale rimane e resterà sempre quello che ha ispirato la nostra azione giornalistica di quasi un ventennio: difesa degli interessi delle classi, nell’armonico complesso di quelli generali, al di sopra di ogni contingente controversia, per la ricerca e la difesa dell’utilità economica, giusta ed equa” (Al «Nuovo Commerciante», 25 agosto 1927).

Alla luce quindi della sua nuova rappresentanza di tutte le forme dell’attività economica della provincia, il periodico, dopo vent’anni di attività cambia titolo, diventando il «Bollettino dell’economia provinciale». La nuova pubblicazione è costituita dagli atti ufficiali del Consiglio provinciale, dai decreti governativi di interesse economico, dalle comunicazioni ufficiali della Cancelleria del Tribunale di Cremona su protesti cambiari elevati mensilmente, dai listini ufficiali dei prezzi delle merci, dei prodotti agricoli, dei materiali da costruzione più usati, dalle rubriche “Denuncia obbligatoria delle ditte”, “Cessazioni di ditte”, “Rubrica dei dissesti”, “Note commerciali”, “Notiziario doganale”, “Orari delle ferrovie e tramvie” e “Fallimenti ordinari dichiarati nel...” con la quale l’Ufficio di statistica del Consiglio “inizia l’esposizione dei dati relativi ai dissesti della nostra circoscrizione provinciale. L’indagine si limita per ora ai fallimenti ordinari dichiarati; si estenderà in seguito alle procedure dei piccoli fallimenti, dei concordati preventivi omologati, ai fallimenti ordinari chiusi, ed alle procedure di piccoli fallimenti esaurite... al fine di poter consentire utili raffronti e considerazioni, essendo l’indice dei fallimenti uno dei più preziosi ed efficaci per conoscere lo stato patologico di un ambiente industriale o commerciale e quindi anche la situazione economica della provincia” (2 gennaio 1930). Seguono poi, a carattere locale, le informazioni su fiere, esposizioni, concorsi e, a carattere più generale, una serie di articoli economici desunti da altre testate, fra cui le più assidue sono: la «Rivista commerciale italo-americana», bollettino della Camera di commercio italiana a New York, «L’organizzazione industriale», bollettino sindacale della Confederazione generale fascista dell’industria italiana pubblicato a Roma, «L’Energia elettrica», pubblicazione mensile dell’Unione nazionale fascista industrie elettriche, «Il Popolo d’Italia», il «Bollettino di sericoltura», la «Rassegna Commerciale», bollettino della Camera di commercio italiana di S. Francisco, «Il Villaggio e i campi», «Il Lavoro fascista», «L’Italia agricola».

Nel 1935, in concomitanza con la fine della lunga direzione Tomè, il periodico cessa la sua veste in grande formato e la periodicità settimanale, diventando il «Bollettino mensile», e acquisendo un’organizzazione interna delle materie che viene mantenuta fino all’ottobre dello stesso anno e che prevede una suddivisione in due distinte sezioni. La prima contiene gli “Atti ufficiali”, il “Notiziario economico-corporativo”, i “Protesti”, i “Fallimenti”, l’“Anagrafe consiliare”, i listini ufficiali delle merci, mentre la seconda, che prende il titolo di “Bollettino mensile di statistica”, è a sua volta suddivisa in due parti: 1) Dati sintetici e rappresentazioni grafiche (con prospetti su matrimoni, nati vivi, morti, occupazione operaia, attività ufficio di collocamento, disoccupazione, migrazioni interne, lavori pubblici in corso e permessi di costruzione, costo della vita, salari nell’industria e nell’agricoltura, ditte iscritte all’anagrafe e valore delle merci esportate, gettito della tassa sugli scambi, sconti e anticipazioni, depositi a risparmio, protesti cambiari, fallimenti); 2) Dati analitici con raffronto dei valori rispetto alle due annate precedenti, quali popolazione (presente e residente, movimento naturale e migratorio), lavoro, (occupazione operaia nei lavori pubblici, nelle industrie, attività degli uffici di collocamento, numero degli operai totalmente disoccupati, migrazioni interne a scopo di lavoro, lavori pubblici iniziati e in corso, costruzioni di vani autorizzati, contratti di lavoro interessanti la provincia), prezzi, salari e consumi (prezzi all’ingrosso, al minuto, numero indici del costo della vita, salari nelle industrie, nell’agricoltura, consumo di generi soggetti ad imposta), commercio e credito (movimento mensile delle ditte, consistenza delle ditte ripartite in categorie, esportazioni di merci desunte dai certificati di origine, gettito della tassa sugli scambi, sconti e anticipazioni della sede provinciale dell’istituto di emissione, depositi e risparmio, protesti e cambiali, concordati preventivi e fallimenti), produzione agraria - traffico (produzione agraria, movimento dei viaggiatori in partenza dalla stazione del capoluogo, movimento delle merci nei magazzini generali, autoveicoli iscritti al Pra).

La parte statistica ricompare nel gennaio 1938 e si protrae fino all’anno seguente, scomparendo definitivamente nel 1940 e nel 1941, anno in cui il Consiglio provinciale delle corporazioni decide la sospensione della pubblicazione del «Bollettino», “sia per contribuire alla riduzione del consumo della carta, sia perché il gravoso lavoro a cui l’ufficio è chiamato dalla disciplina di guerra non consente al personale ridotto a seguito dei numerosi richiami alle armi di attendere con la necessaria puntualità alla redazione di esso” (s.t., dicembre 1941).

C. Ro.

Raccolte: CR007: 1910-1941.