567. Il Politecnico

Sottotitolo Repertorio mensile di studi applicati alla prosperità e coltura sociale. Dal vol. V (gennaio 1842) al vol. VII (dicembre 1844) Repertorio di studi applicati alla prosperità e coltura sociale.
Luogo Milano.
Durata 1839 (vol. I) - 1865 (vol. XXVII). Interrotto dal 1845 al 1859; riprende nel 1860.
Periodicità Mensile.
Direttore Carlo Cattaneo poi Ernest Stamm.
Gerente Nessuno, poi Filippo Fortis.
Editore Luigi Pirola poi Giuseppe Chiusi poi Editori del «Politecnico» (Gino Daelli) poi Amministrazione del «Politecnico» (Ernest Stamm).
Stampatore Milano, Luigi Pirola poi Giuseppe Chiusi poi Pietro Agnelli.
Pagine Da 332 a 758 per volume.
Formato 22x15 cm.

Periodico fondato nel 1839 a Milano grazie all'accordo stipulato tra padre Ottavio Ferrario, direttore della Farmacia dei Fatebenefratelli e cultore di chimica, il professor Giovan Battista Menini, che avevano avuto la prima idea del giornale, e Carlo Cattaneo. Quest'ultimo, avendo maturata dopo anni di intensa collaborazione la rottura con il gruppo editoriale di Francesco Lampato, desideroso di trovare un ambito in cui realizzare i suoi programmi decide di accostarsi ai due studiosi, che poco tempo prima avevano ottenuto licenza dal governo.

Del disegno originario dei primi fondatori non si sa molto di preciso, se non che da Menini è scelto il nome della testata, e che la fisionomia della stessa è tale da incoraggiare Cattaneo ad associarsi all'impresa. Egli pone tuttavia delle condizioni, giacché ottiene che gli sia concessa ogni ingerenza sul «Politecnico», ossia la responsabilità completa del giornale, che diventa così opera prettamente cattaneana, assumendo su di sé l'onere dell'amministrazione, le perdite e gli utili, e promettendo in cambio di corrispondere annualmente seicento lire austriache a Menini e a Ferrario, il quale lo avrebbe più tardi esonerato da ogni pagamento.

Con l'uscita del Manifesto che, pur dovuto alla penna di Cattaneo, appare a firma dei due fondatori originari, si annuncia la prima serie, stampata sino alla fine del 1843 da Luigi Pirola e per il 1844 da Giuseppe Chiusi. Il fasc. I, datato gennaio 1839, vede la luce nell'aprile dello stesso anno. Nel testo, riprodotto come prefazione al vol. I, corrispondente al primo semestre, Cattaneo enuncia il suo programma di un giornalismo moderno, civilmente impegnato, ed indica come intenzione fondamentale del periodico quella di fornire ai lettori "la più pronta cognizione di quella parte di vero che dalle ardue regioni della Scienza può facilmente condursi a fecondare il campo della Pratica, e crescere sussidio e conforto alla prosperità comune ed alla convivenza civile". Nella convinzione che "ogni scienza più speculativa deve tosto o tardi anche da' suoi più aridi rami produrre qualche inaspettato frutto all'umana società", il giornale si pone come interprete e mediatore fra il mondo degli specialisti e il pubblico, "fra le contemplazioni dei pochi e le abitudini dei molti".

Lo sfondo entro cui la proposta culturale si inserisce è la situazione lombarda, nella quale "il bisogno di promuovere [...] ogni maniera d'industrie è ormai fin troppo manifesto". Consapevole del livello raggiunto dall'agricoltura che "perseverando per venti secoli" ha portato la regione a un grado di "incomparabile feracità", e della necessità di trasformazioni nel settore manifatturiero, Cattaneo pone il «Politecnico» al servizio di "quello spirito industriale che da qualche tempo si occupa a propagare l'uso dei combustibili fossili, i più nuovi metodi d'illuminazione, e i primi abbozzi di studi sulle strade ferrate", visti come "deboli segni di quella nuova vita industriale, senza di cui l'addensata popolazione di queste provincie oramai non potrebbe conservare l'invidiata sua prosperità".

Interpretando nel senso più ampio e comprensivo il concetto di arte, come "applicazione del sapere umano agli usi della più culta convivenza", il mensile si colloca nel punto di mediazione tra ricerca e vita sociale, offrendo contributi che, a seconda della loro estensione e natura, sono raggruppati nei fascicoli in "Memorie Originali", "Rivista", cioè recensioni, e "Notizie", che Cattaneo avrebbe voluto fossero "una selva". Quanto agli argomenti esaminati, viene sottolineata l'attenzione per i lati applicativi del sapere e il duplice interesse per le arti "figlie delle scienze matematiche e fisiche" e per l'"immenso apparato dell'arte sociale, sul quale le nazioni fioriscono talora senza saper come"; altri filoni sono quelli delle "Arti mentali", in cui l'uomo può "farsi studio della parte intima di se stesso", e delle "Arti belle".

