Palazzo Clerici

Milano (MI)

Indirizzo: Via Clerici 5 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Il palazzo si presenta con una lunga facciata su via Clerici, rientrante, per permettere un agevole accesso alle carrozze. Il corpo principale si sviluppa su tre piani fuori terra e si articola ad ovest attorno ad una grande corte quadrata con un portico a tre fornici retto da colonne binate al centro del corpo principale e un portico a cinque fornici che si estende per tutta la lunghezza del fabbricato posteriore ovest su due piani fuori terra (come le altre due ali), oltre il quale si apre una seconda corte a giardino. All'interno, uno scalone d'onore con la balaustra ricca di statue porta al piano nobile, ricco di sale affrescate, tra stucchi e decorazioni. Al piano nobile si conserva anche la grande galleria affrescata con la Quadriglia del sole (1743) del Tiepolo

Epoca di costruzione: secondo quarto sec. XVIII

Autori: Tiepolo, Gianbattista, decorazione; von Pacassi, Nikolaus, rifacimento; Barbantini, Nino, restauro

Descrizione

Una raccolta di versi, data alle stampe nel 1740, è dedicata "al merito singolarissimo del Sig. Gio. Battista Tiepolo celebre pittore veneto immitatore di Paolo Veronese, in occasione che si trova in Milano a dipingere nella Casa di S.E. il Marchese D. Giorgio Clerici etc. nell'anno 1740", ed in essa il parallelo Veronese-Tiepolo si risolve nel madrigale finale a favore del secondo. Al Tiepolo venne affidata in Palazzo Clerici la decorazione della volta della galleria al piano nobile, un ambiente dalle proporzioni malagevoli, estremamente dilatato in lunghezza, probabilmente per condizionamenti imposti da preesistenze architettoniche. Intorno al Carro del Sole preceduto da Mercurio, sullo sfondo immenso del cielo striato da nubi bianche e rosate, sono dislocati diversi gruppi figurali di divinità mitologiche (fra cui quello bellissimo di Venere e Saturno), mentre lungo i bordi si susseguono le allegorie delle quattro parti del mondo allora conosciute, delle Arti (entro l'allegoria della Pittura il Tiepolo ha lasciato il suo autoritratto) e altre divinità marine e fluviali. Gli stucchi dorati fortemente aggettanti delle cornici si fondono con le boiseries pure dorate sulle pareti, collegando lo spazio architettonico reale (peraltro già suggestivamente dilatato e moltiplicato dal reciproco riflettersi delle specchiere contrapposte e sfavillanti di luci) con quello immaginario della volta. In questo capolavoro di fantastico illusionismo il Tiepolo anticipa direttamente, nei contenuti iconografici e nelle scelte formali, l'impresa pittorica assai più imponente dello scalone e della Sala Imperiale del Vescovado di Würzburg (1750-52), uno dei massimi vertici del rococò europeo.
Nella corsa della quadriga di Apollo attraverso il cielo vede il sole dell'Austria che si solleva ad illuminare il mondo (nel 1740 Maria Teresa era salita al trono), oppure una celebrazione del mecenatismo di Antonio Giorgio (e più generalmente del casato Clerici), suggerita dalla giustapposizione di Apollo e Mercurio, protettori delle Arti e delle Scienze. Negli inventari settecenteschi la galleria è menzionata come "galleria grande " o "galleria degli intagli", denominazione che prende spunto dai sontuosi rilievi intagliati e dorati di Giuseppe Cavanna, raffiguranti episodi della Gerusalemme liberata, la cui fonte iconografica è stata identificata nelle illustrazioni predisposte dal Piazzetta per l'edizione veneziana dell'Albrizzi del poema tassesco, data alle stampe nel 1745: una ulteriore indicazione della gravitazione di gusto di Antonio Giorgio Clerici verso il rococò veneziano. Forse più tardo è l'inserimento nella galleria della serie di arazzi seicenteschi fiamminghi con Storie di Mosè, le cui incorniciature si avvicinano già al primo neoclassicismo. Giuseppe Cavanna con la sua bottega intervenne nel palazzo anche nella decorazione a stucco e intaglio della cosiddetta "Stanza del Maresciallo", in cui il tema iconografico è costituito dalle Fatiche di Ercole e altre Storie mitologiche, e del piccolo ambiente noto come "Boudoir di Maria Teresa", che documenta il gusto per le cineserie tipico del Settecento.
Alla committenza di Antonio Giorgio, fra la fine degli anni Trenta e negli anni Quaranta del Settecento, vanno fatti risalire in altri ambienti del piano nobile gli affreschi del cremonese Giovan Angelo Borroni e di Mattia Bortoloni. Quest'ultimo maestro di scuola veneta, vero e proprio alter ego del Tiepolo in Lombardia, dalla vena ironica, spiritosa e brillante, è bene rappresentato nel palazzo: sua è la medaglia sulla volta dello scalone (con l'Apoteosi di Giorgio II Clerici, omaggio del pronipote al maggior artefice della fortuna del casato); suoi gli affreschi sulle volte di due ambienti dell'appartamento privato di Antonio Giorgio. Suo, infine, pur se appesantito da rimaneggiamenti, l'affresco sulla volta della "Galleria dei quadri", che ospitava anticamente l'importante collezione di dipinti, dispersa.

