monastero di Santa Giulia 1481 - 1798

Monastero benedettino cassinese femminile.
Le monache della congregazione di Santa Giustina di Padova giunsero alla metà del XV secolo a Santa Giulia, uno dei più importanti enti della diocesi di Brescia: monastero benedettino di età longobarda, fondato da Ansa e Desiderio e dotato di beni in gran parte dell'Italia longobarda. Accresciuto e beneficiato in età longobarda e carolingia, aveva continuato a prosperare fino al XIII secolo, per conoscere poi uno stato di crisi risolto solo con il passaggio di Brescia sotto il controllo della Repubblica di Venezia. Sotto il governo della badessa Elena Masperoni tra il 1449 e il 1483 presero avvio la ristrutturazione del monastero in forme rinascimentali e l'avvicinamento alla congregazione di Santa Giustina (Bettelli Bergamaschi 1986, p. 37). Il passaggio alla congregazione venne sancito da un breve di papa Sisto IV nel 1481 (Bettelli Bergamaschi 1993, p. 438), confermato da Alessandro IV nel 1497 (Spinelli 1992 c, p. 21): già nel 1456 i beni di Santa Giulia furono suddivisi tra le monache anziane governate dalla badessa e le giovani dirette da una priora (Spinelli 1992 c, p. 35). Con il passaggio a Santa Giustina la carica abbaziale divenne annuale e rinnovabile una sola volta e la cura del cenobio riformato fu affidata materialmente ai monaci di Sant'Eufemia. Nel corso del XVI secolo il monastero ritornò all'osservanza della Regola benedettina, il numero delle monache aumentò e il livello culturale del cenobio migliorò grazie anche ai rapporti tra Santa Giulia e i colti monaci di Sant'Eufemia. Non molte sono le notizie sul successivo periodo della vita del cenobio cassinese. All'inizio del XVII secolo il governo bresciano tentò di subordinare il monastero al dominio del vescovo, sottraendolo al controllo dei benedettini e privandolo dell'autonomia dall'autorità episcopale di cui godeva fin dalle origini; le monache riuscirono tuttavia a mantenere la loro dipendenza da Sant'Eufemia (Evangelisti 1992, pp. 77-82). Anche in relazione a questi eventi si segnala la monaca Angelica Baitelli, badessa nel 1645 e nel 1647, proveniente da una importante famiglia bresciana e autrice di un'opera di ampio respiro sulla storia di Santa Giulia, in difesa del prestigio e dell'importanza del suo monastero, gli "Annali", largamente debitori nei confronti degli eruditi monaci di Sant'Eufemia, di Margarini e di altri autori di opere sul monastero (Spinelli 1992 c, p. 22). La dotta badessa utilizzò i documenti dell'archivio monastico e li inserì nella sua opera, traducendoli affinché le monache li potessero conoscere e capire e offrendo quindi alle future badesse la possibilità di fruire della documentazione storico-giuridica del cenobio in forma più chiara e comprensibile, in modo da controllare e supervisionare l'operato dei rappresentanti esterni del cenobio, laici ed ecclesiastici, ai quali erano affidate la gestione economica dell'ente e le controversie giuridiche e patrimoniali nelle quali il monastero era spesso implicato (Spinelli 1992 c, p. 24). Nel secolo successivo il benedettino Gianandrea Astezati, occupandosi dell'archivio del monastero, raccolse un'enorme messe di materiale preparatorio per una monografia sull'ente, che non portò però mai a termine. La conoscenza delle carte di Santa Giulia gli fornì peraltro la base per alcune dissertazioni erudite, caldeggiate dalle monache, redatte in funzione di difesa dei privilegi del cenobio (Spinelli 1992 c, p. 27). Il 24 settembre 1798 il direttorio esecutivo della Repubblica Cisalpina decretò la soppressione del monastero di Santa Giulia. Alle circa novantacinque monache presenti nel cenobio, in cui erano state accolte anche quelle del vicino monastero dei Santi Cosma e Damiano, vennero dati venti giorni di tempo per abbandonare la struttura (Bettelli Bergamaschi 1993, p. 54; Spinelli 1992 c, p. 37).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Diana Vecchio ]