255. Il Contadino

Sottotitolo Giornale d'agricoltura, industria e commercio dedicato all'istruzione e benessere delle classi rurali.
Luogo Milano.
Durata 2 dicembre 1871 (a. I, n. 1, programma) - 21 dicembre 1873 (a. I [ma III], n. 26-27*). Non viene pubblicato il 30 dicembre 1871, il n. 2-3 è pubblicato insieme (6 e 13 dicembre 1871); sicuramente la rivista non viene pubblicata da agosto al 21 dicembre 1873, quando si riprende la numerazione progressiva con il numero 26-27, ma segnalando nuovamente a. I.
Periodicità Settimanale.
Direttore Ing. architetto Ercole Salvioni poi Francesco Mamola.
Gerente Giuseppe Nelli poi Francesco Mamola.
Editore Francesco Mamola.
Stampatore Milano, Tip. Golio poi Tip. Alberti di G. Stella.
Pagine Da 4 a 16.
Formato 34x23 cm poi 38x27 cm poi 37x27 cm.
Note Al numero 1 - programma del 2 dicembre 1871 segue l'effettivo numero 1 del 23 dicembre 1871.

La rivista si pone come programma – cui è esclusivamente dedicato il primo numero speciale, del 2 dicembre 1871 – un precipuo scopo divulgativo, che tralascia la descrizione approfondita delle innovazioni tecniche e il dibattito scientifico-tecnologico sull’agricoltura, ma che di esso raccoglie la tecnica applicata, così da “promuovere il benessere morale e materiale del campagnuolo, istruendolo sì teoreticamente che praticamente nelle coltivazioni della terra e nei mezzi di migliorarla; [...] diffondere buone idee, utili cognizioni, e far così trionfare la gran massima, che l’Italia sarà felice allorché gli uomini comprenderanno che i contadini sono uomini essi pure”.

D’altro canto, a un dovere moralmente inteso di sradicare l’ignoranza, la rivista affianca il fine di sviluppare la meccanizzazione agricola e le produzioni vitivinicola e bachicola, lasciando spazio ad interventi di istituzioni amministrative locali, consorzi agrari, associazioni agricole ed agrarie di vario scopo. I propositi didascalici del settimanale trovano un riscontro, del resto, nel rifiuto di qualsiasi coloritura politica, a favore della neutralità della tecnica agricola.

Di un certo interesse è l’articolo Un freno all’emigrazione, a firma del direttore Ercole Salvioni, comparso sui numeri 5 e 7 del 27 gennaio e del 10 febbraio 1872, che si richiama alle polemiche antimigratorie di Leone Carpi: non solo attacca l’emigrazione verso il Rio della Plata, ma, censura la predisposizione all’emigrazione interna verso i centri urbani, dove la popolazione maschile non può trovare che vizi, redditi bassi e incertezza a causa delle crisi commerciali, degli scioperi operai, della concorrenza internazionale, tutti elementi che fanno dell’industria manifatturiera un’attività estremamente aleatoria e sicuramente soccombente, nel lungo periodo, rispetto alla sicurezza dei frutti di un’agricoltura condotta con razionalità e attenzione, potenzialmente ricchissima se si fossero indirizzati gli sforzi dei proprietari (come i Torlonia nell’Agro romano) verso le bonifiche delle terre paludose e verso il recupero delle terre incolte e marginali. Questo anzi è uno dei punti che spesso tornano sulle colonne del periodico. Oltre al ruralismo emergente dall’articolo, del resto, sia Salvioni che la redazione, in un altro intervento sempre nel n. 5 del 27 gennaio 1872, Igiene della stalla, richiamano la necessità che i contadini a contratto parziario e a mezzadria conoscano i propri diritti e che pertanto i padroni, grandi e piccoli, forniscano loro quelle condizioni sociali (di igiene abitativa, di conoscenze agronomiche e tecniche) che favoriscano l’insediamento sul territorio e il miglioramento produttivo. Infatti, in Caparbietà e buon senso (30 marzo1872), si sottolinea che “il contadino non ha la piena coscienza [...] nella applicazione de’ nuovi principi di economia rurale” e manca “de’ mezzi economici per cimentarsi arditamente a nuovi esperimenti e grandi lavori. Sono quindi i gentiluomini campagnoli, i ricchi proprietari, i capitalisti che denno darne l’iniziativa: da essi soltanto si attende come il motto d’ordine del rinnovamento agricolo nazionale”.

Un altro tema di particolare interesse è quello dello sviluppo dell’allevamento dei bachi, della cura dei gelsi e della lotta alla pebrina, oltre che della sperimentazione del seme giapponese, della cui efficacia si chiede che gli agricoltori informino la testata, per poterne riferire adeguatamente. Naturalmente si promuove la cultura agronomica di base, con quattro Lezioni pratiche di fisiologia vegetale (n. 7 e 11, 10 febbraio e 9 marzo 1872; n. 2-3, 1° febbraio 1873 e n. 26-27, 21 dicembre 1873), a firma di Martinotti. Un altro tema tecnico è quello della lotta alla fillossera della vite, per la quale si suggeriscono vari sistemi: solfato di potassio, acido fenico, calce e pezze di cuoi sul terreno, polvere di Peyrat, fumigazioni di cloro.

