Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo (1877 -)

Altre denominazioni:
Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti delle Ferrovie dell'Alta Italia
Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e i fuochisti delle Ferrovie italiane
Società di mutuo soccorso e miglioramento fra macchinisti e fuochisti delle Ferrovie italiane
Società di mutuo soccorso e miglioramento fra i conduttori di locomotive delle Ferrovie italiane
Società di mutuo soccorso e miglioramento fra i conduttori di locomotive guidatori treni elettrici ed affini delle Ferrovie italiane
Società di mutuo soccorso fra i conduttori di locomotive delle Ferrovie dello Stato
Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e fuochisti e macchinisti treni elettrici delle Ferrovie dello Stato
Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e fuochisti macchinisti ed operai assistenti treni elettrici delle Ferrovie dello Stato

Sede: Milano

Tipologia ente: ente di assistenza e beneficenza

Progetto: Società di mutuo soccorso Cesare Pozzo

Il Primo maggio 1877 fu fondata a Milano la Società di Mutuo Soccorso fra i Macchinisti e Fuochisti dell'Alta Italia. Il sodalizio cambiò nome più volte nel corso della sua attività, fino al 1994 anno in cui prese l'attuale denominazione di Società Nazionale di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo.
In Italia le società operaie di mutuo soccorso si diffusero a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, grazie anche alle libertà concesse dallo Statuto Albertino, esteso a tutto il territorio nazionale con l'unificazione. Queste associazioni volontarie, radicate inizialmente al territorio in cui nascevano, sorsero per far fronte ad una mancanza di legislazione sociale statale fra lavoratori, soggetti durante l'attività lavorativa, a comuni rischi di malattia, di incidenti o di morte.
Agli associati, che regolarmente versavano una quota del loro salario, era garantito in caso di disgrazia un soccorso economico.
La Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e fuochisti dell'Alta Italia fu la prima organizzazione che raccolse in un unico sodalizio lavoratori appartenenti a impianti ferroviari dislocati in province diverse. Il 20 gennaio 1878 si riunirono, presumibilmente per la seconda volta, i rappresentanti di 17 depositi del Nord- Italia; in quella occasione fu stilato un manifesto di propaganda che sottolineava l'importanza dell'unità dei lavoratori come punto di partenza per far rispettare i propri diritti e sostenere le proprie rivendicazioni nei confronti dell'amministrazione ferroviaria.
Con l'ausilio dell'avvocato Rosmussi, "patrocinatore di tutto il movimento mutualistico milanese", fu abbozzato un primo progetto di statuto "sulla base delle informazioni che si avevano riguardo all'Associazione americana dei conduttori di locomotive".
Lo statuto del 1882, il primo conservato presso l'Archivio storico della Società, garantiva ai soci un sussidio in caso di malattia oltre i 90 giorni ed un sussidio per i familiari in caso di decesso del socio; erano inoltre previsti un sussidio al socio licenziato "senza colpa" e il patrocinio legale a favore di coloro che venivano accusati di ferimento o omicidio involontario durante il servizio.
Il socio versava uno quota d'entrata ed un'altra mensile in relazione all'età. Il rappresentante nominato dai soci in ogni deposito ritirava le somme che concorrevano a costituire il capitale sociale. La rappresentanza sociale consisteva in un Consiglio direttivo o Consiglio d'amministrazione composto dal presidente, i vice-presidenti, il segretario, il cassiere ed un numero variabile nel tempo di consiglieri e in un Comitato di sorveglianza.
L'adunanza generale ordinaria si riuniva una volta all'anno. Essa era aperta a tutti i soci, che avevano diritto di parola, ma solo il rappresentante o il delegato di deposito aveva diritto al voto. L'assemblea esaminava e approvava i resoconti finanziari, discuteva proposte, stabiliva il preventivo di spesa per l'anno successivo, approvava le modifiche statutarie ed eleggeva il Consiglio direttivo.

