290. La Critica finanziaria

Sottotitolo Rivista di finanza, industria, commercio, marina, assicurazioni e borsa poi Rivista di finanza, industria e commercio.
Luogo Milano.
Durata 31 luglio/15 agosto 1916 (a. IV, n. 25-26*) - marzo 1925 (a. XIII, n. 3). Fino al dicembre 1924 esce esclusivamente in numeri doppi.
Periodicità Quindicinale poi mensile.
Direttore Giuseppe Bertola (direttore e proprietario responsabile).
Gerente Giuseppe Invernizzi poi Ernesto Vitta (direttore gerente).
Stampatore Milano, Prem. Stab. Tip. Giovanni M. Floritta poi Tipo-Lit. Fed. Sacchetti e C. poi Scuola Tip. S. Gaetano poi Tip. A. Cantoni.
Pagine Da 16 a 20.
Formato 30x21 cm.

Nella volontà di continuare a “spendere la nostra modesta ma convinta e sincera parola a favore dei legittimi e benintesi interessi della banca, dell’industria e del commercio, destinati a dare dell’Italia nostra uno dei paesi più ricchi e prosperi della nuova Europa che si prepara” (Ai nostri abbonati e lettori, 15 dicembre 1916-1° gennaio 1917), la «Critica finanziaria», operando in un periodo in cui la guerra sottopone l’economia nazionale ad un duro sforzo, si propone di seguire la notevole espansione industriale nazionale che è favorita proprio dalla congiuntura bellica, con l’accelerazione del processo di concentrazione orizzontale e verticale delle imprese già iniziato a partire dal 1914. A questo scopo la rivista viene concepita come una raccolta di studi e osservazioni su quanto avviene in Italia e all’estero in campo economico e finanziario, accogliendo anche articoli fatti pervenire da anonimi lettori, “in omaggio a quella libertà di parola che crediamo doveroso lasciare a tutti, anche se non condividiamo i contenuti, riservandoci di far seguire un non breve commento che crediamo verrà a chiarire un pochino le questioni”.

Col numero del 31 luglio-15 agosto 1916, l’articolo Agli industriali. Per mettere in luce le benemerenze dei nostri cotonifici, lanifici e stabilimenti similari, continuano gli scritti dedicati alle “benemerenze dell’industria italiana” (nei numeri precedenti, come spiega una breve nota, si erano prese in considerazione quelle dell’industria siderurgica e meccanica), nei quali “si tratta partitamente di tutte queste industrie, cominciando dai cotonifici e lanifici di cui citeremo, a titolo di onore, quelli più benemeriti”. E, si aggiunge, “tesseremo di essi una breve istoria, lumeggeremo la loro situazione finanziaria, vedremo i sacrifici sostenuti da essi nei duri anni di crisi, accenneremo a tutto quello che ora hanno fatto in servizio alla patria”. L’analisi della produzione industriale italiana prosegue poi nel corso degli anni in una lunga serie di articoli fra i quali citiamo: L’industria meccanica prima e durante la guerra, 15 dicembre 1916-1° gennaio 1917; La protezione della siderurgia, 30 aprile-15 maggio 1917; L’industria della carta, 15-31 luglio 1917; Per l’industria siderurgica e meccanica, 31 agosto-15 settembre 1917; Il titanico sforzo della siderurgia italiana, 20 ottobre-15 novembre 1917; L’industria laniera e la guerra, 20 marzo-15 aprile 1918; Per il presente e l’avvenire delle industrie chimiche italiane, 20 marzo-15 aprile 1918; Per il commercio delle pelli e l’industria del cuoio, 15-31 maggio 1918; L’industria cotoniera italiana e il suo rifornimento di cotone, 15-31 agosto 1918.