Notizie storiche

Il secondo ingaggio di Tiepolo a Milano, (dopo il Palazzo Archinto di Via Olmetto) fu certo favorito dalla circostanza che la madre del committente, Antonio Giorgio Clerici, era Maria Archinto, figlia di Carlo III Archinto, il primo committente milanese del maestro. Per la morte precoce del padre Carlo Giorgio nell'assedio di Belgrado del 1717, e del nonno Carlo Francesco nel 1722, a sette anni Antonio Giorgio (1715-1768) era divenuto l'unico erede del patrimonio del ricchissimo bisnonno Giorgio II (1648- 1736). Alla morte di questi, il 14 dicembre del 1736, Antonio Giorgio gli succedette, oltre che nei beni, nei titoli di marchese di Cavenago, signore di Cuggiono e marchese di Trecate, e inaugurò una politica di magnificenza, volta ad incrementare il prestigio familiare anche attraverso il rinnovamento della dimora milanese, lussuosamente riqualificata in forme rococò negli apparati pittorici e decorativi e negli arredi. Il palazzo, situato nell'antica contrada del "Prestino dei Bossi", era frutto di un'oculata serie di acquisizioni e di accorpamenti, a partire da un primo edificio acquistato nel 1653. Nell'arco di poche generazioni la famiglia Clerici, originaria di Como, era riuscita a compiere l'ascesa sociale dall'esercizio della mercatura e dell'attività feneratizia alla nobiltà: una scalata scandita dal conseguimento del titolo marchionale nel 1666 da parte di Pietro Antonio, dal brillante cursus honorum percorso nella burocrazia togata da Giorgio II, senatore dal 1684, presidente del Magistrato ordinario dal 1695, presidente del Senato dal 1717, e culminata con l'aggregazione al patriziato cittadino ottenuta nel 1739 da Antonio Giorgio.
Antonio Giorgio fu suddito fedelissimo di maria Teresa d'Austria. La sua carriera militare e diplomatica si svolse infatti con dispendioso sfoggio di ostentazione al servizio della dinastia asburgica, culminato nell'inverosimile sfarzo con cui giunse in missione a Roma in veste di ambasciatore cesareo nel 1758 al conclave seguito alla morte di Benedetto XIV, che elevò al pontificato Carlo Rezzonico (Clemente XIII). Il corteo è raffigurato in un dipinto di Antonio Cioci un tempo nella quadreria del palazzo e oggi nelle Civiche Raccolte d'Arte Antica del Castello Sforzesco: Antonio Giorgio esibiva un'uniforme con una bottoniera di brillanti, e procedeva in una carrozza trainata da cavalli ferrati d'argento. In segno di riconoscimento per tale onerosa fedeltà, che portò alla dissipazione del pur ricchissimo patrimonio familiare, egli venne creato nel 1759 cavaliere del Toson d'Oro, la più prestigiosa onorificenza imperiale.

Uso attuale: intero bene: uffici

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà Stato

Accessibilità: Previo appuntamento concesso dalla segreteria ISPI: tel. 02/878266.

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)

Aggiornamento: Marino, Nadia (2016)

Descrizione e notizie storiche: Coppa, Simonetta

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

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