Modello Leybold 532 00 - voltmetro galvanometro - fisica
E. Leybold's Nachfolger AG
Descrizione
La custodia metallica dello strumento ha forma parallelepipeda e poggia su piedini in gomma. Superiormente è presente una maniglia in metallo per il trasporto. Lateralmente sono presenti delle prese d'aria. Il pannello frontale è interamente occupato dai dispositivi di regolazione e dalle boccole per i collegamenti. Un commutatore permette di scegliere la funzione galvanometro o voltmetro: quando lo strumento viene utilizzato come galvanometro si utilizza la coppia di boccole da 4mm in entrata posta sul lato sinistro del pannello, quando invece è utilizzato per misure di tensione statica si utilizzano le boccole sopra, per alte tensioni. In questo caso si hanno nove campi di misura di cui otto selezionabili attraverso il selettore posto al centro (3, 6, 12, 60, 120, 300, 600, 1200V) utilizzando la boccola in alto a sinistra, ed una (6000V) utilizzando la boccola in alto a destra. Sul lato destro sono posizionate le boccole da 4mm per i prelievi in uscita (utilizzate in entrambe le modalità possibili). Un altra manopola permette la correzione del punto zero. In basso a destra è situato l'interruttore di accensione. Dal lato posteriore esce il cavo per il collegamento alla rete elettrica. Sono inoltre presenti una rotella e una presa per la messa a terra. E' inoltre presente un'etichetta riportante il nome dell'azienda costruttrice e dati tecnici dello strumento. Alla maniglia è appeso un cartellino riportante alcuni dati riguardanti lo strumento.
Funzione: Questo strumento era utilizzato in esperienze in laboratori didattici, per misure di tensione statica o come amplificatore di correnti dell'ordine del nano-pico ampere permettendo, in associazione con strumenti di misura in tensione continua (con scala da 0 a 10V), misure di correnti continue e cariche stazionarie. Come strumenti di misura, normalmente venivano usati un galvanometro a specchio oppure uno strumento a bobina mobile. La sensibilità del galvanometro a specchio accoppiata a questo dispositivo a tubo elettronico permetteva di realizzare un amperometro molto sensibile con alta resistenza in ingresso. Questo strumento può essere utilizzato collegato ad una cassetta di alimentazione o ad una sorgente di tensione avente tensione anodica continua di ca. 300 V e due riscaldamenti separati, ognuno di 6,3 V e di 1A di corrente alternata. Nel caso bistadio si ottiene un'amplificazione della potenza fino a 500 volte, nel caso tristadio fino a 20.000 volte, la pendenza complessiva è di 100mA/V e la corrente anodica della valvola finale è di 26mA.
Notizie storiche: Questo dispositivo faceva probabilmente parte del materiale in dotazione al "Centro di Fisica Sperimentale" dell'allora denominato "Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci" di Milano. L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente. Da subito questa attività sperimentale attirò l'attenzione di funzionari ministeriali ed insegnanti. Nel frattempo, nel 1955, nel nuovo edificio del Museo, detto Monumentale, vennero collocati le aule, i laboratori, gli impianti, le officine, le sale studio, necessari per ospitare il nascente Centro di Fisica Sperimentale. Nello stesso anno venne organizzato il primo corso per insegnanti degli Istituti Tecnici, organizzato dal prof. Tommaso Collodi, già Ispettore Centrale P.I. ed allora Direttore Didattico Nazionale per l'Istruzione Tecnica. I risultati furono così soddisfacenti che anche i Licei e gli Istituti Magistrali cominciarono ad organizzarne per i loro professori. Oltre alla qualità delle attività offerte, quest'iniziativa si inseriva in un contesto di difficoltà legate alla fine della Guerra , di povertà dei gabinetti scolastici, di scarsa preparazione di molti insegnanti. Il Museo offriva alla Scuola uno strumento efficace ed immediato per risalire la china. I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione. Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali. Il prestigio del Museo e del suo Centro di Fisica ebbero autorevolissimi riconoscimenti anche in campo internazionale soprattutto attraverso l'O.C.D.E. (Organisation de Coopération et de Développement Economique) che riconosceva l'importanza dell'insegnamento scientifico e promuoveva nuovi metodi d'insegnamento e di sperimentazione. Altre due importanti iniziative si affiancarono, a metà degli anni sessanta, alle attività del Centro di Fisica: la creazione di una mostra permanente di materiale scientifico-didattico (realizzata con materiali forniti dalle ditte costruttrici) e la nascita di una biblioteca di consultazione specializzata riguardante l'insegnamento della Fisica a livello secondario. Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione fino al 1984.
Autore: E. Leybold's Nachfolger AG (costruttore) (1870/ 1967)
Datazione: ca. 1956 - ca. 1958
Materia e tecnica: plastica; metallo; gomma
Categoria: fisica
Misure: 25 cm x 18 cm x 21 cm
Collocazione
Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
Riferimenti bibliografici
Apparecchiature didattiche "Apparecchiature didattiche: Fisica : catalogo 1984", Milano 1984, p. 368
Credits
Compilazione: Ranon, Simona (2008); Reduzzi, Luca (2008)
Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/ST110-00244/
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