Già nei primi anni della sua attività la "Mutua macchinisti e fuochisti" oltre a occuparsi del versante mutualistico, sostenne presso la compagnia ferroviaria alcune rivendicazioni dei conduttori di locomotive.
Nell'adunanza generale del 1884 furono incaricati alcuni soci tra cui Cesare Pozzo, futuro presidente della Società, di redigere un rapporto indirizzato alle istituzioni governative sulle disagevoli condizioni lavorative del personale di macchina. Il memoriale, primo di una serie, riportava analisi e statistiche su ogni specifica questione attinente al lavoro dei soci: vennero presi in esame i salari, i turni, i pernottamenti, i premi, l'indennità e le malattie a cui i lavoratori erano più soggetti. Fu pubblicato e consegnato a deputati, amministratori ferroviari e stampa nazionale nel 1885.
L'adunanza nazionale tenutasi a Milano nell'aprile 1885 sancì la fusione in un unico sodalizio delle società di mutuo soccorso delle reti ferroviarie 'Alta Italia', 'Romane' e 'Meridionali', pochi giorni prima che il governo approvasse la nuove Convenzioni che cedevano l'intero trasporto ferroviario (dal materiale al personale addetto) a due compagnie private, l'Adriatica e la Mediterranea. La neonata società di mutuo soccorso prese la denominazione di Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e fuochisti delle ferrovie italiane.
Nel 1886 fu eletto presidente della "Mutua macchinisti e fuochisti" Cesare Pozzo (1886-1889), che diede una svolta rivendicativa e resistenziale alla conduzione del sodalizio. Fu in carica come presidente effettivo fino al 1889 e dal 1890 al 1894 ebbe l'incarico di presidente della Commissione di propaganda. A testimonianza della sua eclettica attività restano i numerosi saggi, articoli e memoriali pubblicati fino al 1898 anno della sua morte.
Egli oltre alla scrupolosa amministrazione finanziaria del sodalizio, si fece promotore della prima organizzazione di classe dei ferrovieri, La Lega ferrovieri italiani, costituitasi al Congresso nazionale delle associazioni dei ferrovieri da lui presieduto nel 1894 a Milano. La Lega si sarebbe occupata da lì in avanti del "miglioramento morale e materiale fino al completo raggiungimento della emancipazione dei consociati e delle altre classi lavoratrici", lasciando l'attività prettamente mutualistica alle singole associazioni che "continueranno ad amministrarsi separatamente".
L'Adunanza del 1896 decise, su proposta di Cesare Pozzo, la vendita delle azioni delle compagnie ferroviarie, acquistate negli anni precedenti per dar voce durante le assemblee degli azionisti alle rivendicazioni del personale di macchina. Fu inoltre deliberato il reimpiego del capitale nell'acquisto di un terreno per l'edificazione di una Casa dei ferrovieri a Milano, "punto di riferimento sindacale, organizzativo, culturale e ricreativo aperto a tutti gli attivisti delle categorie".
La casa fu costruita in un lotto di terreno sito in Via San Gregorio nelle vicinanze della Stazione Centrale ed è attualmente la sede della Società. La sua realizzazione fu resa possibile grazie alla costituzione di un consorzio (Sindacato dei sodalizi dei ferrovieri) con le associazioni ferroviarie milanesi e attraverso l'iniziativa rivolta al personale ferroviario di sottoscrizione di obbligazioni della somma di L. 10 cadauna.
Lo stabile, poco prima della sua inaugurazione ufficiale, fu occupato dalle truppe governative, comandate dal generale Bava Beccaris, durante la repressione del maggio 1898. In quella occasione furono sciolte tutte le organizzazioni dei ferrovieri.
Nell'aprile del 1900 a seguito dell'acquisto di tutte le quote del Consorzio, la "Mutua macchinisti e fuochisti" divenne l'unica proprietaria dello stabile e costituì a fini amministrativi la Società anonima case ferrovieri.