I campi di intervento del giornale trovano nella nota che viene premessa all'indice del vol. I una prima definizione entro i quattro settori delle "scienze fisiche e matematiche", degli "studi sociali", delle discipline che promuovono "lo sviluppo delle facoltà intellettuali" e delle "arti imitative", che corrispondono nell'indice stesso alle sezioni: I. "Applicazioni fisiche e matematiche, agraria, tecnologia, storia naturale, medicina ecc."; II. "Arte sociale, studi economici, amministrativi, legali, istorici, ecc."; III. "Studi mentali, metodi d'istruzione, nuovi istituti, ecc."; IV. "Belle arti e belle lettere, ecc.". Sia pure con alcune varianti la stessa partizione sarà ripresa negli indici dei volumi seguenti, essendo fin dall'inizio evidente la preponderanza della prima sezione, formata da un numero di memorie equivalente e di notizie quasi doppio rispetto alle altre.

Nelle successive prefazioni Cattaneo precisa i contenuti della sua proposta, riconoscendo il proprio debito nei confronti del magistero di Gian Domenico Romagnosi. E mentre auspica un allargamento della cerchia dei collaboratori, ribadisce la volontà di rendere accessibili gli oggetti trattati al maggior numero possibile di lettori: "Negli argomenti scientifici studieremo la forma più semplice, più agevole, men tediosa; cercheremo nella leggerezza della forma quella popolarità che altri giornali preferiscono cercare nella leggerezza della materia". Il tutto in una prospettiva di esaltazione della cultura scientifica, della cui diffusione in Italia la rivista intende farsi propugnatrice.

Cattaneo è consapevole dell'originalità del suo periodico, in cui poco spazio è lasciato agli "argomenti che sogliono occupare tanta parte degli altri nostri giornali". Pur senza subordinarsi "agli interessi materiali", esso assumerà come oggetti le "cose più direttamente utili, il vapore, il gas illuminante, la stearina, i bachi, i boschi, le terre, i macelli, le costruzioni idrauliche, le perlustrazioni geologiche, le influenze elettriche, la medicina popolare", e ancora le questioni bancarie, assistenziali e monetarie, senza trascurare le "alte ragioni della morale, senza cui non dura prosperità di commercio o ricchezza di Stati", e problemi di lingua, di storia, di arte, preferendo tutto questo al "facile sfoggio d'una letteraria garrulità".

Per lo scrittore, che più tardi avrebbe ammesso la paternità di "tre quarti" dei contributi e in particolare di "tutti quanti gli articoli anonimi intorno ogni sorta d'idee e di mercanzie", la responsabilità della direzione comporta un impegno notevolissimo. L'ingente lavoro e il conseguente grave ritardo con cui, fin dai primi mesi, i fascicoli cominciano a uscire, oltre a problemi di ordine finanziario, sono all'origine di alcune trasformazioni. Solo per il primo anno viene mantenuta sia pure con fatica la periodicità mensile, che successivamente diventerà bimestrale. Alla fine la rivista, per la quale il contratto originario con Pirola aveva previsto la tiratura in cinquecento copie e quello con Chiusi in settecentocinquanta, risulterà suddivisa per la prima serie in sette volumi, due riferiti al primo anno, uno a ciascuno dei seguenti, ogni volume comprendendo sei fascicoli ed essendo questi ultimi, numerati progressivamente, in tutto quarantadue. Soltanto i fascicoli del 1839 recano l'indicazione del mese; il 1840 e il 1841 saranno considerati insieme, con una finzione editoriale, come il secondo anno di pubblicazione, diviso in due semestri. A partire dal 1842 nel sottotitolo verrà soppresso l'aggettivo "mensile".

Ispirandosi all'ideale di una filosofia insieme "popolare" e "scientifica", cioè utile, intesa al progresso e alle riforme, lo scrittore fa del periodico lo strumento organico di propaganda di un discorso mirato anzitutto a dar voce alle esigenze dei settori più avanzati della realtà lombarda. Interprete delle istanze di coloro che cercavano di superare gli elementi di arretratezza e di mettersi al passo con la moderna civiltà europea ed orientato a superare le prospettive presenti, additando nuovi obiettivi ideali e metodi di azione, egli traccia sulle pagine della rivista un disegno, che ha nell'esaltazione della qualificazione imprenditoriale dell'attività agricola, nel potenziamento del sistema delle comunicazioni e nella diffusione delle innovazioni tecnico-scientifiche per la promozione dell'industria i propri punti di forza.

