Monastero di Santa Maria di Pomposa, benedettini (sec. IX - sec. XVIII)

Sede: Modena

Tipologia ente: ente ecclesiastico

Progetto: Archivio di Stato di Milano: Anagrafe degli archivi (guida on-line)

Stando alle testimonianze archeologiche, un primo nucleo di quella che sarebbe poi divenuta l'abbazia di Pomposa sorse lungo l'asse della via Romea, all'altezza del passo del Po di Volano, probabilmente attorno al VI secolo; la prima attestazione scritta risale invece all'874.
Nei secoli seguenti l'abbazia, fatta oggetto della protezione imperiale, direttamente dipendente dalla Santa Sede che l'aveva resa esente dalla diocesi di Comacchio cui apparteneva, non risentì eccessivamente dell'influenza delle potentissime famiglie degli Obertenghi e dei Canossa, riuscendo a crescere in prestigio e ricchezza economica.
Col XIV secolo, però, il cenobio stava già seguendo la sorte di molti fra gli enti ecclesiastici regolari dell'epoca, soprattutto i più antichi: stretta dalle angustie economiche, con forti difficoltà interne, finì ai primi del secolo successivo in commenda provvisoria sinché, nel 1451, fu nominato definitivamente abate commendatario il quattordicenne Rinaldo Maria d'Este, fratello di Borso duca di Ferrara.
Nel 1491 il duca Ercole I ne volle il passaggio alla Congregazione di Santa Giustina, e nel 1497 ottenne da papa Alessandro VI l'erezione in prepositura "per la parte definitivamente stralciata al monastero passato a Santa Giustina" (SAMARITANI, Presenza monastica, p. 110), assegnata poi in giuspatronato perpetuo agli Estensi nel 1520.
La prepositura sarebbe durata sino alle soppressioni napoleoniche di fine Settecento; i monaci invece abbandonarono definitivamente Pomposa nel 1653, "in base alle norme soppressive di Innocenzo X sui piccoli conventi" (SAMARITANI, Presenza monastica, p. 111).

Compilatori
prima redazione: Saita Eleonora, archivista (1999)