Società edificatrice di case operaie sc [numero REA: 30 Bg] (1901 -)

Sede: Treviglio

Tipologia ente: ente economico/impresa

Progetto: Centro per la cultura d'impresa: censimento descrittivo degli archivi d'impresa della Lombardia

Società edificatrice di case operaie sc [numero REA: 30 Bg]; condizione giuridica: società cooperativa

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:
Società Edificatrice di Case Operaie - - ; 68.2

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:
Società Edificatrice di Case Operaie Società Cooperativa - - ; 68.2

La Società Edificatrice di Case Operaie venne costituita a Treviglio nel settembre del 1901 per iniziativa dell'Unione Operaia S. Giuseppe. L'obiettivo era quello di dare una casa a quegli operai trevigliesi costretti a vivere in abitazioni spesso fatiscenti e malsane. Alla nascita della società parteciparono, oltre a 15 soci dell'Unione, quattro sacerdoti guidati da mons. Ambrogio Portaluppi, autentico protagonista del movimento cooperativo bergamasco. I lavori per la costruzione delle prime due case in fregio a via Canonica (oggi via Portaluppi) iniziarono nell'inverno del 1902 e terminati nel settembre dello stesso anno. Nel 1904, ai due edifici già realizzati se ne aggiunsero altri due per complessive 24 nuove stanze. Tra il 1908 e l'anno seguente, vennero progettati e costruiti altri quattro edifici. Superato il difficile periodo bellico, le nuove costruzioni riprendevano già dal dopoguerra, tanto che al 1922 la società aveva realizzato nove edifici per complessive 178 stanze. Negli anni seguenti, specie a causa della grave crisi economica innescatasi sul finire del decennio '20, l'attività della società si ridusse progressivamente alla gestione degli affitti e ad interventi di manutenzione. Nel 1939, l'impresa acquistò dalla locale Cassa Rurale la Cascina Redentore poi ceduta ai privati nell'immediato dopoguerra. Tra gli anni '60 e '80, l'Edificatrice cadde in una profonda crisi provocata in parte dalla perdita di quello spirito originario fatto di partecipazione e solidarietà e in parte per un cronico disavanzo tra entrate e uscite. Proprio per questo squilibrio finanziario, tutte le proposte di ampliamento o di miglioramento non avrebbero trovato alcun riscontro. Ancora negli anni '80, le cose non sarebbero migliorate sempre per via della mancanza di fondi cosicché gli interventi si sarebbero limitati ad obiettivi conservativi. La svolta si aveva nel 1989, quando la Cassa Rurale concedeva alla società un contributo a fondo perduto di 200 milioni destinati alla ristrutturazione dell'intero quartiere di case operaie ormai abitato in prevalenza da persone anziane con poco reddito. Nel 1994, l'intera opera di restauro veniva completata compresa anche la realizzazione di un piccolo fabbricato destinato ad opere sociali affidato poi alla comunità alloggio "La famiglia". Negli anni seguenti, grazie ad un riallineamento dei canoni d'affitto, la società è ora in grado di affrontare con i propri mezzi gli interventi di ordinaria manutenzione, come anche di procedere - come ad esempio la sistemazione del grande cortile interno con il giardino - alla realizzazione di opere di valorizzazione del proprio patrimonio sociale.

Compilatori
Pizzorni Geoffrey, Archivista