La valutazione del grado di progresso raggiunto dall'agricoltura e delle possibilità di ampliamento delle attività commerciali muove da un'analisi accurata dei dati di base della fisionomia della regione, affrontati chiamando in causa fattori di geografia economica e problemi di economia del territorio. Cfr. Sulla densità della popolazione in Lombardia e sulla sua relazione alle opere publiche (vol. I, p. 29-52), Notizia economica sulla Provincia di Lodi e Crema, estratta in gran parte dalle memorie postume del colonnello Brunetti (vol. I, p. 135-157), Prospetto della navigazione nelle province lombarde con notizie sulla loro irrigazione (vol. IV, p. 405-440), o gli interventi in materia ferroviaria, tra cui soprattutto Di vari scritti intorno alla strada ferrata da Milano a Venezia (vol. IV, p. 40-106), cui fa seguito la replica di Cattaneo all'ingegner Giovanni Milani (vol. IV, p. 273-292 e 346-404), che riprende la discussione sulle condizioni di realizzazione di un'impresa, che aveva visto l'autore direttamente impegnato nella fase precedente l'avvio del mensile.

In una realtà caratterizzata in campo agricolo da una florida possidenza agraria, dall'affermazione, soprattutto nella pianura irrigua, di un modello di sviluppo di tipo capitalistico e dalla presenza di un capitalismo in forma commerciale, ma insieme dal bisogno di aprirsi a nuove prospettive industriali e di porsi al passo per questo con le innovazioni tecnologiche, il «Politecnico» traccia le linee di una proposta che trova in gruppi ancora numericamente esigui, e tuttavia disponibili a porsi come elemento trainante delle trasformazioni, i propri interlocutori. Nella percezione del ruolo destinato ad essere svolto nel futuro dell'economia lombarda da una ancor nascente classe imprenditoriale, spesso di origine straniera o comunque legata alla realtà di altri paesi, capace di stimolare alle proprie iniziative i proprietari e i commercianti più orientati alla diversificazione e alla trasformazione delle loro attività, è a questa generazione che esso intende in primo luogo indirizzarsi.

Se fra i limiti allo sviluppo non poco peso continuano ad avere la ristrettezza del mercato, la scarsità (con l'eccezione delle sete) degli scambi internazionali, il ritardo nelle comunicazioni e la diffidenza dei detentori di capitali per gli investimenti industriali, proprio a questi problemi il mensile vuole indicare delle soluzioni. Esso si fa sostenitore della necessità di un riparto equilibrato tra investimenti agricoli e commerciali e di un industrialismo di carattere gradualistico, nel quadro di un'adesione decisa alle concezioni liberiste, attestata dallo scritto Sulla beneficenza publica, del barone De Gérando (vol. I, p. 442-471), che affronta il problema del pauperismo, e soprattutto dal lungo saggio di critica alle teorie protezionistiche Sistema nazionale d'economia politica di F. List (vol. VI, p. 285-340); il tutto non senza considerazioni sulla funzione delle banche e sulla formula delle compagnie anonime quale strumento di promozione delle attività produttive (cfr. Delle banche dipartimentali in Francia, del conte d'Esterno, vol. I, p. 70-80, e Andamento delle compagnie anonime, vol. I, p. 95-97).

I collaboratori esperti in varie discipline contribuiscono in modo decisivo al programma di rinnovamento tecnologico, indicato come obiettivo fondamentale del periodico. Se fin dal primo vol. padre Ferrario illustra un Completo processo teorico-pratico per la fabricazione delle candele steariche (vol. I, p. 112-126), un altro cultore di chimica, Antonio De Kramer, amico di Cattaneo e discendente da una famiglia di imprenditori di origine tedesca, offre nella serie di articoli inaugurata dal saggio Del vapore e del modo di produrlo e d'applicarlo come mezzo riscaldante (vol. I, p. 105-112 e 297-332; vol. II, p. 9-30, 108-127, 193-208 e 485-511; vol. VI, p. 33-58 e 225-257) uno dei contributi più organici del giornale. E mentre l'ingegner Elia Lombardini illustra i problemi della navigazione fluviale, o il geologo Giulio Curioni affronta vari aspetti morfologici del territorio lombardo, Francesco Colombani, ingegnere ferroviario a lungo attivo in Francia, attingendo alla propria esperienza diretta fornisce nella memoria Sull'istruzione degli ingegneri e degli operai in Francia (vol. I, p. 497-519) un dettagliato resoconto della formazione tecnica d'oltralpe, sottolineando la necessità di propagare "certe massime, e certe abitudini industriali", fin "nelle più minute arterie della intera società". A riprova dello spirito che anima la rivista, grazie a un articolo di Colombani il «Politecnico» dà conto per la prima volta in Italia del cassetto distributore del vapore (Sulla distribuzione del vapore nelle locomotive, e principalmente sul nuovo sistema di Hawthorn, vol. V, p. 42-67 e 148-160), mentre Giuseppe Rossetti dedica due scritti alle turbine di Benoît Fourneyron (Sulle ruote idrauliche dette turbini di Fourneyron, vol. IV, p. 193-215 e 293-316).

