544. La Natura

Sottotitolo Rivista delle scienze e delle loro applicazioni alle industrie e alle arti.
Luogo Milano.
Durata 1° gennaio 1884 (vol. I, n. 1) - 28 giugno 1885 (vol. III, n. 79).
Periodicità Settimanale.
Direttore Paolo Mantegazza poi Paolo Mantegazza (direttore), Arnoldo Usigli (redattore).
Gerente Giuseppe Bellorini.
Editore Fratelli Treves.
Stampatore Milano, Tip. Treves.
Pagine 16.
Formato [microfilm].
Note Contiene molte incisioni, disegni, progetti; ha una sovraccoperta di 4 pagine.

Si tratta di una rivista di divulgazione scientifica distribuita in fascicoli da rilegare in volumi semestrali. Nell’articolo di presentazione ai lettori, il noto scienziato Paolo Mantegazza, già curatore delle riviste scientifiche nella «Nuova Antologia», sostiene la volontà di rendere la scienza popolare, cioè di far sì che essa “discenda dal piano della vita”: “Vogliamo anche noi che gli uomini di scienza sien sacerdoti, ma vogliamo soltanto che il sacerdote dica la messa a tutti”, cioè scriva “per il popolo; per il popolo, s’intende, che siamo noi, che siete voi, che formiamo la classe che pensa e che lavora” (La scienza nella società moderna, 1° gennaio 1884). Nella stessa sede, il direttore lamenta l’esistenza in Italia di un “pregiudizio contro la volgarizzazione della scienza”: “abbiamo troppe accademie e troppi arcadi, troppi analfabeti che non sanno leggere e troppo pochi scienziati che sappiano scrivere […] Noi però non tratteremo solo la scienza per la scienza, ma ne indagheremo le applicazioni”.

Vastissimo è il campo di tali “applicazioni”: l’indice delle materie comprende astronomia e geodesia; fisica; chimica generale, agraria e tecnologica; meteorologia, fisica del globo, geologia, mineralogia; scienze naturali, zoologia, botanica, paleontologia; geografia, viaggi d’esplorazione, statistica; etnografia, antropologia, scienze preistoriche; arti industriali, costruzioni e lavori pubblici, meccanica; psicologia positiva, fisiologia, medicina, igiene, biologia; agricoltura, orticoltura, zootecnica, veterinaria; marina e arte militare; storia della scienza. Completano il ricco panorama rubriche di necrologie, bibliografia e una rivista delle accademie e società scientifiche.

Le sezioni più strettamente collegate all’economia sono tre: chimica agraria, arti industriali e agricoltura. Nella prima compaiono articoli su prodotti artificiali, insetticidi, esplosivi, concimi, bachicoltura, metodi di estrazione, essiccazione e conservazione dei prodotti. Due articoli, poi, offrono il riassunto di una conferenza all’Esposizione nazionale di Torino (Luigi Gabba, Le industrie chimiche in Italia, 16 novembre 1884) e un’aggiornata analisi del commercio del prodotti chimici (Importazione ed esportazione italiana dei prodotti chimici e affini nel 1884, 28 giugno 1885).

Nella sezione riservata alle arti industriali vengono trattate principalmente le comunicazioni (nuove ferrovie, esperimenti di “navigazione nell’atmosfera”, canali), e si parla anche di acquedotti, combustibili e propellenti, mostre ed esposizioni. In L’Italia industriale (1° gennaio 1884) Arnoldo Usigli descrive brevemente le condizioni e lo sviluppo dell’industria italiana traendo osservazioni da un libro uscito in occasione dell’Esposizione industriale di Milano.

La sezione dell’agricoltura comprende articoli sulle stazioni agrarie, sulle malattie delle piante da coltivazione e degli animali d’allevamento e un breve intervento di Usigli, Provvedimenti per l’industria enologica, 3 febbraio 1884, che analizza questo settore della produzione agricola in concomitanza con un’adunanza dei produttori italiani di vini promossa dal governo.

Fra i curatori della prima sezione vi sono Paolo Gahéry, Angelo Menozzi, Pietro Pogliaghi, Enrico Pons, Giorgio Roster e Fausto Sestini; della seconda Cecilio Arpesani, Tito Branchi, Antonio Favaro, Ugo Neri, ancora P. Pogliaghi e Francesco Sinigaglia; mentre di agricoltura scrivono Francesco Ardissone, Giorgio Ville e Arturo Zannetti. In tutte e tre, infine, come in molte altre scrive il redattore, A. Usigli.

La varietà delle notizie, la competenza dei compilatori, gli studi approfonditi e le accurate illustrazioni ne fanno una delle migliori pubblicazioni dell’epoca. Tutto questo però non le impedisce di cessare dopo appena tre volumi, vittima, a detta degli stessi editori, dei propri intenti tanto lodevoli quanto ambiziosi: “C’eravamo illusi all’idea che l’Italia nuova sentisse il bisogno di almeno uno di quei giornali scientifici, che sono tanto numerosi all’estero”; invece “abbiamo dovuto verificare un fatto […] cioè che a mano a mano che la nostra pubblicazione migliorava, il pubblico scemava […] forse il nome di Natura fece credere a una serie di romanzi. Non si può spiegare altrimenti il caso, che al primo annunzio gli associati salirono a migliaia, poi scesero a centinaia, ora si contano a dozzine” (Agli associati della «Natura», 28 giugno 1885). E ancora più amara diviene la consapevolezza “di avere in poco tempo messo il nostro giornale alla pari con quelli congeneri che escono in Europa”.

A. Ac.

Raccolte: MI120: 1884-1885.