Nel giugno dello stesso anno l'adunanza nazionale della Società, su proposta del nuovo gruppo dirigente, a capo del quale fu eletto presidente Eugenio Tournier (1900-1907), approvò la costituzione di un sindacato conduttori di locomotive di stampo corporativistico. Tournier fu presidente sia della Società che del Sindacato, ma diede più rilevanza all'attività sindacale, trascurando la gestione amministrativa della Mutua. Nel 1906 il dissesto finanziario della Società, causato da una cospicua parte di risorse dirottate a favore del sindacato, costrinse Tournier a mettere in vendita terreno e stabile sociale. Nel corso del 1907 prevalse la corrente favorevole alla costituzione di un'organizzazione sindacale unitaria ed essa contribuì alla costituzione in aprile del Sindacato ferrovieri italiani. Le assemblee generali della Mutua tenutesi lo stesso anno destituirono Tournier e il suo gruppo dirigente e istituirono delle commissioni ad interim per la revisione della gestione finanziaria degli ultimi anni e per l'indagine approfondita sulla vendita dello stabile di Via San Gregorio. Si decise inoltre di depennare la parola miglioramento dagli obiettivi della Società e di lasciare la conduzione delle lotte politiche e sindacali al S.F.I.
I gruppi dirigenti succedutesi dal 1907 al 1917 si occuparono del risanamento e consolidamento finanziario della Società e cercarono di garantirne l'autonomia decisionale dal sindacato.
La Casa dei ferrovieri tornò di proprietà della Mutua nel corso del 1910.
All'assemblea generale della "Macchinisti e fuochisti" del 1917 fu eletto presidente Giacomo Marcati (1917-1943) e furono aumentati alcuni sussidi per venire incontro alle difficoltà causate dal conflitto mondiale. Negli anni seguenti fu ratificata con alcune modifiche statutarie l'adesione dei soci all'organizzazione sindacale ed alle sue attività di lotta.
Con l'avvento nel 1922 della dittatura fascista e il conseguente scioglimento del sindacato ferrovieri, l'Assemblea generale della "Macchinisti e fuochisti" del giugno 1925 per evitare ritorsioni da parte del regime, depennò gli articoli statutari relativi all'iscrizione e il sostegno dei soci del Sindacato ferrovieri.
Nel 1927 i dirigenti della Società, in previsione di un futuro scioglimento forzato, per evitare la perdita totale del patrimonio immobiliare ridussero il capitale sociale da L. 300.000 al L. 30.000 e cambiarono denominazione alla società immobiliare adottando il nome di Società anonima immobiliare San Gregorio.
Attraverso il commissariamento del C.d.A. della società le autorità del regime tentarono in tutti i modi si far confluire la Mutua nel nuovo Istituto di previdenza e credito dipendente dal Ministero delle comunicazioni. Nel 1929 venne rieletto presidente Giacomo Marcati che iscrisse la mutua ufficialmente all'Ente nazionale delle cooperative per mettersi al riparo del Ministero delle corporazioni e poter contrastare le mire di assorbimento.
La questione si risolse solo nel 1936, quando il Ministero delle corporazioni espresse ufficialmente a quello delle Comunicazioni l'assoluta e definitiva opposizione al progetto di assorbimento.
L'ingresso delle truppe alleate nel territorio nazionale e l'armistizio firmato dal governo Badoglio l'8 settembre 1943 segnò la ripresa delle attività sindacali riproponendo all'attenzione dei ferrovieri la ricostituzione del Sindacato sciolto dal 1925. A ciò contribuì l'attività propagandistica del socio e futuro presidente della mutua Augusto Castrucci (1945).
Tra il 1943 e il 1944 la Mutua macchinisti e fuochisti ebbe un altro periodo di commissariamento. Il 24 ottobre 1944, essendo cessato il compito del commissario prefettizio, fu convocata dall'Ente della cooperazione l'assemblea straordinaria della "Mutua macchinisti e fuochisti" in cui venne eletto il nuovo Consiglio di amministrazione presieduto dal sig. Conti. Intanto a Bari nel gennaio del 1944 fu tenuto il primo congresso del ricostituito Sindacato ferrovieri italiano.

