690. Il Termometro mercantile

Sottotitolo Periodico settimanale dell'Agenzia generale d'affari rappresentata da Ferrari Giovanni. Tratta di commercio, industria, agricoltura, scienza ed arti poi Tratta di commercio, industria, agricoltura, scienze, arti, teatri, varietà ed umoristico.
Luogo Mantova.
Durata 6 giugno 1864 (a. I, n. 1) - 27 dicembre 1864 (a. I, n. 29).
Periodicità Settimanale.
Gerente Lorenzo Podestà (redattore responsabile e compilatore).
Stampatore Mantova, Tip. L. Podestà.
Pagine 4.
Formato 40x29 cm.

Formalmente edito da un'agenzia d'affari, il «Termometro mercantile» rappresenta in realtà il secondo tentativo di Lorenzo Podestà, tipografo con velleità giornalistiche, di entrare in competizione, dopo il fallimento de «Il Telegrafo del Mincio», con la «Gazzetta di Mantova», interrompendone il monopolio dell'informazione. Offre agli abbonati avvisi pubblicitari gratuiti, nonché la possibilità di collaborazione promettendo di pubblicare articoli "trattanti ogni materia, fuorchè la politica". Sin dal primo numero il giornale si propone la creazione, con il concorso di comuni, associazioni e corporazioni industriali e agricole, di scuole popolari che si occupino di materie scientifiche, di economia rurale, di veterinaria: "Queste cognizioni, è innegabile, mancano non solo ai nostri operaj, ma eziandio agli stessi industriandi" (Della necessità dell'attivazione di scuole popolari per il libero insegnamento della geometria, della fisica, della chimica e dell'agricoltura, 6 giugno 1864). L'istruzione agraria, ritenuta il migliore rimedio per il disagio economico e sociale delle campagne mantovane, è il tema di gran lunga più dibattuto dal giornale. Numerosissimi articoli, spesso ricavati da periodici specializzati, ne fanno una piccola enciclopedia pratica d'agricoltura che tratta dei metodi di coltivazione, dell'utilizzo di nuovi strumenti e macchine, della lotta contro i radicati pregiudizi contadini, delle malattie dei bachi da seta e della salubrità delle stalle. Non mancano tuttavia alcune proposte di natura sociale come, ad esempio, l'abolizione della questua, che ritiene una delle tante causa della mancata circoscrizione del diffuso fenomeno del pauperismo: "E gli è facile convincersi siccome, di mezzo alla classe del povero, v'abbia un numero troppo eccedente di sventurati, che risguardano l'accattonaggio quale mestiere esclusivo, e neghittosi […] vogliono vivere senza durare nella fatica del lavoro". "Parrebbe impossibile - continua il giornale - che si dovesse assistere all'umiliante e generale spettacolo di tanti poveri, che stendono pubblicamente la mano, e che si dovesse sanzionare così il principio della necessità dell'umana degradazione" (L'abolizione della questua, 27 giugno 1864). Anche la tassazione a favore degli indigenti praticata in Inghilterra da oltre due secoli e mezzo è criticata in quanto avrebbe provocato proprio l'effetto opposto e cioè "il continuo e crescente pauperismo" (La carità legale, 26 settembre 1864). Il giornale, sia pure con intonazioni paternalistiche, è convinto che solo con l'istruzione, la collaborazione tra capitale e lavoro e l'istituzione di società di mutuo soccorso sia possibile migliorare il tenore di vita dei ceti popolari. Al timore che la società non riesca a porre rimedio alla situazione attuale si affianca lo spettro del comunismo che "spavento dell'età nostra, non è che un effetto naturale dello sfasciarsi dell'antica società, che essa non ha che a riordinarsi fortemente, perché si riduca all'impotenza […] Il comunismo va combattuto nei costumi, negli abiti, nei desideri nostri; riformiamo moralmente noi stessi […] e il comunismo si ridurrà a non essere che un nome vano" (Proletariato, 25 luglio 1864).

L'attivazione dela pubblica illuminazione a gas nella città è salutata dal giornale con toni entusiastici: "Magnifico era lo spettacolo, e il popolo trasse in folla a goderne fermandosi soprattutto a contemplare il Corso di Porta Pradella che mai non ci era parso così bello" (10 ottobre 1864). Un articolo del collaboratore Luigi Lorenzi, apparsu su «L'Indicatore veneto» per commentare uno spettacolo teatrale svoltosi la sera stessa della comparsa in città dell'illuminazione a gas, diede poi l'avvio a una serie di polemiche, per questioni futili, con Luigi Segna redattore della «Gazzetta di Mantova». Questo episodio segna la trasformazione del giornale, passato nel frattempo in proprietà esclusiva a Lorenzo Podestà, che perde progressivamente le caratteristiche lo avevano contraddistinto, e preannuncia nei contenuti e nello stile il futuro «Frustino».

Da Spm, pp. 254-256.

Raccolte: MN008: 1864