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Basilica di Santa Maria in Calvenzano
Vizzolo Predabissi (MI)
Indirizzo: Via della Basilica, 0(P) (fuori dal centro abitato integrato con altri edifici) - Vizzolo Predabissi (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Edificio con pianta a croce latina a sette campate, a tre navate con tre absidi. E' lungo 26 metri più 4 dell'abside e largo 16. Le murature perimetrali portanti sono in mattoni pieni disposti in piano, a spina di pesce e con inserti in pietra di varia origine e materiali di spoglio. I pilastri delle navate sono polistili a due dimensioni alternate. Il soffitto è a cassettoni in legno di abete e pioppo. Volte a padiglione coprono le navate laterali. Il tetto ha una grossa orditura in rovere e manto di copertura in coppi.
Epoca di costruzione: sec. X - sec. XV
Descrizione
La chiesa romanica, connessa al gruppo di chiese derivate dal S. Ambrogio di Milano, è di pieno e tardo xii secolo. Fu costruita in laterizio a partire da est, con largo impiego della tecnica a spinapesce, conservando la chiesa più antica fin quando possibile. I laterizi sembrano appositamente prodotti per il cantiere. Non ha transetto, ma una successione di sette campate a sostegni alternati deboli e forti, entro le quali sono ancora riconoscibili le quattro dei laici, le due del coro monastico e l'ultima del santuario a collaterali comunicanti. Il campanile, non più esistente, era sul collaterale sud.
Porter (1915-17) accentuava l'idea di fasi distinte, mentre Arslan e Merati hanno insistito sull'unità del cantiere. Stefania Jorio ha documentato un sostanziale mutamento nella composizione delle fondazioni dei perimetrali (da ciottoli a laterizi) rispettivamente all'altezza della terza campata da est (parete sud), e all'altezza della quinta campata (parete nord). All'altezza della quinta campata, inoltre, l'elevato della navatella settentrionale non è più eseguito con la tecnica dei laterizi a spinapesce, ma dei mattoni posati in orizzontale. Ciò non significa necessariamente che siano trascorsi tempi lunghissimi di intervallo fra ogni tranche, ma può avere un preciso significato in rapporto alla chiesa preesistente. è cioè probabile che si costruissero prima le tre campate orientali (santuario e coro), potendo conservare in tal modo intatta - e utilizzare nel frattempo - la chiesa più antica. Il prolungamento del perimetrale nord fino alla quinta campata attesterebbe d'altro canto il progetto di una chiesa più corta dell'attuale di almeno due campate, ma ciò non può essere ritenuto certo. Quando si poterono utilizzare le tre campate orientali (con facciata e copertura provvisorie), si dovette abbattere la vecchia chiesa. Solo a questo punto il cantiere poteva riprendere, con la finale decisione di un edificio ancora più lungo a ovest (e dotato di nartece) e con una tecnica diversa per le fondazioni e per gli elevati. Le fondazioni delle due absidi superstiti (centrale e nord) reimpiegano elementi architettonici e frammenti di sarcofagi tardoantichi. Le due campate occidentali della navata nord, oltre a non utilizzare più il laterizio ad opus spicatum, hanno monofore senza il motivo decorativo a rombi o triangoli attorno all'archetto che figura nelle altre campate sia all'interno che all'esterno. La monofora originaria e i tardi fornici "sopracigliati" a fondo inclinato del coronamento dell'abside centrale non possono precedere di molto la metà del XII secolo.
Sulla facciata l'archivolto raffigura storie dell'Incarnazione, con particolare riguardo a Maria, che è la titolare della chiesa. Il portale maggiore è affiancato da due nicchie piatte cieche (in origine affrescate), mentre la zona superiore della facciata era caratterizzata da una serie di aperture ad altezze decrescenti dal centro ai lati, ancora restituibili. Sotto gli spioventi erano inseriti bacini ceramici.
Sono da segnalare i gradevolissimi accostamenti policromi di laterizio e pietra in tutto il settore absidale e nella navata nord. Volte fortemente incupolate esistono solo nelle navate laterali, mentre la centrale possiede una recente copertura lignea. I pilastri forti evidenziano verso la navata maggiore serventi ora interrotti, ma che in origine dovevano sorreggere archi traversanti la capriata lignea. Inizialmente si pensava certo di voltare la navata, ma già al momento di costruire le arcate i serventi furono connessi alla triplice ghiera degli archi, forse per difficoltà di natura statica. Si può dunque solo osservare che i pilastri a fascio risentono "della situazione successiva alla introduzione della volta costolonata, con richiami specifici alla basilica ambrosiana".
Anche se a Calvenzano non esiste transetto, gli archi trasversali connotavano in origine zone liturgiche distinte, omologhe a quelle di altre chiese cluniacensi lombarde.
Notizie storiche
Una chiesa preesistente fu donata a Cluny al tempo dell'arcivescovo di Milano Anselmo III (1088-1093) e nel 1095 era elencata tra le obbedienze di S. Marco di Lodi come Sancta Maria de Calventiano. Era già diventata priorato nel 1144. Uno scavo archeologico diretto dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia ha rivelato, sotto la chiesa romanica di xii secolo costruita dopo la costituzione del priorato, due fasi più antiche: una forse tardoantica con abside occidentata, e una altomedievale con abside orientata, che sfruttò i muri perimetrali della precedente e forse conservò anche l'abside primitiva. Si è così per la prima volta verificato l'utilizzo da parte dei cluniacensi (almeno per qualche decennio) di una chiesa di antica fondazione, seppur nel suo riadattamento altomedievale.
All'estremo opposto una cronologia della facciata nella seconda metà dello stesso secolo è indotta dal famoso archivolto scolpito del portale centrale, che nulla ha a che vedere con le lastre funerarie di Alberto da Prezzate a Pontida e si collega invece alla "Scuola di Piacenza" e alla cultura lodigiana della seconda metà del XII secolo.
Gli arconi colleganti i contrafforti del fianco nord, con evidente funzione statica, sono di una fase successiva.
Nonostante si tratti di chiesa tarda (la più tarda delle cluniacensi superstiti a tre navate, assieme a Robbio) e nonostante fosse edificata da maestranze ben radicate nella cultura locale (tra Milano, Lodi e Pavia), la "struttura profonda" degli spazi liturgici dei priorati più antichi era ancora presente. La chiesa preesistente venne conservata finché Calvenzano era obbedienza di S. Marco. Dopo la trasformazione in priorato (già avvenuta nel 1144) si dovette pensare a una ricostruzione, che tuttavia non prese le mosse che poco prima della metà del XII secolo, e fu conclusa forse dopo qualche decennio, con vicende alterne non esattamente ricostruibili. È da segnalare per l'interesse iconografico il trecentesco affresco absidale con l'Incoronazione della Vergine (Zardoni 2001).
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa; intero bene: magazzino/ granaio/ chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Riferimenti bibliografici
L'arte nel territorio di Melegnano, Milano 1977
Della Casa R., Calvenzano: la sua Pieve, le chiese dipendenti, Bologna 1922
Mirabella Roberti M., S. Maria Assunta di Calvenzano, Milano 1967
Sala G.L., Appunti su Santa Maria Assunta in Calvenzano, Melegnano 1964
Gatti Perer M.L., La Basilica di Calvenzano, Milano 1967
Credits
Compilazione: Sibra, Graziella (1989)
Aggiornamento: Falsitta, Nicola (1998); Andreoli, Ombretta (2001)
Descrizione e notizie storiche: Piva, Paolo
Fotografie: Mascione, Maria
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-07843/
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