I lavori pubblicati non si limitano a interventi di carattere più strettamente tecnico. In polemica con una tradizione ridotta alla "vanità d'una letteratura ciarliera", Cattaneo avanza una proposta complessiva di rinnovamento della cultura. Riflesso di tale programma sono numerosi saggi dovuti alla sua penna, in genere concepiti nella caratteristica forma di recensione, come: Vita di Dante di Cesare Balbo (vol. I, p. 381-394); Vico e l'Italia di G. Ferrari (II, p. 251-286); Versione dell'istoria della conquista dei Normanni di A. Thierry (vol. II, p. 536-582); Fede e bellezza di Nicolò Tommaseo (vol. III, p. 166-176); Di varie opere sulla Sardegna (vol. IV, p. 219-273); Atlante linguistico d'Europa di B. Biondelli (vol. IV, p. 560-596); Del vario grado d'importanza degli stati odierni, del dott. Cristoforo Negri (vol. V, p. 353-389); Don Carlo, di Schiller (vol. V, p. 449-487); Sul principio della filosofia (vol. VII, p. 292-313). I due scritti Varietà geologiche (vol. I, p. 401-420) e Varietà chimiche pei non chimici (vol. V, p. 97-147), rappresentano un significativo esempio di quella storia delle scienze di cui Cattaneo avverte l'esigenza e di cui abbozza un disegno che valorizza il nesso con la tecnica e l'azione esercitata dai fattori economici sullo sviluppo delle discipline sperimentali. (Più tardi l'autore sottoporrà a una revisione stilista e concettuale, oltre che ortografica, i suoi principali lavori, che nel 1846-1847, col titolo Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo, usciranno presso Borroni e Scotti in tre volumi di scritti letterari, storici e filosofici, o più propriamente di filosofia civile, mentre sarà rinviato il progetto di una raccolta di studi di filosofia naturale).

Via via che il «Politecnico» aumenta la sua diffusione e il suo prestigio cresce anche il numero dei collaboratori, che saranno a conclusione della prima serie circa ottanta, molti dei quali pubblicheranno un solo articolo. Tra gli altri, accanto agli studiosi citati, il fisico Luigi Magrini, professore a Milano, Venezia e Padova, futuro fondatore della Società meteorologica lombarda, l'architetto Francesco Durelli, docente all'Accademia di Belle arti di Milano e amico di Cattaneo, i naturalisti Giuseppe Balsamo Crivelli, Tommaso Antonio Catullo, studioso della geologia e paleontologia delle province venete, Vincenzo Cesati, tra i precursori della fitogeografia italiana, l'agronomo abate Francesco Spreafico. Consistente la presenza di medici, spesso esperti di organizzazione igienico-sanitaria o interessati all'applicazione della statistica allo studio dei fenomeni morbosi, come Giuseppe Perini, divulgatore del pensiero di François-Vincent Raspail, Giovanni Capsoni, Giuseppe Canziani, Giovanni Strambio, Augusto Trinchinetti, Giovanni Polli, Andrea Bianchi, Antonio Pignacca. Fra gli ingegneri, accanto ai già ricordati Colombani, Lombardini e Rossetti, sono presenti esperti di bonifiche, progetti ferroviari e sistemazioni fluviali come Carlo Possenti, Giovanni Merlini, Giulio Sarti, Giuseppe Cadolini e Luigi Tatti.

In alcuni casi le pagine del periodico ospitano anche collaboratori di origine straniera, come il medico greco Giovanni Bouros o il naturalista svizzero Lorenz Oken, che vi pubblicano le comunicazioni tenute al Congresso degli scienziati di Pisa del 1839 (vol. II, p. 289-301; vol. III, p. 97-122). Il geografo svedese Jacob Gråberg de Hemsö raccoglie le relazioni lette rispettivamente ai Congressi di Pisa, Padova e Lucca (vol. II, p. 302-317; vol. VI, p. 341-383; vol. VII, p. 121-138 e 241-260). L'ingegnere francese Jules-Achille Guillard, promotore della fondazione della Società per l'illuminazione a gas della città di Milano, alla quale si era interessato anche Cattaneo, dedica alcuni articoli al problema (vol. I, p. 9-16 e 225-236). Il naturalista viennese Giorgio Jan, professore di botanica all'Università di Parma e fondatore con Giuseppe De Cristoforis del Museo civico di storia naturale di Milano, fornisce alla rivista le sue allocuzioni ai corsi organizzati presso lo stesso Museo (vol. V, p. 9-41; vol. VI, p. 15-32 e 129-152).

