Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum sorte invernale 1630-31 9 11 14 16 18 19 dicembre 1630

Persone
Caterina Baroni di Semogo
Procedimento giudiziario
Inchiesta su Caterina Baroni di Semogo, per stregoneria (9 - 19 dicembre 1630)

Incarcerata e costretta a difendersi dall'accusa di stregoneria, dopo che era stata denunciata da Giacomo Brunenghi, del quale non si sono rinvenuti gli incartamenti processuali, e da Malgherta Pradella, ha cominciato a dichiarare, prima ancora di essere stata sottoposta alla tortura, di aver appreso l'arte di strega da ormai trent'anni da una certa Benvenuta di Giovanni di Pedrotto, che è stata inconsciamente uccisa dal figlio Tonio, quando essa era in forma di lupo. I giudici la interrogano su quella che definiscono "scola nova" dei tempi correnti.

Fu giustiziata il 9 novembre 1630.

Die mercurii XI mensis decembris.

Processus formatus contra Catharinam quondam Nicolai della Barona de Semogo, Communis Burmii, maleficam denuntiatam a Iacobo quondam Petri Brunenghi, dicto de Franceschina, et a Malgherta quondam Ioannis de Pradella, maleficos convinctos ut in processibus notatis a domino doctore Bal[dassarre] Zucola, cancellario. Assistente magnifico concilio admodum illustre domino vicario foraneo et archipresbitero Burmii, domino Simone Murchio de Burmio in ca[usa] solumodo heresis (a) et non alias etc. Que incarcerata fuit die lune proxime preterita.

Die antescripta mercurii XI decembris.

Coram prefato magnifico concilio constituta fuit dicta Catherina Nicolai della Barona, educta e carceribus.

Et interrogata se vole dire la verità.

R. Mi non so dire altro, perché sono innocente.

Et dettogli che averti, perché è statta cognosciuta al ballo.

R. Fateli un puoco venire.

Extunc fuit ordinatum quod constituantur coram ea Iacobus, filius quondam Petri de Franceschina.

Et interrogatus se ha cognosciuto detta donna.

R. Signor, sì, la ho cognosciuta su in Platòr tre o quattro volte.

Cui illa respondit trepidans: Non è vero.

Item fuit constituta Malgherta, filia quondam Ioannis de Pradella.

Et interrogata.

R. Signor, sì, la ho cognosciuta in Verva una volta.

Et respondit illa Catherina verba confusa.

Quapropter dictus Iacobus et dicta Malgherta fuerunt ducti ad locum suum animo [prosequendi].

Et postea interrogata et monita ut velit modo fateri veritatem cum iam sit convincta.

Post aliquas tergiversationes, confessa est ut sequitur: Saranno trenta anni in circa che, ritrovandomi in casa di Bevegnuda, filia quondam Gioanin di Pedrot di Semogo, su una lobia, lei mi insegnò questa maladetta arte. Fece una croce con bacchetine in terra, et mi fece zappare sopra, et fecemi fare un redondel a torno. Poi mi fece refudare Dio, la Madona, li Santi et la santa fede et chiamare il diavolo per patrone, il quale comparve ivi presente, quale haveva vestiti di homo, honestamente belli, haveva il capo di animalaccio brutto et li piedi rotondi, come di cavallo, quale mi fece molte carezze, mi invitò a andare seco al ballo che voleva che stessimo allegramente. Detta Bevegnuda mi diede un puoco di quel unto in un bussolotto, et la sera venne a chiamarmi. Lei haveva un baialone (1) et mi fece montare ancora me su in quello, et andassimo in Madroffa (2) al ballo, dove ritrovai molte genti, et io fui presentata al diaulo dalla detta Bevegnuda. Et lui mi fece carezze, promise fare che le cose nostre sarrebbono andate bene, poi mi getò li bracci al collo, mi basò et mi getò in terra, et hebbe compagnia con me. Poi ballai et saltai con l'altri.

