Cascina gramigna
Galli, Federica
Descrizione
Identificazione: paesaggio fluviale
Autore: Galli, Federica (1932-2009)
Cronologia: post 1983
Oggetto: stampa
Soggetto: veduta
Materia e tecnica: acquaforte
Misure: 39 cm x 39 cm
Notizie storico-critiche: Donna riservata, ma comunicativa, dal carattere forte capace di intrecciare amicizie solide e durature, ma anche di repentine e irrimediabili rotture, Federica Galli sÂ'impone nel panorama dellÂ'arte contemporanea con un linguaggio poetico e figurativo considerato in controtendenza, con una tecnica ostica come lÂ'incisione allÂ'acquaforte, che si esprime solo in bianco e nero e dà origine a multipli in unÂ'epoca dove imperano altri generi artistici (astratto, metafisico, avanguardia etc.), il colore, e vige il credo dellÂ'opera unica.
Federica Galli dimostra sin dallÂ'infanzia una speciale predisposizione al disegno e un carattere molto determinato, tanto da convincere i genitori, benestanti, ad iscriverla (è il 1946) al liceo artistico a Milano. Proseguirà gli studi allÂ'Accademia di Brera, conseguendo il diploma nel 1954.
NellÂ'osservarla si apprezzava soprattutto lo sguardo acuto e sorridente, e si apprezzava la capacità di stare in solitudine e in compagnia con la medesima disinvoltura. Così sicura di sé da non doverlo far pesare a nessuno.
La passione e la padronanza per il disegno puro, ma anche la scarsità di mezzi, che accompagnano gli anni giovanili di Federica, la spingono a dedicarsi a una tecnica particolare, quale è lÂ'incisione. È, infatti, una forma dÂ'arte che può essere realizzata in poco spazio - lo stesso che Federica condivide con delle compagne di studio - con materiali poco costosi e poco ingombranti e, soprattutto, non implica sostanze maleodoranti e nocive se non per limitate e isolate fasi di lavoro. Nei primi anni dÂ'attività trova ispirazione negli scorci della Milano che mostra le ferite dei bombardamenti che hanno sfregiato parte degli edifici della città e nei paesaggi piani e lattiginosi della pianura padana dove ha vissuto una spensierata adolescenza, lontana dal conflitto che colpiva centri più abitati; negli alberi dove rifugia le sue fantasie giovanili e dei quali sa trasferire sulle tavole lÂ'essenza poetica. Le prime piccole lastre sperimentali vengono notate e nel 1958, con acquerelli e dipinti, la galleria Prisma di Brera le dedica la prima delle innumerevoli mostre personali che verranno allestite in tutta Italia.
«In quegli anni capii che con lÂ'incisione potevo lasciare un segno importante e unico mentre nella pittura ero unÂ'artista come tanti» una riflessione per cui abbandona definitivamente la pittura, nel 1963, e che sottolinea unÂ'altra caratteristica tipica dellÂ'artista: la piena consapevolezza del proprio talento e dei propri limiti. La Galli è una delle rare artiste che si sia dedicata esclusivamente allÂ'incisione realizzando oltre mille soggetti.
La biografia di Federica Galli è contrassegnata dai viaggi culturali in giro per lÂ'Europa, dalle mostre personali e collettive - pubbliche e private -, dagli incontri fruttuosi con critici e letterati del tempo, ma anche dal succedersi degli acquisti dei torchi calcografici, dal più piccolo acquistato nel 1956 che le impone la realizzazione di opere di dimensione ridotta, allÂ'ultimo - grande e professionale - comprato nel 1964 ancora oggi in uso nella fondazione voluta dallÂ'artista per disposizione testamentaria. Il torchio è uno strumento indispensabile allÂ'incisore a cui la Galli ha dato grande importanza, così come a tutto ciò che ha riguardato il suo mestiere. Sin da giovane gli amici e i collaboratori riferiscono unÂ'attenzione maniacale verso i dettagli: per gli attrezzi e i materiali, così come per la fase inventiva. QuestÂ'ultima consta di tre fasi di lavoro, quella creativa tipica del mestiere dÂ'artista e quella tecnica che nellÂ'incisione consiste di due momenti: lÂ'incisione vera e propria della matrice e, successivamente, la stampa su foglio di ciò che si è inciso. La fase inventiva e creativa della Galli inizia con lunghe e meditate osservazioni della natura dove esegue le prime linee sulla matrice, en plein air; un metodo di lavoro considerato normalmente proibitivo per lÂ'incisore allÂ'acquaforte e nel passato praticato, si favoleggia, solo dal grande Giambattista Piranesi. Dopo alcuni giorni di lavoro dal vero la Galli si trasferisce nello studio dove rifinisce i dettagli, per giorni o settimane. Completata lÂ'incisione della matrice questa viene immersa nellÂ'acido (acqua forte) perché corroda i segni scalfiti nella vernice in modo che diano il risultato voluto. La tecnica dellÂ'incisione ha in Rembrandt uno dei massimi maestri della nostra storia, la Galli ha modo di osservare i suoi capolavori nel 1956 in occasione della più imponente retrospettiva mai dedicata al maestro olandese nella serie di mostre organizzate fra Amsterdam, Rotterdam e Leyden, in un viaggio di studio che ne precederà molti altri e dal quale viene, a sua detta, folgorata.
LÂ'intelligenza, la sensibilità e la disciplina ferrea della Galli la portano, nellÂ'arco della sua vita, a conoscere critici, studiosi, galleristi e collezionisti competenti e generosi che la stimoleranno enormemente e contribuiranno alla sua crescita intellettuale e arti
Collocazione
Non specificata.
Credits
Compilazione: Boccaletti, Paola (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/6e030-00029/
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