Nel 1843, nell'intento di dar conto in modo più agevole degli argomenti affrontati, il «Politecnico» pubblica in appendice un indice generale dei primi sei volumi. In esso, superando la consueta partizione in quattro sezioni, le materie sono raggruppate secondo i seguenti ventitré titoli: "Produzione e distribuzione del vapore"; "Strade ferrate"; "Idraulica e navigazione"; "Chimica, fisica esperimentale, ecc."; "Geologia, metallurgia, ecc."; "Arte d'illuminare"; "Agricultura in generale"; "Educazione dei bachi, e setificio"; "Istoria naturale, medicina, chirurgia, veterinaria, sanitaria, ecc."; "Scienze politiche e militari"; "Studi istorici"; "Statistica e geografia"; "Commercio e industria generale"; "Morale e beneficenza"; "Riforma carceraria"; "Istruzione publica, adunanze di studiosi, concorsi e premi, ecc."; "Linguistica"; "Frenologia"; "Letteratura straniera"; "Letteratura italiana"; "Belle arti, ristauri e monumenti"; "Annunci funebri e commemorazioni"; "Carte e tavole".

Nelle prefazioni ai vol. VI e VII Cattaneo sviluppa intanto le implicazioni teoriche più generali del suo discorso, auspicando una convergenza dei diversi rami del sapere, attraverso una ridefinizione della filosofia come "scienza di riassunto, di connessione, di sintesi". In polemica con gli "ontologi" e i "pescatori del vero primo", egli addita una prospettiva fondamentalmente unitaria per i diversi campi della conoscenza, nella convinzione che "quella parte di scienza ch'è commune a tutte le scienze" si risolva "nella fedele corrispondenza dei generali ai particolari in tutto ciò che riguarda l'animo umano, sia che spazî nell'osservazione dell'esterior natura, sia che si ripieghi a contemplare nelle opere proprie sè stesso".

Mentre il quadro teorico acquista contorni più definiti, si avvertono tuttavia i primi segni di crisi: alla fine del 1843, in seguito a contrasti con l'editore Pirola, è stipulato un nuovo contratto con Giuseppe Chiusi, che durerà sino alla sospensione delle pubblicazioni. I dissapori sorti da tempo con Pirola, che Cattaneo accusa di amministrazione scorretta, non giungono comunque ad una composizione. La decisione di troncare ogni rapporto non ottiene il risultato sperato, dato che il tipografo si rifiuta di presentare i conti e di restituire le copie in deposito; si apre una vertenza destinata a protrarsi a lungo e ad avere una parte determinante nelle sorti future della rivista.

Nel 1843 Cattaneo è nominato membro effettivo dell'Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti. Nello stesso anno, in preparazione del sesto Congresso degli scienziati previsto a Milano per il 1844, egli sostiene insieme ad un gruppo di amici tra cui i fratelli Carlo e Alessandro Porro una serie di proposte alla Municipalità, la principale delle quali riguarda la realizzazione di una "raccolta" di notizie tale da porre le "fondamenta d'una descrizione scientifica" delle province lombarde. Il progetto non trova però facile accoglienza presso le autorità, tanto che, lasciate cadere altre ipotesi, l'impresa è portata a termine autonomamente, con il materiale fornito dai collaboratori. L'opera, che corrisponde a un disegno profondamente radicato nelle concezioni cattaneane, come dimostrano vari studi preparatori comparsi sul «Politecnico» in cui esce tra l'altro il Prospetto della raccolta (vol. VII, p. 212-216), sfocia nel 1844 nel primo e unico volume delle Notizie naturali e civili su la Lombardia.

L'onere legato al compimento del lavoro, unito a nuovi impegni assunti, induce Cattaneo agli inizi del 1845 a interrompere le pubblicazioni della sua rivista. Poco dopo, irritato da alcuni tentativi di vendita avviati dall'antico fondatore Menini, egli entra in trattative per la "compenetrazione" della stessa con la "Rivista europea", che però non giungono a conclusione. Da un lato i suoi obblighi con quest'ultima restano "affatto letterari", cioè di collaboratore esterno, dall'altro l'autore si riserva di riprendere il «Politecnico» in qualsiasi momento, considerandolo semplicemente "sospeso". Nello stesso periodo, il nuovo incarico di relatore del Consiglio direttore dei fondi della Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri gli permette di continuare un'azione che - come dimostra la presenza di De Kramer e di altri ex collaboratori del periodico, da Sarti, a Curioni, a Magrini - ha diversi punti di contatto con la propaganda svolta attraverso il giornale.

Dopo le vicende del 1848 mentre, interrotta ogni attività a Milano, si inaugura con il definitivo trasferimento nel Canton Ticino una nuova stagione della produzione cattaneana, l'ipotesi di una rinascita del mensile sembra per alcuni anni del tutto abbandonata. Lo scrittore fa mancare il suo appoggio determinante ad un progetto formulato in questo senso nel 1851 da un gruppo di studiosi, tra cui il fisico Giovanni Cantoni, il matematico Francesco Brioschi e il medico Gaetano Strambio, e a cui lo stesso Strambio lavora fino al 1855.

