562. Per l'esportazione

Dal gennaio 1915 (a. III, n. 1) §L'Esportazione§.

Sottotitolo Nessuno, poi Guida pratica per l'esportatore e l'importatore italiano.
Luogo Milano.
Durata Giugno 1913 (a. I, n. 1) - maggio 1921 (a. IX, n. 9). Dal giugno 1913 al dicembre 1914 i fascicoli della rivista portano il titolo «Per l'Esportazione» ed escono, con numerazione autonoma, come allegati alla rivista «L'Impresa moderna». Dal 10 settembre 1919 al 12 novembre 1919, per una totalità di 10 numeri, pubblica una serie di supplementi settimanali dal titolo "Il Notiziario", con lo scopo di tenere informato il pubblico dei lettori "su tutte le notizie più salienti, più inedite, ufficili e non che non si leggono o sfuggono nei quotidiani politici" (Prefazione, 10 settembre 1919).
Periodicità Mensile poi quindicinale.
Direttore Giuseppe Jona (direttore responsabile) poi Ezio Perotti poi Luigi Cerchiari (direttore proprietario).
Gerente Giulio Bertolini poi Giovanni Bertola poi Imerio Finazzi (amministratore e comproprietario).
Editore «L'Impresa moderna» poi Soc. Anonima AGE poi Luigi Cerchiari e Imerio Finazzi (proprietario e comproprietario).
Stampatore Milano, Tip. dell'«Impresa moderna» poi Varese, Arti grafiche Varesine.
Pagine Da 8 a 100.
Formato 24x17 cm.
Note Dal 1915 il titolo è delimitato figurativamente da due medaglioni raffiguranti una nave che solca le onde e un treno in corsa. Fino al 1920 sulle pagine di copertina e anche all'interno della rivisra compaiono delle cornici a fregio all'interno delle quali vengono pubblicate brevi frasi quali "Difendiamo e proteggiamo la produzione italiana per l'onore del lavoro e delle industrie nazionali", successivamente sostituite dalla pubblicità dei marchi di fabbrica delle principali ditte italiane. Arriva a contenere 12 pagine di inserzioni pubblicitarie (più un numero cospicuo di annunci disseminati lungo le pagine che contengono gli articoli).

Nel giugno 1913 il periodico milanese «L’Impresa moderna» (Rivista pratica di sistemi moderni di organizzazione commerciale e di pubblicità) dà inizio alla pubblicazione di una nuova sezione dedicata all’esportazione e agli scambi internazionali intitolata “Per l’Esportazione”: “L’esportazione è una necessità per una nazione, così come per una grande industria: ad essa devono tendere con ogni forza i popoli giovani e le aziende progressive. E la nostra «Impresa moderna», volendo idealmente rispecchiare nelle sue pagine tutto il lavoro di un’azienda agile e forte che vuole farsi strada, doveva comprendere questo argomento nel suo programma” (Un nuovo passo, giugno 1913). La nuova sezione, che si contraddistingue visivamente dal corpo vero e proprio della rivista per la tonalità verde-azzurra delle sue pagine (che variano da 8 a 16), consta di due parti fra loro distinte : la prima contiene brevi informazioni sui trattati commerciali, le tariffe doganali (rubrica “Notiziario doganale”), e tratta in particolare le questioni della tutela delle esportazioni nostrane durante la crisi industriale (rubrica “Angoli del mondo dove esportare”) e delle regole che disciplinano la circolazione dei viaggiatori di commercio e l’introduzione dei relativi campionari nei vari stati (rubrica “Come sono trattati i viaggiatori di commercio all’estero e i loro campionari”), mentre nella seconda parte trovano posto le inserzioni di ditte esportatrici e numerosi piccoli annunci di chi cerca od offre rappresentanze. Numerosi articoli prendono inoltre in esame il funzionamento dei diversi organi – camere di commercio, musei commerciali, camere di commercio italiane all’estero, mostre campionarie, addetti commerciali e agenzie commerciali italiane, Servizio consolare delle informazioni commerciali – per mezzo dei quali i vari enti pubblici “si adoperano per contribuire allo sviluppo dei nostri commerci all’estero e specialmente di quelli di esportazione, contribuendo per diverse vie a rendere possibile una migliore conoscenza dei mercati esteri” (Per le informazioni commerciali all’estero, giugno 1913).

