Compreso in: Villa Camilla - complesso, Domaso (CO)
Villa Camilla - complesso
Domaso (CO)
Indirizzo: Corso Garibaldi, 69 (Nel centro abitato, isolato) - Domaso (CO)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Configurazione strutturale: Il complesso di Villa Camilla, composto dalla villa e dal parco, si affaccia direttamente verso il lago ed è ubicato tra il centro storico di Domaso e la recente espansione edilizia. L'originario sistema architettonico comprendeva anche, a nord, le antiche pertinenze rurali della proprietà (un caseggiato rustico con torchio, la cantina e la ghiacciaia) e a ovest, adiacente alla villa, un edificio di pertinenza, oggi di proprietà privata ad uso abitativo. Gli accessi principali sono a sud e a nord, entrambi caratterizzati da cancellata in ferro battuto; l'ingresso settentrionale è in asse con il viale alberato di impianto storico. La villa, attualmente sede municipale, è ubicata in prossimità del confine sud dell'area recintata e si sviluppa con pianta rettangolare compatta su due piani; il parco si estende invece prevalente a nord, alle spalle dell'edificio
Epoca di costruzione: prima metà sec. XVII
Comprende
Descrizione
Villa Camilla, attuale sede del Comune di Domaso, sorge ai limiti del centro storico in fregio alla statale Regina che la separa dal lago. L'edificio è preceduto da una cancellata monumentale settecentesca, proveniente dalla Villa Giulini di Sorico, ed è costituito da un blocco a pianta rettangolare su due piani affiancato da un corpo di fabbrica più basso, un tempo destinato ad ospitare le funzioni di servizio. La facciata principale della villa presenta un disegno simmetrico ed è caratterizzata da un portale centrale in serizzo, con soprastante balconcino su mensole in pietra, e da bugne angolari. Le aperture ai piani superiori sono decorate con cornici dipinte di gusto tardo barocco.
L'interno, organizzato su ampi locali disposti parallelamente alla facciata principale, è stato oggetto di interventi di adeguamento, per ospitare le nuove funzioni, che hanno interessato anche le decorazioni interne ampiamente riprese. Si accede all'edificio attraverso un vestibolo d'ingresso che presenta una decorazione a motivi vegetali e conduce all'ampio atrio, in corrispondenza del portale in facciata, da cui parte la scala che sale al piano superiore collocata sul lato occidentale della villa.
Attorno all'atrio si sviluppano gli altri locali che compongono il piano terra fra cui il salone principale con decorazioni di gusto neoclassico a caratteri geometrico-floreali, una sala con decorazioni floreali di gusto settecentesco ma probabilmente riprese ed una sala con decorazioni monocrome a disegno geometrico di gusto neoclassico che raffigurano candelabre, elementi architettonici e medaglioni con busti di personaggi. Lungo le pareti della scala si conservano decorazioni con motivi di paesaggi a monocromo. I locali al piano superiore seguono lo stesso schema distributivo del piano terra e sono organizzati attorno al salone centrale, in asse con il portale d'ingresso, dove si conserva un camino in pietra. La sala affacciata sul giardino presenta una fascia decorata sotto il soffitto ligneo in cui sono raffigurati gli stemmi di alcune famiglie che ebbero relazioni con i proprietari della villa. Attorno all'edificio si sviluppa il parco che comprende una parte formale con aiuole, sul lato sud ed est, e una porzione che ospita numerose piante di camelia ma anche piante ad alto fusto (sequoie, larici) ed una finta grotta realizzata nel XIX secolo.
Notizie storiche
L'edificio risale al XVII secolo ed era inizialmente la casa di abitazione della famiglia Ghezzi. Successivamente l'immobile venne acquistato dal Conte Filippo Antonio Calderara che lo ampliò e lo trasformò in una "casa da nobile" con relativo giardino. A seguito della morte del Conte, avvenuta nel 1753, la proprietà passò in eredità al nipote Bartolomeo, marito di Vittoria Peluso, con la quale risiedeva nella Villa d'Este a Cernobbio. Una perizia del 1790, eseguita dall'agrimensore Antonio Crippa, documenta la consistenza dell'immobile a quella data che coincide sostanzialmente con l'attuale. Nella planimetria infatti sono riconoscibili il blocco rettangolare della villa, il corpo di servizio sul lato ovest, gli edifici rustici nella parte nord del giardino e la muratura perimetrale del parco.
All'epoca la villa aveva un accesso diretto al lago da cui era separata solo da un passaggio pedonale mentre la strada pubblica correva lungo il perimetro ovest della proprietà. Dopo la morte di Bartolomeo Calderara, avvenuta nel 1806, la moglie ereditò la proprietà e si risposò con Domenico Pino, generale dell'esercito napoleonico. La villa fu successivamente venduta nel 1837 a Francesco Lampugnani come documenta una perizia sugli stabili e i fondi eseguita da Giovanni Biella. L'edificio, che era ancora denominato "Casa Calderara", rimase alla famiglia Lampugnani fino al 1866 quando, a seguito della morte di Francesco Lampugnani e dell'assegnazione in eredità al figlio Giuseppe, la villa fu venduta per far fronte a difficoltà economiche. I nuovi proprietari furono i coniugi inglesi Samuel Hill ed Emma Gryllis che mantennero la proprietà fino al 1903 quando venne acquistata dal Conte Giuseppe Maria Sebregondi. Questi fece eseguire alcuni interventi di decorazione, fra cui la sala con gli stemmi familiari al primo piano, e diede la nuova denominazione all'edificio in onore della sua prima moglie Contessa Camilla Barbiano di Belgioioso. Alla morte del conte Sebregondi, nel 1944, la villa passò in eredità ai nipoti Carlo e Giovanni che più tardi, nel 1952, la vendettero al Comune di Domaso che ne fece la sede del Municipio. A partire dal 2004 la villa è stata oggetto di un intervento di restauro che ha riguardato in principal modo il piano nobile.
Uso attuale: villa: uffici
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Riferimenti bibliografici
Pescarmona, D./ Rossi, M./ Rovetta, A., Alto Lario Occidentale, Como 1992
Zecchinelli, M., Le tre Pievi: Gravedona Dongo Sorico, Menaggio 1995
Classe II A, Scuola Media Carlo Linati, Gravedona, Domaso. Un paese sul filo della memoria, Gravedona 2004
Guida Italia, Lombardia Guida d'Italia del Touring Club Italiano, L'Alto Lago: da Menaggio a Colico, Milano 2005
Zecchinelli, M., L'Alto Lario, Como 1966
AA. VV., Domaso. Vicende e immagini nel tempo, Milano 2004
Credits
Compilazione: Catalano, Michela (2007); Leoni, Marco (2007)
Aggiornamento: Galli, Maria (2009)
Descrizione e notizie storiche: Leoni, Marco
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO250-00423/
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