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Chiesa del S. Sepolcro

Milano (MI)

Indirizzo: Piazza del Santo Sepolcro - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Un atrio con due cappelle precede la navata principale su colonne corinzie, fiancheggiata da navatelle e sovrastanti matronei. la crociera è sormontata da un tiburio a forma quadrata. Il transetto è è chiuso da due absidi contrapposte. la cancellata che la divide dalla piazza è stata disegnata da Leopold Pollack. Attraverso due passaggi, i cui accessi sono all'inizio e ai lati della navata centrale, si scende alla cripta a cinque navate, divise da esili colonnine.

Epoca di costruzione: secondo quarto sec. XI

Autori: Trezzi, Aurelio, restauro; Ricchino, Francesco Maria, progetto atrio; Pollack, Leopold, cancellata; Nava, Cesare, restauro facciata; Moretti, Gaetano, restauro facciata; Annoni, Ambrogio, recupero e cambio di destinazione d'uso; Minali, Alessandro, recupero e cambio di destinazione d'uso

Descrizione

La scoperta della carta di fondazione del 1030, a suo modo straordinario, ci consente di riconoscerla ancora nelle strutture che ci sono pervenute. Nel testo Benedetto Rozo iniziava un'accurata descrizione della fabbrica premettendo che essa era in modum crucis cum tribus tribunis aequaliter constitutis in honore Sanctae Trinitatis, e descrivendo dunque in modo inequivocabile l'impianto presbiteriale a triconco, concepito sin dall'origine quale simbolo trinitario. Nelle intenzioni del fondatore la chiesa era un insieme di septem ecclesias consacrate alla vita e alla passione di Cristo. La prima di esse, elencate secondo lo svolgimento della Storia Sacra, era quella dell'Annunciazione che trovava posto al di sopra dell'antica sacrestia, posta con ogni probabilità a ridosso della campata angolare tra le absidi nord ed est. In una corte che recintava lo spazio antistante la chiesa Benedetto aveva in programma di costruire due cappelle allineate sull'asse della chiesa consacrate alla Natività e al Battesimo. Era invece già da un po' avviato il cantiere della fabbrica maggiore, a sua volta articolata in una moltitudine di santuari. La chiesa al piano con il suo chevet triconco era la chiesa consacrata alla Passio Christi. La cripta, che doveva sin dall'origine ospitare una copia della tomba di Cristo, era la chiesa del Sepolcro. Al piano basso del Westbau, tra le due torri gemelle che simboleggiavano l'Antico e il Nuovo Testamento, era ubicata la chiesa della Resurrezione, mentre nella tribuna superiore trovava posto l'altare dell'Ascensione. Due altre cappelle infine, consacrate ai Patriarchi e ai Profeti dovevano fiancheggiare l'avant-nef ma, come per le cappelle della Natività e del Battesimo, non abbiamo al momento elementi per stabilire se esse siano state effettivamente costruite.
Il partito architettonico del Santo Sepolcro milanese è certamente un unicum nel panorama dell'architettura romanica lombarda. La chiesa, molto rimaneggiata al suo interno nel corso del XVII secolo, misura circa 30 metri di lunghezza, per una larghezza che raggiunge i 12 metri circa nella navata e i 15 nel settore absidale. Il corto settore longitudinale a tre navi si conclude infatti in un triconco con una campata di incrocio quadrata. Le navatelle sono sormontate da matronei, oggi nascosti da finestre seicentesche, mentre due coretti alti si situano nei settori angolari ai lati dell'abside orientale. Al momento tanto le navatelle quanto le gallerie superiori sono voltate a crociera, il coro e i bracci del transetto hanno invece volte a botte che risalgono almeno al Trecento, stando a frammenti di decorazione pittorica rinvenuti in una recente campagna di restauro. Le medesime pitture decoravano la volta a crociera della campata di incrocio mentre la navata centrale ha una volta a botte longitudinale frutto di un rifacimento del XIX secolo. Del tutto particolare è la conformazione del settore occidentale del Santo Sepolcro. La facciata è inquadrata da due torri campanarie arretrate rispetto alla linea della fronte che appartengono all'articolazione planivolumetrica di un vero Westbau, dotato di tribuna alta a cui si accede tramite le scale a chiocciola sistemate nei campanili. Queste ultime oltre a garantire il servizio degli spazi superiori costituiscono anche l'unico accesso alla cripta, senza dubbio lo spazio più impressionante dell'intera fabbrica. Si tratta infatti di un ambiente che si sviluppa al di sotto dell'intera chiesa al piano e del nartece, dalla facciata alle absidi. Scendendo dalle torri si incontrano due corridoi posti sotto le navatelle della chiesa superiore e che comunicano tramite scale con il settore mediano della cripta.
È però soprattutto interessante notare che il matroneo fa qui la sua prima apparizione nel panorama dell'architettura romanica dell'Italia del Nord. Dalla chiesa canonicale si poteva così salire sui matronei, spazio forse destinato a particolari categorie di fedeli.

