Il grande Ecce Homo

Hugenszoon Lucas detto Luca di Leida

Il grande Ecce Homo

Descrizione

Identificazione: Ecce homo

Autore: Hugenszoon Lucas detto Luca di Leida (1494/ 1533), inventore

Cronologia: 1800 - 1899

Oggetto: stampa

Soggetto: sacro

Materia e tecnica: bulino

Misure: 464 mm x 311 mm ca. (battuta della lastra); 447 mm x 286 mm (parte incisa)

Notizie storico-critiche: Questo foglio è entrato in Pinacoteca Repossi nel 1888 con il lascito del senatore Ferdinando Cavalli come originale di Luca di Leida e come tale è sempre stato considerato, finché gli studi condotti in occasione della mostra "Aspirazioni e devozioni. Brescia nel Cinquecento tra preghiera e eresia" tenutasi a Brescia nel 2006 hanno evidenziato che si tratta di una copia databile al XIX secolo. Tramite il confronto con un esemplare originale, sono state riscontrate numerose differenze nel disegno, unitamente ad una generale mancanza di personalità, sinonimo di una produzione di imitazione e di maniera di sapore ottocentesco, come ottocentesca è la carta utilizzata, leggera, uniforme e marcatamente ossidata. Datata 1510, l'incisione originale di Luca di Leida (Filedt Kok J.P., Lucas van Leyden. The New Hollstein Dutch and Flemish Etchings, Engravings and Woodcuts 1450-1700, Rotterdam 1996, p. 203 n. 71), pittore ed incisore sicuramente avviato ai rudimenti artistici dal padre Hugo Jacobosz., si colloca al limite estremo del primo dei tre periodi stilistici riconoscibili nella produzione grafica di questo artista e già in essa emergono elementi caratteristici della sua personalità e della sua produzione più matura quali l'elaborazione di soluzioni compositive nuove per soggetti tradizionali, l'interesse per la resa della profondità spaziale, l'importanza del mondo contemporaneo che viene vivacemente rappresentato; la struttura allungata delle figure; il gusto per la grande dimensione e per il formato orizzontale delle composizioni. In quanto all'originalità compositiva ed al trionfo della contemporaneità, la figura di Cristo è stata spostata in secondo piano sia da un punto di vista spaziale che simbolico e l'attenzione si concentra sulla folla che assiste all'evento. La narrazione si svolge entro uno spazio matematicamente definito dalle quinte architettoniche che riproducono edifici reali della Leida in cui viveva l'Artista. In particolar modo la torre alle spalle del Cristo è da identificarsi con la prigione di Gravensteen (Jacobowitz E.S./ Loeb Stepanek S., The prints of Lucas van Leyden & his contemporaries, Washington 1983, pp. 96-97 n. 30), di fronte alla quale si trovava il palco rialzato per le esecuzioni pubbliche e la ringhiera per mostrare alla folla i prigionieri. In quanto alla grande dimensione della lastra ed al formato orizzontale, essi derivano dalla Salita al Calvario di Martin Schongauer (cfr. stampa I00919) e testimoniano la volontà di Luca di Leida di eguagliare la grande impresa che tale opera aveva rappresentato. Le figure umane, un po' bamboccianti nelle opere più antiche e successivamente solide e robuste, a partire dal 1509 si fanno più allungate, inaugurando una tipologia che caratterizzerà a lungo la produzione di Luca di Leida.

Collezione: Fondo Calcografico Antico e Moderno della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Brambilla, Lia (2003); Scorsetti, Monica (2003)

Aggiornamento: Scorsetti, Monica (2007)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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