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Pauli I papae privilegium

762 o 763 ottobre 26.

Paolo I papa, su istanza di Anselperga, badessa del monastero di <San> Salvatore di Brescia, fondato dalla regina Ansa, prendendo il monastero - compresi tutti i monasteri e le basiliche ad esso pertinenti - sotto la diretta tutela della Sede Apostolica, stabilisce che nessun sacerdote né vescovo possa celebrare le funzioni liturgiche nel monastero se non su invito della badessa e che i chierici, di qualsiasi ordine, al servizio del monastero debbano essere scelti dalla stessa badessa e consacrati da un vescovo da lei indicato; stabilisce che, per la propria consacrazione, la badessa possa rivolgersi a un qualsiasi vescovo, concede altresì il crisma e i sacri oli per la consacrazione della stessa e delle monache, nonché per l'amministrazione dei sacramenti.

Copia semplice imitativa della seconda metà del sec. XI, ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 1, perg. VIII [B]. Copia autentica imitativa della metà del sec. XII, ivi, Codice Diplomatico Bresciano, busta 1, perg. VII [B']. Copia semplice del sec. XVI, BQBs, Privilegia et collationes monialium S. Iuliae Brixiae, ff. 1r-2r [D]. Copia semplice del sec. XVII, BAMi, <PURICELLI>, Brixiensis monasterii olim Sancti Salvatoris nunc Sanctae Iuliae varia privilegia, f. 169r [G]. Copia semplice del sec. XVII, BAMi, <PURICELLI>, Brixiensis monasterii olim Sancti Salvatoris nunc Sanctae Iuliae varia privilegia, f. 179r [H]. Copia Odorici, busta 19.2. Regesto del sec. XVIII, BQBs, Notitia privilegiorum apostolicorum et imperialium monasterio S. Iuliae concessorum, f. 75r. Regesto Astezati, pp. 63, 544 (all'anno 763), 582. Regesto Cristoni, p. 5 (alla data 763 ottobre 26). B' è così autenticata: (SN) Ego Armannus iudex et missus quondam do(m)ni Lotharii piissimi imperatoris auctenticum huius exe(m)pli vidi et legi et sic ibi continebat(ur) sic(ut) in hoc exe(m)plo l(egitur) nec discrepa(r)e presensi et manu mea s(ub)s(crips)i. | (SN) Ego Ysabatus autenticum (la prima u aggiunta nell'interlineo) uius exe(m)pli vidi et legi et sic ibi continebatur sicut in hoc exe(m)plo legit(ur) nec discrepare presensi et manu mea s(ub)s(crips)i. | (SN) Ego TANCREDUS (-an- in nesso) iurisperitus autenticum huius exe(m)pli vidi et legi | et sic ibi continebatur sic(ut) in hoc l(egitur) exe(m)plo nec discrepare presensi et manu mea s(ub)s(crip)si. | (SN) Ego Albertus notarius sacri palacii autenticum huius exempli vidi et legi et sic in eo continebatur ut in hoc l(egitur) exe(m)|plo, nil plus vel minus preter literam [[...]] et hoc exeplum (così B') exemplavi (B' exemplvi). (SN) Ego Gerardus legisperitus autenticum huius exe(m)pli vidi et legi et sic | ibi continebatur sic(ut) in hoc leg(itur) exe(m)|plo nec discrepare presensi | et (segue n cassata mediante spandimento volontario dell'inchiostro) manu mea s(ub)s(crips)i. Nel verso di B, soltanto annotazioni di epoca moderna, tra cui segnatura Astezati: K fil. 2 (2 corr. su altra cifra) n. 2. Nel verso di B', tracce di scrittura del XIV-XV sec. inintelligibili anche con l'ausilio della luce di Wood; altre annotazioni di epoca moderna, tra cui segnatura Astezati: K fil. 2 n. 1.