Notizie storiche

Venne fondata il 6 dicembre del 1030 da Benedetto Rozo, discendente di più generazioni di magistri monetae della zecca imperiale. La chiesa fu eretta nella porzione meridionale dell'antico Foro urbico che era entrato dalla fine del X secolo tra le proprietà della famiglia. Ma i dati archeologici portano a una datazione nel secondo quarto dell'XI secolo per l'avvio del cantiere, proseguito forse fin verso il 1050. La conformazione originaria, ancora intuibile sotto le forme barocche, ci viene restituita da disegni e piante come quello summenzionato di Leonardo e altri di fine XVI secolo reperiti presso l'Archivio degli Oblati di Rho, nonché da alcune relazioni di visite pastorali e fonti archivistiche. Esse ci forniscono ad esempio indicazioni sugli antichi sostegni di navata, che dovevano essere colonne forse di reimpiego, anche sull'incrocio, che vennero sfilate, e sostituite attorno al 1620 con le attuali monumentali colonne dai capitelli corinzi, senza distruggere il soprastante matroneo. Quest'ultimo poteva avere l'aspetto di una loggia e rassomigliare a quelli delle chiese ottoniane tipo Gernrode.
Le fonti consentono di intravedere invece, dietro l'ambiziosa politica artistica dei Rozonidi, l'attività di un personaggio del calibro di Ariberto da Intimiano (Schiavi 2007a). La famiglia di Benedetto aveva forse contatti diretti con l'arcivescovo. A quest'ultimo, almeno dalla fine del X secolo, sembra fosse sottoposta la Zecca Imperiale entro cui la famiglia dei Rozonidi aveva costruito le sue fortune.
L'arcivescovo Ariberto da Intimiano beneficiò la chiesa appena fondata di una donazione annua nel suo famoso testamento del 1034, redatto poco prima di partire in missione militare in Borgogna contro Oddone di Champagne.
Qualche luce sulle più antiche vicende storiche della Santa Trinità vengono dalla Passio Arialdi di Andrea da Strumi, la biografia del santo patarino Arialdo (Andrea da Strumi 1994). Nel testo la chiesa di Rozone è ricordata come luogo d'asilo inframuraneo del movimento riformatore, e in particolare come rifugio dei patarini a seguito delle sommosse del giorno di Pentecoste 1066, al termine delle quali i sostenitori del vescovo Guido da Velate costrinsero Arialdo all'esilio.
15 luglio del 1100: si attesta la consacrazione di un altare della chiesa (probabilmente quello della cripta), e l'istituzione di una grande processione del clero ordinario che tutti gli anni doveva recarsi dalla cattedrale alla chiesa di Rozo per festeggiare l'anniversario della presa di Gerusalemme. È nel diploma di Anselmo IV che la chiesa fondata da Benedetto viene chiamata per la prima volta con il titolo di Santo Sepolcro, titolo che si aggiunge alla dedicazione iniziale alla Santa Trinità e che sarà destinato nel corso del tempo a prendere il sopravvento. Nello stesso documento si fa esplicita menzione di una copia architettonica del sepolcro di Cristo.
Sappiamo anche che già prima dei restauri seicenteschi le navatelle erano voltate a crociera, ma possiamo solo supporre che tali coperture rimontassero alla fase romanica della fabbrica. Per contro è quasi certo che navata centrale e tribune fossero inizialmente a copertura lignea. Gli antichi sostegni di navata, dovevano essere colonne forse di reimpiego, anche sull'incrocio, vennero sfilate, e sostituite attorno al 1620 con le attuali monumentali colonne dai capitelli corinzi, senza distruggere il soprastante matroneo.
Verso il 1700 il completo rifacimento della tribuna alta portò la completa integrazione delle prime due campate occidentali al corpo della chiesa trinavata.
La navata centrale ha una volta a botte longitudinale frutto di un rifacimento del XIX secolo.
La facciata si presenta oggi quale frutto dei restauri di Gaetano Moretti e Cesare Nava degli anni 1894-1897.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa; sotterraneo: foro romano

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)

Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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