Chiesa di S. Martino
Carugo (CO)
Indirizzo: Via S. Martino - Carugo (CO)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: sorge su un pianoro in cui correva l'antico tracciato della strada romana che univa Como a Milano. La chiesa, ad un'unica navata, con tetto in legno, ha esterno intonacato e costruito con pietre e tufo. All'interno della chiesetta si trovano affreschi pittorici risalenti al secolo XI.
Epoca di costruzione: sec. XI - sec. XVI
Descrizione
La metà destra della parete sud (a sinistra entrando) conserva un ciclo dedicato a san Martino. Da sinistra in alto: Morte del santo, Furto delle spoglie, Arrivo delle spoglie a Tours, Messa miracolosa di sant'Ambrogio, Funerali del santo. Frammenti sulla metà sinistra della parete alludono forse ai martiri di Anaunia: Alessandro, Sisinnio e Martirio..
Il registro superiore dell'antica controfacciata allinea gli Apostoli ai lati di Cristo in trono; in quello intermedio si riconoscono i tre Patriarchi con le anime in seno e scene infernali. Il terzo ovest della parete nord ospita tre episodi dei Progenitori: Peccato originale, Cacciata, Lavoro. Lo spazio restante è dedicato a scene martiriali in cui Elena Alfani (2000) ha identificato la vicenda dei Cinque martiri di Sebaste.
La presenza di Ambrogio, del candelabro a croce, del rito di benedizione del diacono, dei santi Casto e Polemio (reliquie rinvenute nel 1105 in S. Maria della Porta a Milano), connota il ciclo di san Martino in senso ambrosiano. Medesimo intento avrebbero avuto le storie dei martiri di Anaunia, le cui reliquie erano conservate ab antiquo in S. Simpliciano a Milano. Più difficile rendere conto dei martiri di Sebaste, santi armeni dal culto diffuso nell'Oriente bizantino: forzatamente, Alfani vi legge un'allusione alle turbolente vicende di Milano e dei Da Giussano. Più che un Giudizio finale, per il quale mancano Resurrezione dei morti e Divisione fra giusti e reprobi,
la controfacciata mostra l'Aldilà prima della fine dei tempi, e di riflesso il ruolo della Chiesa quale medium fra fedeli e salvezza in Cristo. A tale tematica si riallaccia l'adiacente Peccato originale, riscattato dal lavoro dei Mesi (Formenti c.s.) dispiegati sullo zoccolo dall'inizio del ciclo di san Martino al Lavoro dei Progenitori, nella parte di aula dedicata all'esaltazione della Chiesa. Invece che i già ipotizzati Gemelli, le due ben separate figure sud-ovest raffigurano Marzo, di cui si scorge il corno, e Aprile ([april]is), figura frontale con gli avambracci aperti a stringere una doppia fronda e un oggetto scomparso. Sotto i Patriarchi si intravvede Luglio, con il bastone per battere le messi, mentre sotto le scene infernali si susseguono una botte, grappoli d'uva e un contadino che semina, per Settembre e Ottobre. Il frammento sotto Adamo che zappa apparterebbe a Novembre o Dicembre (l'asta potrebbe reggere il maiale), seguito da quadrupedi che accompagnano le cruente scene di martirio. Nonostante i tentativi di individuare fasi distinte, il decoro dipinto mostra coerenza e unitarietà, e convincenti argomentazioni iconografiche (Alfani) lo collocano nel secolo xii, ma verosimilmente non oltre il primo quarto, anche per le affinità formali con il ciclo di san Martino dell'omonima cappella di Corrubio di Negarine in Valpolicella.
Notizie storiche
La cappella di S. Martino sorse lungo la direttrice Mediolanum-Comum, sulla sommità di un colle fra Mariano Comense e Carugo, all'interno del castrum di Gattedo, almeno dal xiii secolo feudo della famiglia milanese dei Da Giussano. Divenuto a quanto pare rifugio di eretici, il castrum fu demolito nel 1258 per decreto di papa Innocenzo IV ma nel rispetto della chiesa, la cui prima attestazione risale al Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (fine secolo xiii): "In Marliano loco Gatheo. Ecclesia sancti Martini". Non fosse per i dipinti murali, si faticherebbe a riconoscere in S. Martino una chiesa romanica. Crollata l'abside nel secolo XVI, l'altare fu spostato sul lato opposto e l'attuale accesso ricavato nel tamponamento orientale. Realizzata in ciottoli misti a pietrisco e laterizi, l'aula misura 8,45 x 6,25 m e insiste su un ambiente di analoghe dimensioni, la cui scarsa accessibilità non ha consentito di chiarirne datazione e funzione. Strutture abitative in aderenza al lato sud occludono le due uniche monofore, con arco a pieno centro e strombatura pronunciata. Un articolato decoro murale, in stato di degrado già nel xvi secolo e oggetto di due restauri (1967, 1991-93), si strutturava in zoccolo figurato, meandro, due registri narrativi, meandro di coronamento (obliterato dal ribassamento del soffitto).
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Scirea, Fabio
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; EliOrni
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00776/
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