Facsimile: BOGNETTI, La Brescia dei Goti e dei Longobardi, p. 439 (parziale).
Edizioni: MARGARINI, Bullarium Casinense, II, n. IX, pp. 7-8 (alla data 763 ottobre 26); Bullarium Romanum (ed. Cocquelines), I, n. 3, p. 157; Bullarium Romanum (ed. Taurinensis), I, n. 3, pp. 252-53; TROYA, Codice Diplomatico Longobardo, V, n. 808, pp. 244-47; PORRO LAMBERTENGHI, Codex Diplomaticus Langobardiae, n. 26, coll. 52-3 (da B); BETTELLI BERGAMASCHI, A proposito del 'privilegium' di Paolo I, I, pp. 131-37.
Trascrizioni: BAITELLI, Annali historici, pp. 11-2; pp. 32-3 (trad. it.); PASCHINI, Note storiche, pp. 13-4 (parziale).
Regesti: MURATORI, Antiquitates Italicae, V, col. 1032; BRUNATI, Vita o gesta di santi Bresciani, I, p. 357; ODORICI, Storie Bresciane, III, n. XXIII, p. 40; BETHMANN und HOLDER-EGGER, Langobardische Regesten, n. 343, p. 293; JAFFÉ, n. 1809; JAFFÉ-E, n. 2350; KEHR, Italia pontificia, VI, 1, n. 1, pp. 321-22.
Cf. MABILLON, Annales ordinis S. Benedicti, II, p. 181; ODORICI, Antichità cristiane, pp. 8 (alla data 763), 15; ID., Storie Bresciane, II, pp. 276-77 (alla data 763 ottobre 26), 287, 296; BRUNATI, Vita o gesta di santi Bresciani, I, pp. 106, 357; II, pp. 241, 250, 252 (nota 1); LAUGHLIN, Le très ancien, p. 190 (nota 3); GUERRINI, Le proprietà fondiarie, p. 109; SCHMITZ, Histoire, I, p. 335; BOGNETTI, La Brescia dei Goti e dei Longobardi, pp. 442 (nota 1); VIOLANTE, La chiesa bresciana, p. 1003 (nota 4); ZERBI, I monasteri cittadini, pp. 294, 297; CAPITANI, Imperatori e monasteri, p. 472; PANAZZA, La documentazione storica, p. 15; WEMPLE, S. Salvatore/S. Giulia, p. 86 (nota 6); BONINI VALETTI, La chiesa bresciana, p. 22; BETTELLI BERGAMASCHI, Monachesimo, pp. 49, 70-1; BONAGLIA, Bozzolo, p. 87; GAVINELLI, La liturgia del cenobio, p. 124; BARONIO, Il territorio del basso Sebino, p. 14; BOYTON-PANTAROTTO, Ricerche sul breviario, p. 302; SCHMID, Der Codex, p. 3; BROGIOLO, Desiderio e Ansa a Brescia, pp. 145-46; ARCHETTI, Per la storia, pp. 9-10; ID., Corti, chiese e castelli, p. 170; ANDENNA, Le monache, pp. 19-20.