I. chi era là.

R. Bevegnuda et Maria di Gioanin di Pedrot, Malgherta di Pradella detta la Tampella, Nicolina di Pradella, la Chieriga vecchia, la Petrogna vecchia moglie di Nicolò, et un'altra cioè ***.

I. della scola nova di questi tempi.

R. Ho cognosciuto ancora Martholina, moglie del quondam Nicolò Scalotta, quale ho vista una volta in Madroffa, Mighina, moglie di Giacomin di Ruinaccia, Martha di Urbanin, Giacomo di Franceschina, Giacomo di Poz.

I. quanto tempo è che non è statta al ballo.

R. Sarranno due mesi circa.

I. dove fu e con chi.

R. Fu su a Prada, et vi erano cinque persone (3) con me, cioè Mighina et Marta sudette, Franceschina figliola del detto Giacom di Pedro di Franceschina, la figliola del Petrogn, che è moglie di uno di Pedenosso, quale è Bernardo di Tampello et si diceva sopranome il Corvo, quale ho cognosciuta due volte a Prada, Giacomina di Pradella che sta in Oga, quale ho cognosciuta due volte. Ancora ho cognosciuto in detto luoco Domeniga, sorella di Abondio del Sartor, et poi la ho cognosciuta due volte in detto luoco. Ancora ho cognosciuto due volte Giacomina Malenca, detta la Santa, ancora doppo che si è maritata a Premai, et veniva a Prada. Ancora ho cognosciuto Giacomina del Valar, due volte in dette parti.

I. se essa è andata in altre parti al ballo.

R. una volta in Verva, qualche volte in Platòr et qualche volta alle Motte di Oga.

Interrogata de maleficiis commissis.

R. È vero che il diavolo mi obligò a fare qualche male. Hora facevo sch[i]appare un sasso, (4) hora un asse di un tetto, (5) ma altro male non ho fatto.

I. se ha fatto piovere o tampestare, et in che modo.

R. Due volte in compagnia delle altre nominate ho fatto piovere et tempestare. Pigliavamo dell'unguento et di quelle polveri et le gittavamo nell'aria, et così seguiva l'effetto.

I. se quando fecero venire quelle brine o quelle zelte (6) grandi, essa vi interveniva, et chi era presente, et in che luoco.

R. Credo fossimo in Verva, et vi erano tutte le sudette. Ancora ho cognosciuto Mighina, moglie di Antonio Cottolo, tutte le volte. Et si chiamavamo hora l'una, hora l'altra. Ancora ho cognosciuto Domeniga, detta la Marenda, due volte in Madroffa, da puoco tempo in qua, et sarrà circa quattro anni che la ho cognosciuta. Ancora ho cognosciuto Polonia del Folonaro, quasi tutte le volte. Ancora ho cognosciuto le sorelle di Abondio del Sartor, cioè Christina, Domeniga et Maria.

Addens: Ancora ho fatto maleficio a una capra di Balserin di Pradella, quale morse.

Et subiunxit ex se: Tonio di Gioan di Pedrotto una volta andò a caccia, et vidde un lupo et gli sparò un'archibugiata, qual lupo era sua madre, che si era fatta in quella forma. Lei si mise di subito al letto, et morse di quel male.

Die sabathi 14 decembris.

Coram magnifico concilio ante lucem congregato, fuit constituta antescripta Catherina.

Et interrogata se vole agiongere qualche cosa al suo constituto.

R. Mi non so che cosa mi habbi detto, et mi trovo malcontenta, perché ho detto la bugia.

Et dettogli che averti bene a fatti suoi, né vogli pentirsi di haver detto la verità.

R. Io non posso dir altro, né so quello che mi habbi detto.

Extunc de ordine concilii fuit illi lecta depositio per eam facta ut ante. Et interrogata che dica se quanto ha deposto è vero.