Il disegno, più volte rinviato, trova infine attuazione nella seconda metà del 1859, all'indomani dell'ingresso dei franco-piemontesi in Milano. Sollecitato dal momento storico decisivo Cattaneo si accorda con Gino Daelli, ex contabile e poi direttore della Tipografia Elvetica di Capolago, reduce da un lungo soggiorno negli Stati Uniti. Ponendosi in posizione di intermediario rispetto allo stampatore Pietro Agnelli, Daelli (che, interessato soprattutto agli aspetti commerciali dell'impresa, utilizza il periodico anche ai fini dello smercio di materiali statunitensi in Italia, come dimostra la Bibliografia americana inserita nei vol. VIII e IX), diventa editore della rivista, stipulando con il direttore un contratto che gli riconosce di fatto la proprietà della testata e da cui originerà più tardi una complessa controversia.

Fra le prime incombenze per l'attuazione del progetto, anche in vista della diffusione del fondo residuo, è il compimento del vol. VII, sospeso agli inizi del 1845. Il fasc. XLII che, benché quasi ultimato, non era mai stato distribuito, viene approntato senza le varianti precedentemente ipotizzate. Completata con ciò la prima serie è stampato un indice dei primi sette volumi, che integra quello del 1843 con l'inclusione di una nuova voce "Filosofia". Parallelamente giunge a realizzazione sia pure parziale un altro disegno lungamente rinviato, e cioè la raccolta dei saggi economici cattaneani, il cui primo e unico vol. vede la luce col titolo di Memorie di economia publica dal 1833 al 1860 presso l'editore Francesco Sanvito (cfr. la Prefazione riprodotta anche nel vol. VIII del «Politecnico», p. 188-198).

Nel Manifesto e nella prefazione al vol. VIII, Cattaneo dichiara un intento di fondamentale continuità della sua rivista rispetto al passato, evidenziato dalla ripresa dell'antica numerazione e della stessa veste esteriore. Ripristinata la cadenza mensile, i fascicoli sono raccolti semestralmente (e a partire dal 1862 trimestralmente) in volume. Le materie vi sono raggruppate sotto titoli in gran parte noti, come dimostra l'indice dei vol. VIII e IX ("Armi e ferrovie"; "Chimica, fisica, ecc."; "Istoria naturale ecc."; "Scienze mediche ecc."; "Scienze economiche ecc."; "Legislazione e politica"; "Geografia, etnografia ecc."; "Istoria, antiquaria, ecc."; "Filosofia, istoria delle scienze, ecc."; "Belle arti, ecc."; "Commemorazioni funebri"; "Varietà"). Ma soprattutto le prefazioni di mano del direttore contengono riferimenti più diretti all'attualità. Nella convinzione che "la legislazione è scienza; la milizia è scienza; la navigazione è scienza" Cattaneo traduce infatti il suo empirismo teorico e il suo federalismo politico in un programma di riforme volto a condizionare per quanto possibile, sul piano essenzialmente militare e amministrativo, i meccanismi di formazione dello Stato italiano, non senza vivaci attacchi alla politica cavouriana (cfr. Savoja e Nizza, vol. VIII, p. 365-377).

Tra i punti qualificanti del discorso particolare rilievo acquista la critica agli eserciti stanziali e a favore della "nazione armata", secondo un modello in cui ha notevole peso il riferimento all'esempio elvetico (cfr. Pensieri sull'ordinamento del nuovo esercito italiano, vol. VIII, p. 54-59, 153-159, 264-269; Del modo di completare l'esercito italiano, vol. VIII, p. 336-343). Su un altro versante, nella rubrica "Armi e ferrovie", il periodico riprende e sviluppa temi di politica ferroviaria che assumono in questa fase rinnovata centralità. Esso discute la definizione di nuove linee della penisola (Della ferrovia di Como, vol. VIII, p. 34-43; Della ferrovia di Piacenza, vol. VIII, p. 43-54; Della ferrovia delle Riviere Liguri e principalmente del suo accesso al golfo della Spezia, vol. VIII, p. 125-136; Sulla ferrovia perugina, vol. XII, p. 199-208) e interviene nel vivo delle polemiche sulle ferrovie meridionali scoppiate all'indomani dell'impresa garibaldina (Sulla concessione delle ferrovie di Napoli e Sicilia, notizie estratte dai documenti, vol. X, p. 77-92). Ma soprattutto diventa organo di propaganda nello scontro per la scelta del tracciato transalpino, futuro anello di congiunzione tra l'Italia settentrionale e il nord Europa, schierandosi a favore del Gottardo ed ospitando note ufficiali, opinioni di esperti, contributi vari sugli aspetti tecnici ed economici dell'impresa (cfr. Le ferrovie per le Alpi di E. Flachat, vol. VIII, p. 177-186; Memoriale del Governo di Lucerna sulla via carrozzabile del Gottardo. La ferrovia da Genova a Milano e da Milano alle Alpi dell'ing. Giulio Sarti, vol. VIII, p. 623-630; Ferrovia attraverso le Alpi Elvetiche, rapporto della Comm. nominata dal collegio degli ingegneri della provincia di Pavia, vol. XI, p. 310-350; Sull'importanza internazionale della ferrovia pel Gottardo; memoria d'un Comitato ticinese ai Consigli federali elvetici, vol. XVI, p. 328-331).