La pergamena di B, oltre ad una certa consunzione lungo il margine laterale sinistro, presenta diffuse macchie di umidità e alcune rosicature, di cui due più consistenti in corrispondenza delle righe otto e sedici. Rigatura a secco, tracciata sul verso.
La pergamena di B', complessivamente in discreto stato di conservazione, presenta alcune rosicature lungo le antiche piegature e un certa consunzione.
Il confronto dei dati relativi agli anni in cui è testimoniata l'attività dei notai e giudici autenticatori - la carriera di Tancredus si sviluppa nel periodo compreso, all'incirca, tra il 1122 e il 1139; di Gerardus ci sono noti altri tre docc. rogati tra il 1138 e il 1141; mentre del notaio scrittore Albertus, di Ysakatus e di Hermannus non ci sono note altre testimonianze -, unitamente all'affermazione quondam do(m)ni Lotharii piissimi imperatoris presente nella completio di Armannus (Lotario muore nel 1138), consente di collocare la scrittura della copia B' tra il quarto e il quinto decennio del XII secolo.
Il testo del privilegio di Paolo I, con cui vengono ratificate le scelte istituzionali definite dalla famiglia reale longobarda con il praeceptum dell'ottobre del 760 (doc. n. 3), ribadendo l'indipendenza del monastero dall'ordinario diocesano, soprattutto per quanto attiene alla libera elezione della badessa, presenta alcune incongruenze; la sua traditio si interseca inoltre con quella del falso privilegio del patriarca di Aquileia, Sigualdo, del 772 ottobre 13 (doc. n. 21).
Il primo a sollevare qualche dubbio sull'autenticità del doc. è stato Muratori, seguito da Brunati, Odorici e Porro Lambertenghi, nonché in tempi più recenti da Jaffé e Schmitz; da loro si è invece discostato Kehr - e indirettamente Schiaparelli -, il quale lo ritiene genuino e adduce come prova, a sostegno di tale giudizio, la quasi letterale concordanza con la formula 32 del Liber Diurnus, lasciando però irrisolto il problema dell'autenticità delle sottoscrizioni (utrum subscriptiones episcoporum genuinae sint an ex Sigualdi Aquileiensis patriarchae privilegio spurio sumptae, in medio relinquimus). Recentemente il doc. è stato ripreso e studiato in un ampio saggio da Maria Bettelli Bergamaschi, che ha fornito nuove argomentazioni a favore della sua genuinità.
Innanzitutto, nel privilegio si rilevano alcuni elementi sospetti: la formula della inscriptio (quod a nobis fundare visa est Ansa excellentissima) è insolita, in quanto a prima vista sembra che sia Ansa, vera fondatrice del cenobio, a richiedere al pontefice di rifondare il monastero; singolarità che può essere però risolta interpretando a nobis come un'erronea lettura per a novis (cf. infra l'espressione quod noviter fundare visa est Ansa excellentissima regina), anche se rimane il fatto che l'affermazione appare anacronistica, poiché, a quell'altezza cronologica, i canoni stabilivano che la consacrazione spettasse all'ordinario diocesano e non al pontefice (cf. ANDENNA, Le monache, p. 20). Nell'escatocollo manca lo scriptum e risulta inconsueto l'uso di Benevale in luogo di Benevalete; la datazione, oltre ad essere priva dell'indicazione del luogo e dell'ufficiale rogatario, presenta una significativa discordanza tra gli elementi cronici: i due anni di impero di Costantino sembrerebbero corrispondere il primo a quando fu associato all'impero (indicando come data l'ottobre 762) e il secondo a quando divenne unico imperatore (portando all'ottobre 763), l'anno di impero di Leone conduce addirittura al 760-761, mentre l'indizione concorda apparentemente con il 763.
Una parziale concordanza degli elementi della datatio con il 762 si ha ipotizzando l'uso - non estraneo alla cancelleria di Paolo I - dell'indizione settembrina (greca); diversamente Brogiolo, sulla scorta di una notizia inserita nel Rituale di S. Giulia che riferisce di un diretto coinvolgimento del pontefice nella consacrazione della chiesa (avvenuta il 29 settembre del 763), propone di spostare la datazione del privilegio al 763, ma, a causa dell'assenza di riscontri nella documentazione romana e per le reciproche implicazioni dei documenti - il dettato della copia del privilegio potrebbe aver tenuto conto della tradizione contenuta nel Rituale, o viceversa - la presenza a Brescia del papa rimane soltanto ipotetica (cf. BROGIOLO, Desiderio e Ansa, p. 146). Tuttavia, nell'impossibilità di operare una scelta sicura privilegiando l'uno o l'altro dato, si è ritenuto opportuno, nel proporre una data, mantenere entrambe le opzioni cronologiche.
Altrettanto, suscita qualche dubbio l'apparato delle sottoscrizioni (peraltro lo stesso del falso privilegio del patriarca Sigualdo), in quanto due dei cinque vescovi, Giuliano e Apollinare, non appartengono alla chiesa di Roma, bensì alle diocesi di Piacenza e Reggio Emilia - la loro presenza è motivata da Brogiolo ipotizzando che abbiano accompagnato il papa nell'ultimo tratto del suo viaggio verso Brescia in occasione della consacrazione della chiesa del monastero -, mentre non è stato possibile identificare gli altri tre vescovi, la cui sottoscrizione risulta incompleta, poiché priva dell'indicazione della sede di appartenenza. Non si esclude che queste sottoscrizioni possano essere state riprese dal falso privilegio aquileiese e inserite soltanto in seguito nell'antigrafo da cui dipendono le copie conservate, ma, nell'impossibilità di trovare al momento ulteriori conferme, l'esistenza di un testimone intermendio tra l'originale e le copie resta fortemente ipotetica.
È possibile trovare una giustificazione a queste imprecisioni nelle probabili difficoltà avute dal copista nella decifrazione dell'antigrafo, forse a causa anche della sua cattiva conservazione (situazione comune agli altri diplomi dell'epoca longobarda) o nel fatto che i caratteri diplomatistici del privilegio potrebbero risentire di quella fase evolutiva del formulario della cancelleria pontificia, che troverà una prima codificazione soltanto con papa Adriano I (772-795). Tuttavia l'analisi diplomatistica non è in grado, da sola, di fornire una soluzione definitiva al problema dell'autenticità del documento.
Un ulteriore e decisivo contributo viene allora dall'analisi testuale da cui emerge la stretta conformità, dal punto di vista giuridico, del testo del privilegio con la formula 32 del Liber Diurnus (un puntuale confronto è proposto in: BETTELLI BERGAMASCHI, A proposito, pp. 140-48).
L'esame del testo permette altresì di individuare alcune clausole, con cui si determina qualche ampliamento alla formula 32, frutto di probabili interpolazioni successive. D'altra parte, la clausola cunctaque monasteria, cum universis basilicis ad se pertinentibus, quæ a piissimę Ansę reginæ iure constructa esse noscuntur, che prevede di estendere l'esenzione dall'ordinario diocesano anche alle basiliche e ai monasteri, fondati da Ansa e dipendenti da S. Salvatore, sembra fare riferimento a una situazione di almeno un decennio più tarda (cf. doc. n. 22). Altrettanto, il passo cuiuscumque vero ordinis clerici eiusdem abbatissę rogatu similiter a quocumque et de quacumque civitate voluerit episcopo expetantur vel consecrentur, con cui si rivendica da parte della badessa la libera scelta del clero destinato a officiare nelle chiese dipendenti, e la menzione della concessione del crisma (quibus etiam licentiam concordi institutione concessimus crisma tempore baptismatis et oleum ad exercenda divina misteria seu cuiuslibet spiritalis negotii subsidium a quocumque episcopo) sembrano alludere a un'epoca in cui la giurisdizione abbaziale è ormai chiaramente affermata sulle cappelle dipendenti e in cui presso il monastero si svolgevano attività pastorali pubbliche, che non può essere precedente all'XI secolo (epoca in cui fu prodotta la prima copia del privilegio): la difesa dei diritti fiscali e giudiziali compare infatti a partire dal privilegio di Niccolò II (doc. n. 80).
Nonostante queste probabili interpolazioni successive, il diploma di Paolo I è comunque da ritenersi nella sostanza genuino.
Si offre l'edizione di B; la segnalazione in nota delle varianti presenti nelle altre copie è limitata a B'.

