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231. Francesco Sforza al podestà di Chignolo Po 1452 maggio 21 Lodi Vecchio

Francesco Sforza ordina al podestà di Chignolo PO che, conosciuta vera l'accusa dell'abbate di Santa Cristina contro gli uomini d'arme Pietro Albanese e Vitino, abitanti di Oria, lo reintegri nel possesso dei beni occupati da detti uomini d'armi, i quali, se vogliono agire contro l'abbate, lo facciano, ma solo «via iuris».

Potestati Cugnolii.
N'è fata lamenta per parte del'abbate de Santa Christina perché Petro Albanese et el Vitino, nostri homini d'arme, habitatori de Oria, senza alcuna rasone e de facto, gli ano occupato certi suoy beny, posti nela iurisdicione tua e secundo che da esso abbate, ho chi farà per luy, più largamente poray comprendere. Per la qual cossa, havendo nuy in displicentia simile cosse ilicite, te scrivemo e comandemo che, trovando questo essere vero, provede che per ogni modo il dicto abbate sia ritornato al suo pristino stato in la dicta possessione, hosia beni, e non li sia, ullo pacto, fata iniuria e, volendo diti nostri homini d'arme temptare quicquam contra d'esso abate, agatur via iuris, perché altramente se faria contra la intencione nostra e summe ne dispiacerebe, intendendo che niuno facia de facto. Data Laude Veteri, die xxi may MCCCCLII.