Molto sentita è la preoccupazione nei riguardi del problema della futura riconversione delle industrie da un’economia di guerra ad una di pace. In riferimento all’introduzione di modificazioni da parte del Ministero di agricoltura industria e commercio dei due decreti luogotenenziali dell’11 febbraio e del 30 marzo 1916, che concedono agevolazioni alle nuove industrie, leggiamo: “È necessario tutelare quei nuovi rami di produzione che hanno potuto essere costituti per le condizioni speciali in cui si trova l’economia nazionale... approfittando della mancanza assoluta di concorrenza. È opportuno che queste imprese sorte per la guerra si trovino anche dopo la pace in condizioni che permettano loro di rafforzarsi e resistere ai primi colpi della ripresa della concorrenza internazionale” (Tuteliamo le industrie, 31 luglio-15 agosto 1916). In particolare l’industria meccanica viene considerata “quella che nell’addivenire della pace richiederà maggiori cure affinché i grandi capitali impiegati negli impianti, nonché tutta l’enorme somma di sforzi richiesti per l’organizzazione e la creazione delle maestranze non vadano distrutti” (Per l’industria meccanica nazionale, 20 marzo-15 aprile 1918 e ancora Difendiamo l’industria meccanica nazionale!, 25 gennaio-15 febbraio 1918, articolo di accese posizioni protezionistiche circa il regime doganale da attuare nel dopoguerra).

Pur tenendo a definire la propria linea editoriale estranea ad ogni preconcetto di partito, non si astiene dal tributare “in omaggio alla verità e per debito di giustizia, un sincero encomio alla giunta di Milano e soprattutto all’egr. sindaco Caldara, per l’opera provvida e zelante che la nostra amministrazione va spiegando già da tempo nell’intento di rendere meno onerosa la vita alla cittadinanza, di fronte all’enorme rincaro dei generi alimentari di prima necessità” (Per diminuire il caroviveri: la carne congelata e le iniziative del Comune di Milano, 15-30 settembre 1916). Con un’attenzione particolare dimostrata nei riguardi di istituzioni e società del capoluogo lombardo, si occupa anche dell’Unione cooperativa di Milano, definita “uno degli enti che, onorando nel senso più alto della parola il campo della cooperazione, è divenuta per Milano una istituzione provvidenziale, che ha reso e rende inestimabili servigi alla nostra cittadinanza” (L’Unione cooperativa di Milano, 31 maggio-30 giugno 1917).

Tramite una propaganda “attiva e convinta”, grande risalto viene dato all’emissione dei prestiti nazionali decretati nel gennaio e nel dicembre 1917 “per esortare ancora una volta tutti coloro che non avessero peranco sottoscritto, a non lasciarsi sfuggire l’occasione di effettuare un impiego di denaro quanto mai proficuo e sicuro, e nello tesso tempo di compiere un sacrosanto dovere verso la patria” (1°-31 marzo 1917, numero dedicalo interamente alla questione dei debiti patrimoniali dello Stato). E ancora al riguardo: “Grazie alla sottoscrizione dei prestiti nazionali evitiamo i cari prezzi, riscuotiamo interessi, e il denaro relativo resta in casa e in casa circola, e dà movimento e lavoro” (A proposito del nuovo prestito. Un dovere evidente. Contraddizione che non esiste, 25 gennaio-15 febbraio 1918).

Riguardo alla difficile conciliazione fra le esigenze belliche dello Stato e la spinta al profitto degli industriali, la «Critica finanziaria» prende chiara posizione a favore di questi ultimi, con una serie di articoli che denunciano non solo i vizi di applicazione da parte del fisco delle disposizioni legislative concernenti la tassazione dei sovraprofitti di guerra (Gli extraprofitti e gli aumenti di capitale, 31 ottobre-15 novembre 1916; Gli assurdi del fisco in materia di extraprofitti, 31 gennaio-15 febbraio 1917), ma anche “quell’atteggiamento del governo che troppo spesso, quando tratta con uomini d’affari, spinge la contesa a limiti inverosimili, partendo dal principio che chi tratta con lui è un ladro, un truffatore, e quindi impone condizioni leonine, e converte in delitti punibili col carcere lievi mancanze commerciali (Undicesimo comandamento. Non trattare gli industriali come nemici, 15 dicembre 1916- 1° gennaio 1917; e ancora, sull’argomento, Si comincia a rendere giustizia agli industriali?, 15-31 agosto 1918).

Nel numero del 16 dicembre 1917-10 gennaio 1918, in una nota della direzione che compare in prima pagina senza titolo, leggiamo: “L’opera nostra modesta è stata specialmente ispirata a due concetti: 1) a quello di cooperare, con altri valorosi confratelli, a tenere alto, nel campo economico e finanziario, lo spirito pubblico e quindi a reagire contro le correnti troppo pessimiste e contro le idee, spesso catastrofiche, dei soliti piagnoni che, per abito o temperamento, tutte le cose vedono attraverso le lenti più nere; 2) a porre in luce le grandi benemerenze che, nell’attuale gravissimo periodo storico, si sono acquistati gli industriali italiani, compiendo sforzi titanici e spiegando energie meravigliose al fine di provvedere alle esigenze del paese e alle necessità della difesa nazionale”.