+ Paulus episcopus servus servor(um) Dei (a). Ansilpergę (b) religiosę abbatissę venerabilis (c) monasterii D(omi)ni Dei et Salvatoris nostri Iesu Christi, siti (d) infra civitatem (e) Brixiam, quod a nobis fundare visa est Ansa excellentissima (f) regina, eiusque congregationi cum religiosissimis et sanctissimis coepiscopis. In perpetuum. Q(uonia)m semper sunt concedenda quæ rationabilibus (g) congruunt decretis (h), oportet (i) ut pie devotionis imploratio (j) in prestandis privilegiis minime denegetur. Igitur, quia postulatis a nobis quatenus venerabile monasterium D(omi)ni Salvatoris nostri Iesu Christi, sito (k) infra civitatem Brixianam, quod noviter (l) fundare visa est Ansa excellentissima (m) regina, privilegii sedis apostolicę insulis decoretur, concordantibus nobis reverentissimis episcopis nostris ex co(m)muni (n) assensu (o) statuere decrevimus ut prefatum monaste[r]ium D(omi)ni Salvatoris cunctaque monasteria, cum universis basilicis ad se pertinentibus (p), quæ (q) a piissimę (r) Ansę reginæ (s) iure constructa (t) esse noscuntur, apostolicę (u) sedis privilegii insulis, cui Deo auctore deservimus, [decoretur.] [Qu]apropter, piis desideriis vestris faventes et nostra ac (v) coepiscoporum nostrorum auctoritate, quod recte (w) exposcitur (x), mancipamus (y); et ideo omnem cuiuslibet æcclesię (z) sacerdotem vel pontificem seu cuiuscu(m)que dignitatis spiritalis ministrum qua(m)libet habere (aa) ditionem in prefato monasterio prohibemus, ita ut nisi ab abatissa (bb) prenominati monasterii fuerit invitatus, nec etiam missarum ibidem solle(m)pnitatem quispiam presumat omnimodo celebrare, nec ibi aliquid æcclesiastici (cc) offitii, preter abbatissę (dd) voluntatem, audeat tractare. De cuius insuper monasterii uniuscuiusque abbatissę (ee) consecratione sanciri (ff) co(m)munit(er) (gg) decrevimus, ut sibi liceat a quocu(m)que et de quacu(m)que civitate voluerit (hh) episcopo consecrari; cuiuscu(m)que vero ordinis clerici eiusdem abbatissę (ii) rogatu similiter a quocu(m)que et de quacu(m)que civitate voluerit episcopo expetantur vel consecrentur. Quibus etiam licentiam concordi institutione concessimus crisma (jj) te(m)pore baptismatis et oleum ad exercenda divina misteria seu cuiusl[ibet spiritalis negotii subsid]ium a quocu(m)que episcopo, cum res exigit apostolica largitione percipere. Constituentes per huius decreti nostri paginam atque om[n]ino interdicentes hoc nostri privilegii decretum infringere omnibus cuiuslibet æcclesiæ (kk) presulibus vel cuiuscu(m)que dignitatis preditis potestate, sub anathematis interpositione et dampnatione et iudicii (ll) obtestatione coæterno (mm) anathemate (nn) plectendum esse censemus; quicu(m)que presumpserit, per quodvis ingenium vel argumentum aut exquisita occasione presentis constituti a nobis, prefati monasterii existere temerator. Data .VII. kal(endas) novemb(ris), imperante (oo) domno augusto (pp) Constantino a Deo coronato magno (qq) imperatore anno (rr) .XLIII., post consulatum eius (ss) anno .XXIII., sed et Leone imperatore filio eius anno .X. (tt), indicione (uu) prima.
Apollenaris (vv) Christi mi(sericordi)a indignus humilis episcopus in hoc privilegii textu manu mea s(ub)s(crips)i. +
Otto in Dei nomine episcopus in hunc privilegii textum manu mea s(ub)s(crips)i. +
Iulianus humilis episcopus in hoc privilegii textu m(anu) m(ea) s(ub)s(cripsi). +
Felix humilis episcopus in hoc privilegii textu m(anu) m(ea) s(ub)s(crips)i. +
Felix peccator et episcopus in hoc privilegii textu m(anu) m(ea) s(ub)s(crips)i. +