L’associazionismo tiene campo sulle pagine della rivista: trovano così spazio adeguato le notizie sui consorzi di irrigazione e bonifica, per esempio ferrarese, e sulle società di mutuo soccorso. La recente guerra contro l’Austria, d’altronde, non lascia alcuno strascico nella piena pubblicità a organi di stampa, o istituti di ricerca e di sperimentazione agraria, o consorzi che si trovano al di là della linea di confine, quali la Società agraria di Rovereto, retta dal conte Filippo Bossi Fedrigotti, socio e collaboratore della rivista; l’Imperial Regia Scuola agraria di Gorizia, diretta dal collaboratore Angelo Monà; l’Istituto bacologico di Vienna, presieduto da Federico Haberlandt di Trieste, altro socio e collaboratore del periodico milanese. Queste voci danno un senso di reale collaborazione internazionale, che travalica effettivamente gli steccati eretti dalla politica, programmaticamente rifiutata dal «Contadino». Fra i collaboratori fissi, va ricordato G. Barbieri, fondatore dell’Accademia circolo letterario frentano di Larino (Molise), a dare il senso di un’ampia visione dell’Italia unita, anche se il modello di meccanizzazione dei lavori agricoli, per esempio, risente molto dell’egemonia della grande pianura settentrionale. Fra gli altri collaboratori vanno ricordati Pietro De Petri, chirurgo, presidente del Comizio agrario di Varallo, gli enologi Carlo Barbero, Angelo Formiggini e Carlo Bressan; partecipano inoltre, almeno nell’elenco ufficiale pubblicato sulla rivista, agronomi di Casale, Conegliano, Ivrea, Lanciano e Camerino, che confermano la probabile diffusione del «Contadino».

Fra le rubriche, di qualche interesse, sempre in un ambito divulgativo, sono: “Industria”, spesso ricca di notizie su nuovi strumenti di misurazione e su nuove macchine, come la trinciaforaggi, il compressore a leva per fieno e foraggi, l’aratro tipo “Aquila” americano (prodotto da Fumagalli), sulle cui qualità, assai superiori anche ai nuovi aratri italiani di ferro che andavano sostituendo i vomeri lignei, viene pubblicato un ampio articolo (Apologia dell’aratro Aquila, n. 26-27, 21 dicembre 1873); “Istruzione”, con notizie agronomiche, indicazioni sulle colture ortoflorofrutticole e sulla loro cura e manutenzione; “Varietà e notizie varie”, con numerosi annunci di mostre espositive, fiere, congressi su bachicoltura, apicoltura, vitivinicoltura. In queste rubriche, o in appositi spazi, nonostante la posizione ufficiale di considerare il settore primario come l’unico in grado di assicurare ricchezza e progresso al paese nel lungo periodo, spesso viene resa nota (anche con programmi e offerte pubbliche di azioni) la creazione di società industriali (Società Anonima delle miniere di ferro ossidulato di Montaldo-Mondovì, Società livornese della soda artificiale, Tramway Romano, Cassa d’industria del Lago Maggiore per l’esercizio di miniere, torbiere di Locarno), oltre che imprese collegate al tradizionale settore agricolo (Società enologica vogherese, Società enologica valtellinese, Ferrarese land reclamation Society ltd. di Londra, Banco sete lombardo di Milano). Nella rubrica “Mercati”, infine, si trovano le quotazioni dei cereali. Altre rubriche, dal carattere talvolta più episodico, sono: “Morale”, “Corrispondenze”, “Igiene popolare”, “Istruzione agraria e popolare”, “Enologia”. In appendice viene pubblicato a puntate il romanzo epistolare Il presidente Bonjean ostaggio della Comune. Lettere di Carlo Guasco (n. 12, 13 e 14 rispettivamente 16, 23 e 30 marzo 1872; n. 16, 17 e 18, rispettivamente il 13, 20 e 27 aprile 1872; n. 19, 4 maggio 1872).

La rivista ottiene un riconoscimento ufficiale del Maic, che vi si abbona. Probabilmente la carenza della Naz. Br. riflette una sospensione delle pubblicazioni nella seconda metà del 1872. Infatti nel n. 1, a. II, viene riproposto integralmente il programma originale della rivista. Ancora, da agosto a dicembre 1873 si ha una sicura sospensione, forse dovuta ai mancati pagamenti degli abbonamenti sottoscritti. Alla fine dello stesso 1873 entrano nel giornale, apportandovi capitali, alcuni esponenti della nobiltà lombarda, oltre ad alcuni proprietari agricoli: il conte Andrea Sola, il conte Francesco Turati, il marchese Giorgio Raimondi, gli agrari Alessandro Oriani e Giuseppe Valli; i parlamentari Aldo Annoni, Vitaliano Borromeo Arese e Antonio Beretta; il duca Lodovico Melzi d’Eril, oltre al già citato Bossi Fedrigotti.

A. F. Sa.

Raccolte: MI120: 1871-1872; 1873 (lac.).