R. Sarrà meglio morire, che dir questa cosa.

I. che dica la verità, perché si sa che Domenica Castelera gli ha parlato dalla prigione.

R. È vero che mi chiamò dalla pregione et disse: Questi huomini mi hanno detto che tu hai confessato, però guarda bene a quello che tu dici, né nominare le persone a fargli torto.

Dum hec examinabatur, alia Iacobina dicta la Santa torquebatur, et pro tormento valde clamabat. Et sic, ad terrendam dictam Catherinam, fuit ducta ad locum tormentorum ut inspiceret illam quassari et torqueri. Que statim atque vidit, confessa est omnia per eam deposita esse vera et dixit: Quello che ho detto è la verità, et ho cognosciuto questa Giacomina al ballo in ***.

Extunc ad convincendam dictam Iacobinam del Sant in tortura existentem, fuit dicta Catherina coram ea constituta.

Et interrogata se ha cognosciuto quella donna, et chi è, et in che loco.

R. È Giacomina Malenca, moglie del Sant a Premai, et la ho cognosciuta più volte al ballo in Madroffa et in Platòr.

Cui dicta Iacobina respondit: Mi fate torto.

Et dicta Catherina denuo affirmavit eam ut supra cognovisse, et fuit remota.

Et constituta in stupha, fuit iterum interrogata se è vero che habbi cognosciuto le persone da lei nominate.

R. Signor, sì, è la verità.

I. dell'unguento, come lo faceva.

R. In compagnia di Giacomo di Franceschina, di Malgherta di Pradella et di Ursina, madre di Abondio del Sartor, ho tolto una volta un corpo di un figliolino su dalla sepoltura in San Martino a Pedenosso. Et tolevamo fuori l'interiori con il bombolivo, qual facevamo cuocere in una padella, et ne facevamo l'onguento. Due altre volte ho tolto duoi corpicini in Sant'Abondio con le sudette. Ancora tolevamo delli ossi piccoli nel cimiterio, et di quelli delle dette creature li facevamo brugiare nel fuoco, et fra duoi sassi (7) ne facevamo polvere, quale poi partivamo tra di noi.

I. che cosa facevano delle teste di quelle creaturine et altri membri.

R. Facevamo arrostire tutto, et facevamo di quella polvere.

Interrogata.

Respondit: È vero che son concorsa a far venir giù quel sasso nel campo di quelli di Fusatto. (8)

I. che malefici faceva con quella polvere.

R. Non ne adoperava in altro, che a far venire li cattivi tempi. Et ho fatto morire un figliolo di Domenica Bolsegatto, butandogli di quella polvere adosso. Et era di duoi anni.

Postmodum fuit ordinatum quod, pro confirmatione aliorum per eam depositorum et pro habenda veritate maleficiorum per eam commissorum, lighetur ad torturam et elevetur. Que sic elevata clamavit fortiter: Hoimé, Signor, Dio! O, il mio stomaco!

I. se è vero che essa habbi imparato da quella Bevegnuda, refudato Dio et adorato il diaulo, et con lui habbi havuto compagnia, et sia andata alli suoi balli, come ha deposto.

R. È vero tutto quello che ho deposto et che mi havete letto.

I. se è vero che ha fatto maleficio al figliolo del Bosegatto, (9) per il quale sia morto.

R. È vero, ma non ho fatto male a niun altri.

I. della capra di Balsarin.

R. È vero.

I. se è vero che habbi cognosciuto le Chierige et Martolina al ballo.

R. Signor, sì.

I. Delli altri tutti deposti, cioè Mighina di Ruinaccia, Marta di Urbanin, Giacomo di Franceschina, Giacomo di Poz, Franceschina di Giacom di Franceschina, Maria figliola del Petrogn moglie che fu di Bernardo di Tampello detto il Corvo, Giacomina di Pradella, Domeniga di Gioan del Sartor, Giacomina Malenca, Giacomina del Valar, Mighina moglie di Antonio Cottolo, Domeniga Marenda, Polonia del Folonaro, Christina di Gioan Sartor, Maria di Gioan Sartor et Antonio di Gioan Sartor di Semogo, (b) quale è morto.