+ BENEVALE +


(a) B servus servo(rum) Dei su rasura.
(b) B -s- corr. su c.
(c) B venerabi- su rasura; -i corr. su e.
(d) B' sciti.
(e) B' la seconda i aggiunta nel sopralineo.
(f) B' excelentissima.
(g) B' la prima i corr. su altra lettera.
(h) B' decretis congruunt.
(i) B' opportet.
(j) B implorationis con -nis espunte.
(k) B -o- corr. da altra lettera, forse u; B' situm.
(l) B' -v- corr. su b.
(m) B' excelentissima.
(n) B' -o- corr. da u.
(o) B' asensu.
(p) B' segue que, con -u- nell'interlineo, depennato.
(q) B' que.
(r) B' piissime.
(s) B' reginę.
(t) B' constructea, con -e- espunta.
(u) B' apostolice.
(v) B ac su rasura.
(w) B' rectę.
(x) B' -c- aggiunta nell'interlineo.
(y) B' emancipamus.
(z) B' ecclesie.
(aa) B' h- corr. su b.
(bb) B' abatissisa con -si- espunte.
(cc) B' ecclesiastici.
(dd) B' abatissę.
(ee) B' abatissę.
(ff) B sancciri.
(gg) B' comunit(er).
(hh) B' -o- corr. su e.
(ii) B' abatissę.
(jj) B' -m- corr. su s erroneamente ripetuta; segue et oleu(m) depennato.
(kk) B' ecclesię.
(ll) B' iuditii.
(mm) B' coeterno; segue rasura di una lettera.
(nn) B' hanatemate, con -na- corr. da m parzialmente erasa.
(oo) B' inp(er)ante.
(pp) B' piissimo augusto, con piissimo nell'interlineo con segno di inserzione.
(qq) B m- corr. da altra lettera.
(rr) B ano.
(ss) B e B' om. post consultatum eius; integrazione già proposta da Kehr.
(ss) B' decimo.
(tt) B imperatore filio eius anno .X. in- su rasura.
(uu) B' precede Signum eraso; qui e nei casi seguenti ogni sottoscrizione è preceduta da un segno di croce.

Edizione a cura di Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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