Alla fine del 1914, la direzione dell’«Impresa moderna» comunica con queste parole la decisione di promuovere la sezione dedicata all’esportazione al rango di rivista a sé stante: “Continuare a tenerla unita all’«Impresa moderna» significherebbe forzatamente farne un organismo pletorico, pesante, contrario ai sani principi di una organizzazione razionale. L’«Impresa Moderna» ha fini ben determinati e precisi... Il periodico di esportazione deve integrare queste cognizioni con altre distinte ma altrettanto utili... e deve pure indicare all’industriale italiano dove trovare le materie prime che gli occorrono, dire al commerciante quali prodotti i concorrenti esteri si studiano di portare sul nostro mercato e – se lo sviluppo industriale e commerciale italiano non consente di soddisfare subito le nuove richieste che sotto lo stimolo di nuovi bisogni vengono fatte – deve far sapere dove possono trovarsi le merci migliori a miglior mercato” (Per il nuovo anno, ottobre-novembre-dicembre 1914).

La nuova rivista che porta il titolo «L’Esportazione» nasce dunque nel gennaio 1915. Fondata e diretta da Giuseppe Jona, come la consorella «Impresa Moderna», essa prende vita come atto di “consapevole audacia” da parte di Jona stesso, poiché “l’intervento del nostro paese in guerra aveva sconvolto l’attuazione di ogni piano di esportazione del commercio dell’Italia con l’estero, troncando, nel tempo stesso, gran parte delle relazioni esistenti. Rimaneva però il compito di assistere il nostro esportatore col fargli conoscere la ognora più complicata regolamentazione legislativa di ogni sorta di traffici con l’estero, come pure quello di difendere gli interessi del paese contro i soverchi impacci creati dalla burocrazia” (Necrologia, marzo 1918).

Oltre alle rubriche già in parte sviluppate negli anni precedenti, la rivista organizza la trattazione di nuove tematiche nelle rubriche “I divieti di esportazione dall’Italia”, “Norme per le colonie italiane”, “Elenco alfabetico delle merci per le quali esiste un divieto di esportazione parziale o totale”, “I divieti di esportazione dagli stati esteri”, “I mercati dell’estero”, “Ciò che l’estero offre”, “Contrabbando di guerra”, “Le moratorie”, “Concorsi per pubbliche forniture all’estero” “Trasporti e comunicazioni”, “Ultime notizie” e, rubrica sulla quale viene richiamata spesso l’attenzione, “Il meccanismo dell’esportazione”, “che intende richiamare l’attenzione dei nostri uomini d’affari non su questioni troppo generali o vaghe, ma sulle precise necessità del nostro commercio di esportazione nel presente momento” (Terzo anno, gennaio 1915) e che viene inaugurata il 28 febbraio 1915 dall’articolo Le chiacchiere e i fatti, relativo alla mancanza, tipicamente italiana, di un commercio di esportazione veramente organizzato e non dipendente da organismi intermediari di paesi nemici.