Dixit errasse die 18 decembris.

R. È vero che ho cognosciuto tutti li sudetti al ballo, come ho deposto, eccetto che la Marenda.

Et cum cognosceretur eam non posse ulterius pati torturam, fuit pro tunc deposita, animo.

Die lune 16 decembris.

Coram magnifico concilio fuit constituta Catherina antescripta, quia retulit caniparius eam recedere a confessione iam facta.

Et interrogata se vole agiongere qualche cosa al suo constituto.

R. Non so che giongere, che non so quello che mi habbi detto, che quei martirii erano tanto grandi.

Et dettogli che non ha confessato per forza de tormenti, ma si bene nella stuva del conseglio, senza haver havuto alcun tormento.

R. Mi non so come mi habbi detto, che non son stria.

Extunc fuit ordinatum quod pro veritate habenda lighetur ad torturam, et ubi nolit veritatem fateri, elevetur.

Quod factum est. Nam ligata fuit.

Interrogata se vole ritirarsi dalla bugia et confessare la verità.

R. Mi non so che dire.

Quapropter fuit elevata et cepit clamare: Hoimè, Dio, misericordia!

Et sepe interrogata ac monita ut velit veritatem dicere, et se liberare a tormentis, semper respondit: Io son da bene.

Et cum stetisset fere per horam, neque posset aliud haberi, fuit deposita et ducta ad locum suum, animo.

Die mercurii 18 mensis decembris.

Per partitum concilii fuit constituta dicta Catherina in loco tormentorum.

Et interrogata se vole dire la verità.

R. Mi non so come dirla.

Et ad eruendam dictam veritatem, fuit de ordine concilii ligata ad funem. Et cum non posset tormentum equlei sustinere, fuit supposita tormento vigilie. Et cum stetisset in tormento vigilie per horam, fecit vocare dominos iudices, a quibus interrogata se vole dire la verità.

R. Signori, sì, che la voi dir, et raffermo quello che ho rafermato altre volte.

I. se è vero che essa habbi imparato a essere strega da Bevegnuda di Gioan di Pedrotto di Semogo, et refudato Dio, la Madonna santissima et li Santi, o adorato il demonio.

R. Signori, sì, è la verità come sopra.

I. se andò al ballo, come ha detto, et hebbe compagnia col diavolo.

R. Signori, sì.

I. se ha fatto il maleficio al figliolo di Domenico Bolsigatto, qual è morto.

R. Signori, sì, come ho detto.

I. se alla capra di Balsar di Pradella.

R. Signori, sì.

I. se ha levato quelli corpi dalla sepoltura et fattone unguento.

R. Signori, sì.

I. se con li ossi ne fece polvere.

R. Signor, sì.

I. se ha fatto venire le lavine et bruine et tampeste.

R. È vero, come ho detto.

I. se ha cognosciuto le persone nominate da lei nella sua ratificatione.

R. Signori, sì, eccetto Mighina del Cottolo, Domeniga Malenca et Maria del Petrogno.

Et dettogli perché vogli reservare queste tre, havendole deposte altre volte.

R. Non credo di haverlo, perché non mi pare di haverle cognosciute.

Et dettogli che pensi bene a non far torto a nissuno delli nominati, nemeno alla sua conscientia, in scusare li colpevoli, che se gli darrà tempo.

Et relicta sola in tormento, paulo post cepit clamare et dicere quod vult dicere veritatem.

Et interrogata.

Respondit: La comare Mighina et Domeniga Marenda sono strie.

