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95. Francesco Sforza ad Ambrogio Caimi 1458 agosto 7 sine loco

[ 133v] Ordines castellani castri magni Novarie, dati ei die vii augusti MCCCCLVIII.
Ambrosio Caymo (1), volemo che per quello tempo haveray ad stare in quello nostro castello grande de Novaria debii servare li infrascripti ordini.
Primo, volemo che dicto castello debii ben guardare et conservare ad nuy, nostri figlioli et sucessori, et esso non consignaray may ad persona vivente, sia chi si voglia, se non te lo scriveremo nuy per littere sottoscripte de nostra propria mano et se non vederay la parte del contrasigno che havemo con ti.
Secondo, volimo che dì e nocte attendi con bona cura, vigilantia et solicitudine alla guardia del dicto nostro castello et de quello non debi may uscire senza nostra licentia in scritto et sottoscritta de nostra propria mano et che in la littera sia scolpita la nostra corniola dal pino in cera verde, como sta qui de sopra.
Tertio, non volimo dentro dicto castello recepti may più che doe persone alla volta, aciò che sia sempre in toa possanza et libertà, et, quando nuy voremo che in esso recepti più una gente como [ 134r] un'altra o persona alcuna per secureza d'esso castello o per altro bisogno, te le scriveremo per nostre littere sottoscripte de nostra propria mano et in la littera serà scolpita la nostra corniola dal bissone in cera rossa, como sta qui de sotto.
Quarto, volimo che le monitione troveray in dicto castello delle nostre o che per l'avenire gli faremo mettere le debii ben servare et guardare et de quelle non ne movere né dispensare né dare cosa alcuna, né picola né grande, ad persona che viva se non te lo scrivemo nuy per nostre littere sottoscrite de nostra propria mano.
Quinto, volimo che ultra le nostre munitione debii continuo stare fornito dele toe almanco per sey mesi advenire.
Sexto, volimo che continuamente debii tener tucte le toe page integramente, per la mità balestreri et l'altra mità pavesani, et de quelli fare le scriptione et mostre et servare l'ordeni nostri dela bancha deli soldati.
Septimo, non volemo che in dicto castello debii fare né fare fare né lassare fare taverna né becharia né per alcuno modo patire siano fraudate li nostri datii, immo per quanto te serà possibili.
Le qual cose soprascripte tute servarai e farai servare sotto pena dela toa testa et ogni altra pena che a nuy parirà.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.


(1) Identificato come Ambrogio Caimi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 668).