Sempre sulla necessità di considerare l’esportazione non una semplice valvola saltuaria di sfogo, ma una pratica di primaria importanza per i produttori italiani, che richiede un’organizzazione regolare e continua, si veda La valvola di sicurezza, 10 agosto 1915. Numerosi articoli contengono poi richieste al governo di un insieme di provvedimenti “che riguardino una prima riforma della materia dei divieti di esportazione, anche per quel che semplicemente concerne la parte puramente formale del riconoscimento esatto ed ufficiale di tutti gli articoli che, allo stato attuale delle cose, si devono intendere vietati” (Per la difesa delle nostre esportazioni, 5 novembre 1915 e sgg.). A questo proposito tiene spesso a ricordare che gli elenchi delle merci di vietata e permessa esportazione pubblicati dalla rivista sono di esclusiva compilazione della stessa e non hanno pertanto nulla di ufficiale, denunciando invece le numerose pubblicazioni che li riproducono testualmente senza citarne la fonte (Le camere di commercio italiane all’estero e «L’Esportazione», marzo 1917).

Nei primi mesi del 1916, la rubrica “I meccanismi dell’esportazione” viene dedicata alla rassegna dei sistemi di pagamento bancari in uso nel commercio d’esportazione, “accennando ai relativi vantaggi e svantaggi e indicando i migliori mezzi per ridurre al minimo l’immobilizzazione di capitali” (I pagamenti all’estero, 10 gennaio 1916 e sgg.).

Nell’ammettere che “tanto complessi e vari sono i bisogni dell’esportazione che la rivista non può seguirli nei loro dettagli, dovendo accontentarsi di dare suggerimenti generici, idee che spingono a più precise ricerche” (Terzo anno, cit.), la direzione del periodico si propone di provvedere a queste inefficienze con l’istituzione di un Ufficio di consulenze per l’esportatore e l’importatore, con il compito di integrare e precisare tutte le notizie che forzatamente non possono trovare uno sviluppo completo nelle pagine della rivista. Un altro servizio a pagamento messo a disposizione dall’«Esportazione» ai suoi lettori è l’Ufficio traduzioni, che esegue traduzioni da e in numerose lingue straniere, curando anche la correzione di bozze.

Nel novembre 1916 pubblica la rubrica “Offerte e domande di merci”, nata grazie agli accordi stabiliti tra la rivista e il periodico francese «Mercure», organo della Federazione francese del commercio internazionale, grazie alla quale “si apre tutto un campo nuovo all’attività dell’«Esportazione»... per cui rivolgiamo il più caldo appello a tutti gli amici perché vogliano, oltre che adoperare la rivista come organo di consultazione come facevano in passato, servirsene anche per offrire i loro prodotti o chiedere le materie prime e le merci di cui abbisognano” (Per allargare il nostro campo d’azione, 1° novembre 1916).

Nel gennaio 1917, scusandosi per il ritardo con cui esce il primo numero dell’annata e per l’aridità dello stesso, troppo denso di dati e di notizie prive di approfondimento, dichiara di reggere le proprie sorti unicamente grazie all’iniziativa privata, senza far ricorso, sia per le fonti d’informazione, sia per il sostentamento economico “ad aiuti paterni di governo, di enti, di interessati!... dimostrando come si possa fare da soli e bene rifiutando gli aiuti che non siano quegli degli abbonati, dei lettori, degli inserzionisti” (Per oggi e per domani, gennaio 1917).

Nell’aprile 1917, a fronte del decreto luogotenenziale sulla limitazione della carta per giornali e riviste, «L’Esportazione» è costretta a ridurre notevolmente il numero delle pagine e, conseguentemente, delle notizie pubblicate. Ma, data la natura particolare della pubblicazione – in cui le materie contenute sono nella grande maggioranza fornite dalla legislazione italiana ed estera in materia di commercio, e che pertanto non consentono di poter fissare in modo netto e definitivo il numero delle pagine, dovendo “dare notizia di tutto quanto si elabora, si annulla, si modifica in fatto di permessi e divieti di esportazione, tariffe doganali, trasporti e comunicazioni, non trascurando le iniziative di guerra in quanto si riferiscono ai traffici con l’estero” (L’Esportazione. Alcune notizie interessanti per i nostri abbonati e lettori, luglio 1917) – la rivista ottiene dalle autorità competenti l’autorizzazione a darsi il numero di pagine di volta in volta sufficienti ai propri scopi.

