Banca Commerciale Italiana - BCI spa [numero REA: 40033 Mi] (1894 -)

Altre denominazioni:
Banca Commerciale Italiana SA

Sede: Milano

Tipologia ente: ente economico/impresa

Progetto: Centro per la cultura d'impresa: censimento descrittivo degli archivi d'impresa della Lombardia

Numero REA: 40033 Mi

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:

Banca Commerciale Italiana SA - società anonima per azioni - L. 20.000.000 - 65.12.1

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:

Banca Commerciale Italiana spa - società per azioni - L.1.794.759.365.000 - 65.12.1

Profilo storico

La Banca Commerciale Italiana venne fondata a Milano il 10 ottobre 1894 per iniziativa del tedesco Otto Joel, già direttore della Banca Generale, e con il fondamentale ausilio della casa bancaria Bleichroder, che intendeva così sfruttare le redditizie operazioni finanziarie dello Stato ed esercitare nel contempo quelle tipiche attività della banca mista di stampo germanico. I sottoscrittori erano tutti stranieri tranne il conte Alfonso Sanseverino-Vimercati, nominato presidente: i tre quarti del capitale erano detenuti in parti uguali da sei grandi banche tedesche, mentre il resto venne assunto da istituti austriaci e svizzeri. A dirigere la Comit vennero chiamati Otto Joel e Federico Weil, altro tedesco trapiantato in Italia e direttore della filiale palermitana del Credito Mobiliare. Negli anni successivi, tuttavia, il peso delle banche austriache e tedesche decrebbe di fronte a un incremento della presenza del capitale svizzero, francese e soprattutto italiano: nel 1915, infatti, la partecipazione di capitali locali raggiungeva il 63%. In questi anni cruciali per l'industrializzazione nazionale, la Comit svolse senz'altro un ruolo di primo piano, con particolare attenzione alla nascente industria elettrica ma senza trascurare gli altri comparti industriali. In campo internazionale, in accordo con Paribas venne costituita nel 1910 la Banque Francaise et Italienne pour l'Amerique du Sud, mentre nello stesso periodo si assumeva una consistente partecipazione nella Banca delle Svizzera Italiana e si istituivano filiali nelle principali piazze estere.

Dopo l'epocale sommovimento creato dalla guerra, gli anni venti videro la Comit rivestire sempre più chiaramente un ruolo di holding finanziaria, arrivando a controllare il 25% del capitale azionario italiano. Ma quando la crisi economica internazionale fece sentire i suoi effetti anche in Italia, i pesanti immobilizzi nelle imprese - congiunti alle gravi perdite dei maggiori gruppi industriali e alla progressiva flessione dei depositi - costrinsero la Comit a chiedere l'aiuto dello Stato. Malgrado le sovvenzioni fornite dalla Banca d'Italia, alla fine del 1931 la Comit dovette cedere alla Società Finanziaria Industriale Italiana (Sofindit) - controllata di fatto dall'istituto di emissione - il portafoglio azionario da essa detenuto, per una cifra pari a oltre quattro miliardi. Nel 1933, poi, il capitale della Sofindit fu acquisito dall'Iri, che nel corso dello stesso anno assunse il controllo diretto della Banca Commerciale, riducendola alla funzione di banca di credito ordinario; e quattro anni più tardi venne dichiarata banca di interesse nazionale. Per quanto riguarda l'Italia, fra le principali operazioni compiute nel dopoguerra, sotto la guida del "banchiere intellettuale" Raffaele Mattioli (amministratore delegato dell'istituto dal 1933) figurano la costituzione, insieme al Credito Italiano e al Banco di Roma, di Mediobanca nel 1946; l'acquisizione, sempre in partecipazione con gli altri due istituti di interesse nazionale, del Credito Fondiario nel 1960; l'acquisizione di partecipazioni di maggioranza nel Banco di Chiavari e nella Banca di Legnano nel 1969.

Attualmente la Banca Commerciale Italiana può contare su quasi ottocento sportelli sul territorio nazionale ed occupa la quarta posizione sulla base dell'attivo netto 1992. All'estero, la perdita delle importanti filiali balcaniche e dell'Europa centrale a seguito della seconda guerra mondiale è stata compensata dallo sviluppo dell'attività in altre aree, e in particolare in America Latina, nel vicino Oriente e in Africa. La presenza estera della Comit, che rappresenta tradizionalmente il punto di forza della sua azione, si articola oggi in quattordici filiali e venticinque uffici di rappresentanza. Nel corso del 1992, infine, il gruppo (con più di ventiduemila dipendenti) ha sviluppato una struttura polifunzionale attraverso la creazione di due sub-holding - Comit Holding Italia e Comit Holding International - a cui fanno capo rispettivamente le partecipate bancarie e finanziarie italiane e straniere. A loro si aggiunge la Comit Holding, che ha il compito di controllare le partecipate nazionali operanti nel parabancario.

Data aggiornamento: 28/02/1999

Autore della scheda: Giuseppe De Luca