Per tutto il 1918 il difficile processo della riconversione industriale all’economia di pace acquista sulle pagine della rivista un’importanza primaria. I problemi economici di questa fase di transizione vengono riassunti in alcuni punti essenziali, quali: la smobilitazione delle industrie di guerra e la loro trasformazione parziale o liquidazione; il piano regolato con gli Alleati per una provvista regolare e sufficiente di materie prime; gli accordi commerciali con gli Alleati e i paesi neutrali e l’atteggiamento verso la media Europa; la sistemazione della circolazione cartacea e i connessi problemi del credito alle industrie; la ripartizione del carico tributario; i rapporti con la mano d’opera, il collocamento della stessa e l’inerente politica del lavoro e dell’occupazione (I problemi economici dell’immediato dopoguerra, 20-30 novembre 1918). Per portare a termine un compito così poderoso, contro la proposta di una commissione parlamentare, giudicata inadatta, la rivista propone invece la creazione di “un Commissariato generale, ottima soluzione se lo si mantiene nei limiti precisi, avvalendosi del concorso di molte persone, che si dovrebbero occupare essenzialmente di materia dei cambi, dell’accaparramento di materie prime, della questione del tonnellaggio e del problema del lavoro industriale e agricolo” (Per la preparazione del dopoguerra, 15-31 maggio 1918).

Sempre sull’argomento si veda Il problema dei cambi. Il fronte unico economico e finanziario (30 giugno-15 luglio 1918).

All’interno della lotta svoltasi nel corso del 1918 tra le due grandi coalizioni di interessi insieme industriali e bancari, l’Ilva-Banca commerciale e l’Ansaldo-Banca di sconto, la rivista sembra inizialmente propendere a favore di quest’ultimo, come testimoniano sia i numerosi appelli che dalle sue pagine si pubblicano per reclamizzare la sottoscrizione delle azioni Ansaldo (il n. 61-62 del 7 settembre 1918 contiene un supplemento interamente dedicato ai Risultati della sottoscrizione Ansaldo (“spedito a titolo gratuito e a scopo di propaganda anche a moltissime persone, sodalizi, circoli di ritrovo ecc. che non sono abbonati”), sia le parole entusiastiche con le quali definisce i progressi compiuti nel corso di pochi anni dalla banca dominata dai Perrone (La Banca italiana di sconto, 15-31 maggio 1918).

Dal numero del 30 giugno-15 luglio 1918, immediatamente dopo l’accordo “di tregua” firmato tra le 4 maggiori banche italiane, la Commerciale, il Credito, la Sconto e il Banco di Roma, si inizia la pubblicazione mensile dei prospetti contenenti la situazione generale dei conti dei suddetti istituti, “che hanno la cura di far conoscere e divulgare le loro operazioni e i loro servizi […] mentre solo una ventina di anni fa questo genere di pubblicità, pur così semplice e innocente era sconosciuta, perché la pubblicità dei giornali nuoce alla serietà e dignità degli istituti”.

Alla fine della stessa annata, una nota della direzione indirizzata Ai nostri abbonati e lettori, oltre a confermare gli intenti programmatici iniziali, tiene comunque a precisare di aver “sempre trattato ogni argomento con la massima obiettività, evitando certi sistemi la cui adozione ha per effetto spesso di trasformare i giornali finanziari o d’affari in una stucchevole sequela di fervorini smaccati e di lodi entusiastiche per chi paga bene, di elogi discreti per chi paga così così, e di biasimi per chi non paga” (15-31 dicembre 1918). Ancora nel corso del 1920, intervenendo sempre a proposito della polemica Banca commerciale?Perrone, «La Critica finanziaria» rimarca di non dipendere “menomamente né dall’Istituto né dall’Ansaldo”, inquadrando così coi connotati dell’indipendenza la propria opinione riguardo alla presunta azione antinazionale, intesa a favorire gli interessi tedeschi a danno di quelli italiani, svolta dalla Banca commerciale; ipotesi, questa, definita del tutto erronea “che ha assunto presso i Perrone, vittime involontarie e in perfettissima buona fede di un colossale equivoco, una forma così violenta da degenerare in vera monomania, in una vera ossessione, in una specie di persecuzione” (La verità nella vertenza Banca commerciale-Perrone. Per una conciliazione, 15-31 agosto 1920).