Parallelamente, con riferimento alle questioni italiane ed agli argomenti oggetto delle deliberazioni parlamentari a Torino, il «Politecnico» affronta problemi diversi connessi con il futuro del paese, dall'estensione della pena di morte (Della pena di morte nella futura legislazione italiana, vol. VIII, p. 159-176), all'ordinamento scolastico introdotto dalla legge Casati, criticato soprattutto dal punto di vista della formazione tecnico-scientifica e della preparazione militare (cfr. La nuova legge del publico insegnamento, vol. VIII, p. 115-123, e successivamente Sul riordinamento degli studî scientifici in Italia, vol. XII, p. 61-75 e Di alcuni rami d'insegnamento scientifico da istituirsi a Milano, vol. XIV, p. 84-93, indirizzati al ministro Carlo Matteucci). Sul piano economico, e sulla questione delle aree depresse in particolare, il modello delineato - maturato attraverso l'analisi della realtà lombarda - continua ad avere nell'espansione del mercato e nella qualificazione capitalistica del settore agricolo i propri punti di forza (Semplice proposta per un miglioramento generale dell'isola di Sardegna, vol. VIII, p. 274-284 e Un primo atto di giustizia verso la Sardegna, vol. XIII, p. 149-171). In una prospettiva più generale, le linee di fondo del periodico si sintetizzano nell'esigenza della salvaguardia, contro l'estensione della legislazione piemontese, dell'autonomia delle singole regioni o "stati" italiani; esigenza che si abbina alla critica alle titubanze e ai limiti del "discentramento" puramente burocratico, proposto da una parte dello schieramento politico (cfr. La circolare del ministro Farini sul riordinamento amministrativo, vol. IX, p. 281-285).

Nell'insieme dei contributi finisce inevitabilmente per essere contraddetto il criterio, inizialmente dichiarato, di evitare le controversie più immediate, limitando il discorso del giornale ai temi di generale e pubblica utilità. Mentre le reazioni della stampa avversaria sottolineano l'ostilità incontrata dalle posizioni cattaneane, ragioni diverse, in parte riconducibili alla natura stessa del sodalizio con Daelli, conducono la rivista ad una situazione di crescente difficoltà.

Come la prima, anche la seconda serie aveva fin dall'inizio comportato un peso notevole per il direttore, costretto a rimaneggiare massicciamente gli articoli altrui ed a fornire una mole consistente di materiali propri: oltre a quelli citati, testi tratti dalle Lezioni al Liceo di Lugano e dalle conferenze all'Istituto lombardo Sulla psicologia delle menti associate, lavori di contenuto economico (cfr. Del pensiero come principio d'economia publica, vol. X, p. 402-428, rielaborazione di un precedente saggio pubblicato nel 1859 sul «Crepuscolo»; Corporazioni delle arti e sciopri dell'Inghilterra, vol. XI, p. 512-544), studi diversi di carattere etno-storico (Gli antichi Messicani, vol. IX, p. 170-193; La China antica e moderna, vol. X, p. 198-223; Le origini italiche illustrate coi libri sacri dell'antica Persia, vol. XI, p. 85-102; L'antico Egitto e le origini italiche, vol. XI, p. 462-491; Types of Mankind, vol. XIV, p. 336-357) e una quantità di scritti occasionali.

Ben presto si rivela tuttavia il limite che per l'intero progetto è rappresentato dalla minore ampiezza dei contatti con personalità del mondo tecnico-scientifico, che secondo le intenzioni del direttore dovrebbero contribuire a mantenere gli elementi che da sempre avevano caratterizzato la rivista. In una situazione resa più difficile dalla distanza da Milano, emergono i problemi legati alla gestione redazionale ed ai rapporti con la schiera troppo esigua dei collaboratori. Talvolta, come Paolo Mantegazza, questi ultimi sono reclutati all'Istituto lombardo, oppure, come il chimico Angelo Pavesi e il matematico Luigi Cremona, nel mondo universitario o più specificamente, nel caso ad esempio di Graziadio Isaia Ascoli, tra i docenti dell'Accademia scientifico-letteraria appena istituita a Milano ed embrione delle future facoltà umanistiche. Ma non di rado gli autori ospitati - in genere grazie alla mediazione di Daelli - sono figure ai margini della comunità scientifica o studiosi lontani dalla linea culturale del «Politecnico».