Nei primi anni del dopoguerra la Società registrò una flessione nel numero degli associati, dovuta in parte all'inflazione che in quegli anni aveva innalzato il costo della vita e reso insignificante il valore dei sussidi.
La presidenza di Roberto Grisoni (1946-1959) si concentrò sugli aspetti assistenziali dell'attività della Mutua. Già l'assemblea generale del maggio 1948 decise di aumentare le quote associative mensili consentendo di incrementare anche i sussidi. Nel 1949 si assisteva ad un lieve aumento degli iscritti.
Negli anni cinquanta ebbe inizio la ristrutturazione dello stabile di Via San Gregorio e la realizzazione di alcune migliorie nelle abitazioni date in locazione. Di conseguenza vi fu un adeguato aumento degli affitti. Si intensificò inoltre l'opera di propaganda e proselitismo all'interno dei depositi.
L'assemblea generale del 1957 approvò la nuova denominazione della Società in Mutua del personale di macchina F.S.
All'assemblea nazionale della Mutua del personale di macchina F.S. del 1960 venne eletto presidente Ferruccio Bovani (1960-1971).
Nel periodo compreso tra il 1967 e il 1971 si registrò un passivo nel bilancio della mutua a causa dell'aumento del numero dei sussidi elargiti. Il disavanzo fu colmato con gli introiti degli affitti e il ricorso al fondo di riserva.
Nella Assemblea nazionale del 1972 fu approvato all'unanimità il diritto a rimanere soci della mutua coloro che fossero costretti ad un cambio di qualifica nel passaggio agli uffici. Durante la stessa assemblea fu eletto presidente della Società Gabrile Ferri (1972-1996).
Sotto la presidenza Ferri furono introdotte le modifiche allo Statuto della Società volte ad estendere la possibilità di associazione a tutti i dipendenti delle Ferrovie dello Stato.
Questa iniziativa unita ad altre che ridefinirono l'entità economica dell'entrate della mutua valse al superamento delle difficoltà economiche in cui versava l'associazione nel periodo precedente.
Nel 1974 venne sancita la confluenza nella mutua dell'Associazione nazionale di solidarietà Personale di macchina fondata a Firenze nel 1966.
L'assemblea straordinaria della Mutua dei ferrovieri F.S. indetta il 24 marzo 1976 approvò la modifica dell'art. 9 e la conseguente apertura all'ammissione come soci di tutti i dipendenti delle F.S.
Nel 1977 fu introdotta la nuova denominazione di Società nazionale di mutuo soccorso fra ferrovieri F.S.
La fine degli anni Settanta si caratterizza per un intenso dibattito all'interno della Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo in merito all'apertura del sodalizio a tutti i lavoratori dei trasporti. Un primo passo era già stato compiuto nel corso dell'Assemblea Straordinaria del 24 marzo 1976 che aveva sancito l'apertura a tutti i dipendenti delle F.S. L'Assemblea del 26 aprile 1979 vede invece aprirsi la discussione sulla volontà di un'ulteriore apertura appoggiata da alcuni consiglieri e dallo stesso Gabriele Ferri. Data la complessità della questione si decide, su suggerimento del vicepresidente Lanini, di creare una commissione apposita. La Commissione viene creata durante la seduta del C.d.A. del 23-24 ottobre 1979.
L'Assemblea straordinaria del 29 aprile 1980 raccoglie i risultati sia della commissione che delle consultazioni provinciali: con 62 verbali a favore contro 9 contrari e 3 astenutisi e il conseguente risultato della votazione dei delegati, segue l'approvazione dell'apertura a tutti i lavoratori dei trasporti e il cambiamento della denominazione del sodalizio in "Società nazionale di mutuo soccorso fra ferrovieri aperta ai lavoratori dei trasporti".
Il dibattito però resta molto attivo tanto che sono diversi gli interventi durante la sessione ordinaria dell'Assemblea Nazionale del 1980 che esprimono perplessità e preoccupazione a questo riguardo. L'aumento degli iscritti alla fine dello stesso anno sembra però in parte smentire certe polemiche e dare ragione alla scelta voluta da Ferri.