Il primo numero del 1919 viene interamente dedicato all’analisi economica, industriale, commerciale e marittima “delle terre redente e di quelle che debbono essere dell’Italia” (cfr. gli articoli Fiume di Enrico Burich, Trieste di Mario Alberti, La Dalmazia, Il Trentino, La città di Trento, 31 gennaio-15 febbraio 1919).

Sempre nel 1919, di fronte alla mancanza “di un governo veramente forte e compatto e competente pronto a gettare a mare al più presto l’ingombrante e dannosa struttura bellica” (Per la restaurazione economica del paese, 31 marzo-15 aprile 1919), la rivista pubblica numerosi appelli di propaganda elettorale per la lista costituzionale del Fascio patriottico, “perché solo mercé di tali nomini si può sperare nella restaurazione economica dell’Italia vittoriosa” (12-30 novembre 1919). Una restaurazione che si profila possibile solo a patto di “attenuare in parte, se non in tutto, mediante i dazi, l’enorme inferiorità in cui ci troviamo di fronte ad altre nazioni più ricche o potenti di noi, che hanno potuto ammortizzare le spese di macchinario e d’impianto e crearsi una maestranza provetta e specializzata (La grave questione doganale. Le fisime dei liberisti,12-30 novembre 1919).

Un altro dei problemi del dopoguerra affrontato dalla rivista è quello dei trasporti, sia ferroviari (La situazione economica delle ferrovie italiane, 15-31 maggio 1920), sia soprattutto, data la grande necessità per l’Italia di importare merci e derrate dai paesi d’oltremare, marittimi (Il problema marinaro italiano, 20 marzo-15 aprile 1918; (Il problema marinaro in cifre,15-31 agosto 1918; (Pensiamo sul serio alle navi, 30 settembre-15 ottobre 1918; (Il problema della marina mercantile, 31 agosto-15 settembre 1919).

Sull’ondata di scioperi cominciata nella primavera del 1919, che si prolunga poi in quella lunga fase di aspre lotte sociali durata fino all’occupazione delle fabbriche nell’autunno 1920, si segnalano gli articoli: La corsa al rialzo dei salari, 31 agosto-15 settembre 1919; Lo sciopero nei pubblici servizi, 30 giugno-15 luglio 1920; A.G. Bertola, In tema di salari, 15-31 marzo 1921.

All’inizio del 1925, alla vigilia dell’esecuzione del decreto legge fortemente restrittivo della libertà di stampa, a fronte della richiesta di lettori ed abbonati di chiarire l’opinione della rivista relativamente al momento politico attraversato dall’Italia, risponde: “Il nostro non è un giornale politico, e si è sempre occupato e si occupa di questioni finanziarie e nient’altro. Ciò sta ad indicare il nostro proposito di non sconfinare dalle finalità del nostro giornale, che non è e non vuol essere giornale di partito, ma un giornale di critica finanziaria... In materia finanziaria o per tutto ciò che rientra nei propositi della rivista, la Critica lascia a tutti la più ampia libertà di opinioni e giudizi. Gli articoli firmati non impegnano dunque l’opinione del giornale, ma esclusivamente quella dell’autore” (La Critica finanziaria e l’attuale momento politico, 22 gennaio 1925). Il mese successivo, il nuovo direttore gerente della rivista, Ernesto Vitta, annuncia ai lettori il radicale cambiamento degli intenti programmatici della rivista, in una parola, la sua cessazione: “Finanza, industria, commercio, assicurazioni, borse, tutte belle cose, degne di attenzione e critica; ma noi vogliamo criticare, insieme a tutte queste cose serie e pesanti, anche, altre meno serie e pesanti. Vogliamo criticare tutto ciò che ci sembra degno di critica, anche il gioco del lotto, se ci piacerà, anche la moda degli uomini, il valore degli artisti, la bellezza del creato: la sola cosa che lasceremo stare è la politica” (La «Critica» cambia titolo e programma, marzo 1925).

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1918-1921 (a marzo). CO002