Una fisionomia nel complesso più eterogenea caratterizza dunque la seconda serie, che pure presenta una certa ricchezza di contributi, tra cui per le scienze naturali lavori di Antonio Villa e Paolo Lioy; merito non ultimo del mensile è nel 1860 una delle prime recensioni dell'Origin di Darwin in Italia (vol. IX, p. 110-112). Nel campo giuridico-economico si segnalano lavori di Pietro Maestri dedicati alla situazione francese (vol. VIII, p. 136-152, 224-236, 309-335, 584-595; vol. IX, p. 69-85; vol. X, p. 288-305; vol. XI, p. 1-21; vol. XII, p. 31-60 e 249-288), di Antonio Palermo (vol. VIII, p. 442-453) e Jacopo Virgilio sulle condizioni economiche delle province liguri (vol. IX, p. 121-151 e 513-544; vol. X, p. 489-513; vol. XI, p. 369-389), di Gabriele Rosa sui boschi e l'industria del ferro in Lombardia (vol. XIII, p. 232-238 e 238-242).

Per le ragioni elencate nel giro di circa due anni dai suoi esordi, l'esperienza della seconda serie si avvia ad inevitabile esaurimento. Tra la fine del 1862 e gli inizi del 1863, nel pieno della controversia sulla proprietà della testata, lo scrittore abbandona la responsabilità della direzione e la gestione passa di fatto interamente a Daelli, che aveva cominciato ad avvalersi della collaborazione di Giovanni De Castro, la cui presenza nella redazione rende assai più incerta l'attribuzione di molti articoli anonimi. Mentre Agostino Bertani e Mauro Macchi tentano invano una composizione della lite, Cattaneo inizia una collaborazione col "Diritto", per il quale scrive sette lettere Sul credito fondiario e agricolo e tre Sui dazi suburbani, riprodotte dal "Politecnico" senza autorizzazione dell'autore, e quattro lettere Sulla legge comunale e provinciale, solo tre delle quali effettivamente pubblicate dal periodico di Torino.

Nonostante i mutamenti in atto il «Politecnico» prosegue per qualche tempo senza nulla modificare nella veste originaria (le prefazioni erano state soppresse fin dal vol. XII), finché le crescenti difficoltà finanziarie inducono nel dicembre del 1864, a conclusione di trattative di cui è messo a parte lo stesso Cattaneo, alla cessione dell'intera proprietà all'ingegnere di origine alsaziana Ernest Stamm.

In seguito alla svolta intervenuta, Cattaneo, già intenzionato a fondare dopo la rottura con l'editore un'altra rivista, manifesta inizialmente la disponibilità a riprendere un suo ruolo nel periodico, stralciandone un ramo di lettere, scienze morali e politiche ed invitando a rappresentare nel rimanente "l'applicazione delle scienze all'economia industriale, agraria e commerciale". Ma dopo la pubblicazione da parte di Stamm di un documento programmatico della nuova serie in cui, oltre al cambiamento di proprietà e di amministrazione, si affrontano temi di fondo in termini non preventivamente concordati, si ritrae definitivamente, negando ogni aiuto. Unica eccezione, un testo sulla questione del Gottardo che egli invia, giudicandone urgente la diffusione (Sulla ferrovia dalle Alpi Elvetiche all'Europa centrale; lettera ai cittadini genovesi, vol. XXIV, p. 253-265).

Affidato alla guida di Stamm, il «Politecnico» continua la sua esistenza, riflettendo gli interessi industrialisti del direttore ed ospitando articoli di esponenti diversi della cultura del periodo, tra cui Gabriele Rosa, Paolo Mantegazza, Giulio Curioni, Paolo Lioy, Tito Vignoli, Gaetano Trezza, Filippo De Filippi, Carlo Matteucci, Enrico Fano; ma l'onere si rivela ben presto troppo gravoso per il nuovo proprietario.

Con decisione completamente estranea alla volontà di Cattaneo, il quale non nasconde a cose fatte la sua contrarietà, al termine del 1865 la testata è ceduta al finanziere Andrea Ponti e la direzione a Francesco Brioschi. Si conclude così la terza serie, arrivata al vol. XXVII; nella quarta, iniziata nel 1866, la nuova numerazione e soprattutto la divisione in due parti, tecnica e letteraria, segneranno l'apertura, con il definitivo distacco dall'esperienza cattaneana, di un'altra fase nella vita della rivista.

M.C. Fu.

Raccolte: MI120: 1839-1844; 1860-1865.