Durante il 1918 «L’Esportazione» si occupa in particolar modo delle problematiche economiche inerenti il dopoguerra e dei provvedimenti che esigono una pronta attuazione per il futuro impulso delle esportazioni nostrane, che individua in alcuni punti essenziali bene esposti negli articoli Quando le cure parlano, del febbraio 1918, Ancora del dopoguerra del maggio 1918 e L’Italia deve esportare, dell’agosto 1918 (sul problema dell’impiego industriale del lavoro che la smobilitazione dell’esercito rende disponibile, si veda L’offerta di lavoro pel dopoguerra novembre 1918).

Sempre dal 1918 prendono avvio le rubriche “Ditte di nuova costituzione”, poiché “è sembrato interessante dare ai lettori, in sintesi, il movimento commerciale delle nostre imprese, molte delle quali possono essere utili all’esportatore e all’importatore” (febbraio 1918), e “Ciò che fanno i nemici”, dedicata in gran parte alla riorganizzazione industriale messa a punto dalla Germania: dall’ottobre 1919, poiché “la pace ha da essere solidarietà di popoli per i comuni interessi” (Ciò che fanno i nostri nemici, settembre 1919) questa rubrica cambia titolo e intonazione, diventando “L’attività commerciale estera”, non essendo più possibile “fare la rubrica dei deplorati. La pace deve soprattutto ottenere la cordiale intesa negli affari, nei commerci, la intensificazione dei rapporti utili” (L’attività commerciale estera, ottobre 1919).

Numerosi si susseguono poi gli appelli ai produttori perché si convincano della necessità della buona presentazione dei prodotti da esportare, sia dal punto di vista del confezionamento degli involucri delle merci (Presentiamo bene i nostri prodotti, dicembre 1918), sia da quello della creazione e del lancio sul mercato di marche in grado di contrassegnare il prodotto differenziandolo dagli altri (Per l’esportazione delle nostre marche, novembre 1918).

Nei primi mesi del 1919 gran parte delle rubriche cede il posto ad una serie di articoli che trattano da un lato della produzione industriale nazionale ed estera – e che vanno quindi a formare “un inventario della nuova economia europea”, nel quale ampio spazio viene dedicato ad accurate monografie sulla realtà economica dei paesi dell’Europa orientale –, e dall’altro al rinnovo delle tariffe doganali, a cui viene dedicata una puntuale trattazione poiché “costituiscono un atto politico-economico della più grande importanza, in quanto determinanti il nuovo assetto economico-commerciale della Stato in rapporto a tutti gli altri stati del mondo, e perché sulla base di esse dovranno riaprirsi le relazioni internazionali” (Tariffe doganali, agosto 1919). Contro la politica protezionista di Francesco Saverio Nitti e a favore del libero scambio, che “sia pur regolato da razionali e giuste tariffe potrà dare alle nostre industrie e ai nostri commerci lo slancio necessario per giustificare una più intensa produzione e quindi la ricchezza alla quale la nuova Italia giustamente aspira”, si pronuncia nell’articolo La guerra è finita, del settembre 1919.