Il 26 aprile 1979 vede anche la pubblicazione del numero zero de "Il Treno", periodico sociale della mutua, sotto la direzione di Giuseppe de Lorenzo.

Negli anni '80 è forte l'attenzione ad una revisione organizzativa in particolare dei quadri locali. Tale necessità nasce dalla constatazione di un allontanamento della base sociale che dalla concorrenza sempre più forte proveniente dalle assicurazioni private. L'Assemblea del 28 aprile 1983 mette così in luce un' idea di decentramento organizzativo attraverso una prima proposta di modifica al Regolamento: definizione di nuovi livelli di rappresentanza della base sociale.
L'importanza e la finalità della sua realizzazione viene ribadita dallo stesso Ferri dalle pagine de "Il Treno" dove afferma che "se in un organismo non cresce l'organizzazione si arresta inesorabilmente anche il processo di crescita della democrazia. Questo, in fondo è il vero obiettivo che con il decentramento vogliamo realizzare".
La strada verso il nuovo assetto trova una svolta importante nell'Assemblea Nazionale del 16 maggio 1986, dove viene stabilita la scomparsa delle assemblee provinciali sostituite da quelle regionali alle quali si affiancano i Comitati Regionali di Coordinamento (C. R. C.).

L'attenzione ai quadri locali è controbilanciata da una nuova apertura internazionale: il 6 e 7 luglio del 1985 a Limoges in Francia in occasione dell'assemblea generale dell'"Unione delle mutue dei ferrovieri francesi" avviene il gemellaggio. Il sodalizio con le mutue francesi proseguirà per tutti gli anno '80 e '90 affiancato anche da rapporti con le mutue tedesche e belghe.

Il 15 maggio del 1986, nel corso dell'Assemblea straordinaria, il sodalizio modifica ancora una volta la sua denominazione diventando "Società nazionale di mutuo soccorso fra i ferrovieri e i lavoratori dei trasporti" e il suo Regolamento, con un allargamento dei sussidi ai famigliari dei soci. Con l'Assemblea nazionale del 24 e 25 maggio del 1989 la Società cerca di dare una svolta importante anche all'erogazione dei sussidi. Lungo tutti gli anni '80 vi era stata una forte attenzione per tentare di adeguare i sussidi al costo della vita sempre in crescita. In questa sede viene proposta dal C. d. A. l'operazione salvadanaio, ovvero un aumento della quota sociale con un corrispettivo aumento di tutti i sussidi a disposizione. L'Assemblea del 12 e 13 maggio del 1990 riassume l'iter della mutua nell'ultimo decennio andando a sottolineare da una parte l'impegno per la realizzazione di una Federazione di mutue europee, dall'altra l'attenzione ai quadri locali premiata con un aumento dei soci giunto ormai al numero di 80.000 e infine delineando le prospettive future in cui il movimento mutualistico avrebbe dovuto inserirsi negli spazi lasciati vuoti dal sistema sanitario nazionale, sempre più in crisi.
Il 1991 si apre quindi come un anno di programmazione per il futuro sviluppo della mutua che sfocerà nell'Assemblea Nazionale del 1992 con l'apertura della mutua a tutti i cittadini e ad alcune modifiche statuarie che permettono al sodalizio di operare in campo sanitario non solo con sussidi monetari, ma anche con iniziative di gestione diretta di strutture sanitarie.
Inizia qui il percorso che porterà alla creazione dei poliambulatori, il primo dei quali inaugurato a Milano il 4 giugno 1994.
Il 1993 invece vede il rafforzarsi e l'intensificarsi dei rapporti e delle collaborazioni internazionali della mutua oltre ad alcune modificazioni dell'assetto interno come la creazione della Consulta delle Regioni.
Nel frattempo la società modifica ancora una volta la propria denominazione diventando "Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo".
L'Assemblea Nazionale del 22-24 maggio 1996 elegge come nuovo presidente della società Ascanio Pagni, ponendo così fine all'era Ferri durata quasi 25 anni.

Bibliografia
- Antonioli, Checcozzo 1994 = Maurizio Antonioli, Giorgio Checcozzo, Il Sindacato ferrovieri Italiani dalle origini al fascismo, Edizioni Unicocpli, Milano, 1994
- Biblioteca Cesare Pozzo = Catalogo della Bibilioteca Cesare Pozzo
- Checcozzo, Stefanelli 1987 = Giorgio Checcozzo, Sara Stefanelli, La Mutua dei Macchinisti e Fuochisti : una storia nella Storia dei ferrovieri, Milano, Centro Grafico Linate, 1987
- Maggi 2004 = Stefano Maggi, Il tormento di un'idea : vita e opera di Cesare Pozzo : dal sindacato al socialismo (1853-1898), Milano, Franco Angeli, 2004

Compilatori
Panzeri Enrica
Borgese Alessandra, archivista