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56. Francesco Sforza a Cesare Borri 1459 agosto 17 Milano

[ 89r] Ordeni da essere servati per Cesare Borro, capitaneo della cittadella dela nostra cità de Terdona.
Mediolani, die xvii augusti 1459.
Primo, volimo che tu, Cesare, debii servare quella nostra cittadella ad nuy et nostri figlioli et successori nel ducato et quella non dare né consignare ad persona del mondo, sia chi se voglia, per lettere o ambassate che fossero scripte o facte se non te lo scrivemo nuy per nostre littere sottoscritte de nostra propria mano et se non vederay la parte del contrasigno havimo cum ti.
Secondo, volimo che dì et nocte con bona fede et vigilantia attendi alla guardia dela dicta cittadella et de quella non debii usire senza littera et nostra licentia sottoscrita de nostra propria mano cum la corniola nostra picola in cera verde, como sta qui de sopra.
Tertio, volimo che in dicta nostra cittadella non debii acceptare più de doe persone alla volta, aciò che sii sempre signore de quella, et quando nuy vorimo che, o per guardia de quella o per altra casone, gli recepte più uno como uno altro, te lo scriverimo per nostre littere sottoscrite per nostra propria mano con la corniola nostra del pino dentro in cera rosa, como sta qui de sotto.
[ 89v] Quarto, volimo che le nostre munitione sonno in dicta cittadella o che gli faremo mettere per lo avenire le debii molto ben servare et de quelle non ne consumare né dare ad persona vivente cosa alcuna, né piccola né grande, se non te lo scrivemo nuy per nostre littere sottoscritte de nostra mano propria.
Quinto, volimo che, ultra le nostre munitione, debii continuamente stare fornito de vetualie dele toe tanto che bastano almeno per sey mesy per ogni caso potese occorrere.
Sexto, volimo che continuamente debii tenere tucte le tue paghe bene et sufficiente et fidate, per la mittà balistrari et l'altra mittà pavesari, et de quelle farne la scriptione et monstre secondo l'ordine del nostro banco di soldati.
Septimo, volimo che entro dicta roca né lassi zocare né faci né lassi a fare taverna né beccaria nì fraudare li datii per alcuno modo, immo daghi alli dacieri ogni honesto favore, le quale tutte cose serveray et faray per li toy observare, sotto pena dela toa testa et ogni altra pena che parerà ad nuy secondo el fallo che cometteray.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
[ 90r] Volimo appresso che in quella nostra citadella non debii acceptare persone alcune se non te lo scrivemo nuy per nostre littere overo te fossero consignati per nostri officiali per cason de stato o altra cosa importante. Et quelli che acceptaray per vigore de nostre lettere overo te sarano consignati per nostri officiali per cason de stato e altra cosa importante, come è dicto, non volimo gli relassi senza nostra littera soctoscritta de nostra propria mano.
Et perché bisogna et volimo vadi alle fiate ad visitare le porte della cità, semo contenti et te concedemo licentia che, quando te parerà, per dicta casone possi andare per la cità, con questo: che non debii pernoctare fora della dicta nostra citadella et havendo sempre bona cura alle dicte porte.
Et cossì dicto Cesare al dì de venerdì xvii augusti 1459 iurò in mano de Cicho de observare dicti ordini.