Dal settembre 1919 pubblica inoltre anche una serie di inserti, che occupano una dozzina di pagine in carta patinata, dal titolo “La pubblicità degli esportatori e degli importatori”, illustranti la “operosità e la genialità” delle più importanti case esportatrici italiane. Sempre in questo periodo la rivista si riorganizza in una nuova veste grafica e contenutistica, nella quale ritrovano spazio o prendono vita le rubriche “Importazioni ed esportazioni. Come e dove si può esportare”, “Comunicazioni e trasporti”, “Notiziario industriale” (“Anche l’industria, meravigliosa manifestazione del lavoro e dell’attività italiana, deve trovare larga illustrazione nella nostra rivista. E sarà illustrazione copiosa del movimento industriale italiano, serena e critica trattazione di ogni argomento, anche in analogia alle competizioni sociali che si connettono all’argomento per lo studio delle migliori vie di pacifica intesa”, Le nuove rubriche, ottobre 1919), “Notiziario doganale”, “Notiziario ufficiale”, “Fiere, mostre ed esposizioni”, “Rubrica agraria” (dedicata “all’incremento dell’agricoltura, alla trattazione dei problemi che le si riferiscono, alla illustrazione del suo sviluppo e dei legami che intercedono tra l’agricoltura e l’industria, agli interessi che legano l’importazione e l’esportazione all’agricoltura”, Torna in onore l’agricoltura, ottobre 1919), “Camere di commercio, istituti ed organizzazioni commerciali”, “Previdenza e assicurazioni” (nella quale hanno ampia trattazione “le notizie inerenti alla materia delle assicurazioni in dipendenza specialmente dei contratti di trasporto terreni e marittimi, allo scopo appunto di diffondere i sani principi della previdenza, diffondendo inoltre ai nostri esportatori e importatori l’ausilio dell’esperienza sia nel campo del calcolo, sia in quello del giure, sia in quello delle amministrazioni, e, con spirito di indipendenza, illustrare le aziende assicuratrici italiane e il movimento che nell’importante materia si è avuto da noi”, novembre 1919), “La Navigazione” (poiché “il problema della produzione e degli scambi è intimamente connesso a quello del tonnellaggio... oggi in cui il ritmo pressante del lavoro riprende a pulsare in ogni angolo d’Italia, s’afferma la necessità di una moltiplicata intensità dei traffici, e conseguentemente, di un naviglio mercantile atto a rispondere a queste esigenze... Acquistare e costruire navi, istituire linee di navigazione, assicurare sbocchi commerciali: ecco in breve designato il programma a cui si ispira questa nuova rubrica”, dicembre 1919), “Le nostre interviste” (interviste alle “notabilità più illustri e più in vista” su tutto quanto si riferisce ai commerci, alle industrie, al lavoro), “Notiziario generale”, “La giurisprudenza utile”, “Leggendo e annotando”, “Società di nuova costituzione” e la già citata “L’attività commerciale estera”.

Nel novembre 1919, alla vigilia delle elezioni, in diversi articoli auspica la vittoria della Federazione commerciale e industriale italiana, di cui sottoscrive in pieno il programma elettorale, individuato in pochi punti essenziali che prevedono: il pronto ritorno alla libertà dei commerci; un sistema tributario progressivo che colpisca fortemente i patrimoni parassitari, limitando le legittime successioni; una politica del lavoro che ecciti lo sviluppo delle industrie e di tutta la sana attività economica con speciale riguardo all’agricoltura, una politica doganale in armonia con le necessità e i bisogni del consumatore; una politica annonaria senza privilegi che tenga in giusto canto anche la funzione della rivendita e che non crei organi di sovrapprezzo per il consumo; una politica sociale e di previdenza che assicuri ai lavoratori tutti i presidi e le garanzie atti a renderne migliore la vita, più facile il lavoro, sicura la vecchiaia; una riforma fondamentale della burocrazia con largo decentramento, con autonomie regionali e comunali; servizi pubblici esercitati con criteri industriali e non fiscali e calcolati quali istrumenti propulsivi ed integratori delle attività nazionali; una riforma dell’istruzione popolare che vada verso uno sviluppo di vasto programma in senso professionale; una riforma del Senato secondo il criterio della eleggibilità (cfr. Verso le elezioni, novembre 1919).