I. perché le haveva scusate.

R. Perché erano mie amiche, volevo scusarle se potevo, ma adesso convien che dica la verità.

I. in che modo l'habbi cognosciuta, et averti non fargli torto.

R. Le ho cognosciute benissimo, né gli fo torto alcuno.

I. che cosa dice di Maria del Petrogn.

R. certo quella non è strega.

Et dettogli, perché nominarla?

R. Non so come mi habbi fatto.

I. se ne cognosce d'altri.

R. Signori, no certo.

I. che dica d'altri maleficii.

R. Certo non ho fatto altro male.

Et cum non posset aliud haberi ab ea, stante presenti ratificatione, fuit deposita et ducta ad locum suum animo.

Die iovis 19 mensis decembris 1630.

Catherina Barona antescripta coram admodum reverendo domino vicario foraneo constituta, precedente abiuratione heresis, fuit ab eodem absoluta in forma Statutorum in stupha Palatii, presentibus admodum reverendo domino Sebastiano Raisone curato Semoghi, ser Domenico Proffa, canipario et Bartholomeo, filio ser Marci Antonii Crotti.

Die predicta.

Fuit per sententiam diffinitivam dicta Catherina condemnata ad mortem, ita ut decapitetur et corpus incineretur.

Et bona fuerunt applicata fisco.

Die lune 9 mensis decembris. (c)

Dicta Catherina fuit decapitata per manum carneficis, et corpus incineratum.

(a) Nell'originale: heresim.

(b) Cancellato: Antonio di Gioan Sartor.

(c) Così nell'originale. Il 9 dicembre 1630 era lunedì.

(1) Borm. bailón, bàilo, bàsgiol, sem., cep. bailón, liv. bailón, baelón, furv. baialón, bïalón "bacchio, arcuccio di legno che serve a portare le secchie sulla spalla" (Longa 24 e 28), lat. baiŭlus (aquae) "portatore (d'acqua)", in alcune varianti con l'aggiunta del suffisso accrescitivo -ón (REW 886 e 888).

(2) Località della Valdidentro nelle parti di Scègn, non riportata dal Longa. Anno 1531: terreni guastivi iacentis in partibus de Xanno, ubi dicitur ad Madrofam: coheret undique communis; 1557: ad Pedenosium, ubi dicitur ali Mandroffa; 1564: in partibus de Pedenosso, ubi dicitur in Madroffa (QInc). La variante con la nasale infissa risulta più tarda di quella senza. Forse si tratta di un soprannome ricavato da una formazione spregiativa di madre.

(3) In realtà l'imputata fa sette nomi.

(4) Borm. a fài sc'clapàr un sasc "facevo spaccare una pietra", sc'clapàr "schiappare, spaccare", sc'clapàr su légna, sc'clapàr fòra ciùch "spaccar legna, ceppi" (Longa 235), da una base onomatopeica di rottura di corpo solido (REW 4706a).

(5) L'asc del téit era detta sc'càndola "embrice o tegola in legno del tetto" (Longa 230).

(6) Borm. gèlta "brinata copiosa", valli sgèlta, cep. g(hi)èlta (Longa 79), lat. gĕlĭda "gelata" (REW 3717).

(7) Pestandoli tra due pietre.

(8) Formazione soprannominale desunta da fus "fuso" mediante il suff. dimin. -at, lat. fūsus (REW 3620).

(9) Appena sopra appare la variante Bolsegatto, probabilmente quella autentica. Soprannome forse in relazione col borm. ant. bólgia "sacco di pelle", cep. bólg(h)ia (Longa 35), anno 1563: a Abondio di la Bolza (QRec); 1698: haveva sempre la velada bianca, la bolza in spalla, et alcune volte una parnice viva… haveva un(a) bolza o fagotto in spalla (QInq). Gallorom. bŭlgia "otre, sacco di pelle" (REW 1382; LEI 7,1431). Il suffisso composito -igàt appare anche in altre formazioni, come in toligàt "abitante di Tola", sc'peligàta "frattaglia membranacea di carne".