Nel 1920, entrando nel suo ottavo anno di vita, si presenta ai propri lettori con queste parole: “«L’Esportazione» non è più un bollettino di notizie doganali, è una rivista che discute, bandisce tutti gli argomenti che si riferiscono all’incremento del commercio e dell’industria. È un faro che illumina la via sull’immensità dell’oceano ai piroscafi che portano oltre i nostri confini le merci italiane; è un disco che illumina la strada d’acciaio ai veicoli ferroviari per dove essi devono passare coi prodotti del nostro paese; è una carta topografica che segnala i porti d’approdo alle energie italiane; è una guida sicura attraverso il mondo dei centri d’affari dove il commerciante può fare le sue soste; è un vocabolario internazionale della lingua che tutti i commercianti del mondo devono parlare per intendersi, per aprirsi il libero varco a un avvenire che procuri risorse; è una palestra di libera discussione di tutti gli argomenti che si riferiscono a questi grandi problemi della vita sociale d’oggi giorno: il commercio, l’industria, il lavoro” (Industria-commercio-lavoro, gennaio 1920).

Nuove rubriche di cui si arricchisce la rivista nel 1920 sono: “Colonie italiane” (poiché “guardare alle colonie come fonti d’ausilio per l’incremento commerciale della madre patria è dovere di chiunque si interessi ai problemi dell’ora. E dalle colonie e nelle colonie la nazione può e deve trovare nuove fonti di produzione, e aprire verso di esse nuove vie di relazioni, di traffici”, gennaio 1920) e “Marchi di fabbrica”, che intende occuparsi “sia di tutto quanto si riferisce ad uno dei più importanti artifizi che servono a spianare le vie alle difficoltà che si oppongono all’espansione del commercio e dell’industria e che tendono a valorizzare i prodotti, sia coll’illustrare e criticare le norme che regolano la creazione, la diffusione, la protezione dei marchi. Informeremo di quanto si fa all’estero in argomento e riprodurremo i marchi più curiosi, più artistici e di maggior rilievo, nonché quelli che vengono ideati dallo studio artistico commerciale de «L’Impresa moderna»” (febbraio 1920). Sempre sulla comunicazione pubblicitaria pubblica anche “Metodi e critiche di propaganda commerciale”. A queste rubriche si aggiungono “Rappresentanti e viaggiatori di commercio” (“illustrare quanto si fa all’estero per i rappresentanti e i viaggiatori di commercio; documentarlo per indicare una pratica direttiva anche da noi sullo stesso esempio; discutere le questioni che si riferiscono alla benemerita classe di questi organi intelligenti dell’industria e del commercio; ecco il compito che ci siamo proposti di svolgere in questa rubrica nella quale abbiamo chiamato a collaborare valorosi competenti della materia nella quale eccitiamo a collaborare gli interessati stessi”, La rubrica dei rappresentanti e dei viaggiatori di commercio, febbraio 1920), e, dal luglio della stesso anno – dopo la scelta di uscire con periodicità quindicinale – “Il lavoro”, alla quale collaborano Vilfredo Pareto, Giacomo Frisetti, Pietro Avenati e Arturo Arelio, e che prende via via in esame tematiche inerenti la disoccupazione, l’emigrazione, i rapporti fra capitale e lavoro, “restando sempre obbiettiva ma portando il suo contributo perché il lavoro sia tenuto nella sua giusta valutazione” (luglio 1920).

Nel 1921 avviene il passaggio di proprietà della rivista dalla Società anonima AGE a quella del sue direttore Luigi Cerchiari, senza che questo comporti alcun sostanziale cambiamento nelle linee programmatiche del periodico, tranne l’aggiunta di poche pagine connotate visivamente dalla diversa colorazione dei fogli e contenenti sunti dei principali articoli pubblicati, tradotti in inglese, francese e spagnolo, in modo da facilitare la comprensione e la consultazione della rivista anche all’estero.

Principali firme del periodico sono quelle di D. Poli, Vincenzo Ormezzano, P. Avenati, Alfredo Colombo, Paolo Solimena, Emilio Grego, Alfredo Samonati, A. Aurelio, Roberto Cantalupo, Gerolamo Bottoni, Ernesto Ghisi, Redano Gorgia e dei corrispondenti dall’estero Fausto Pozzio e Rodolfo Foà.

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1913-1920. CO002