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1778. Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo 1453 aprile 18 Milano.

Francesco Sforza eccepisce a Gracino da Pescarolo di aver mandati tutti i denari trovati a Bordo da Orta spettanti alla Camera ducale, mentre gli risulta che ne ha trattenuta la metà tra monete false e denari buoni. Mandi tutte le monete buone ai Mestri delle entrate straordinarie, tenuto conto che sono destinate all'ufficio della sanità; ogni mancanza gli verrà imputata.

Nobili viro Gracino de Piscarolo, ex Magistris intratarum nostrarum in Papia.
Tu responde che hai mandata qui la parte delli dinari che foreno trovati presso Bordo da Orta, quale specta ala Camera nostra, et nuy trovamo essere altramente; et che hai retenuto la mitade, non solamente delle monete false, ma etiamdio delli altri boni dinari che l'haveva; la qual cosa, [ 379v] se considere bene, è contral'ordine nostro et contra ogni bona consuetudine, perché la moneta, nela quale non è falsitade nì defecto, tuta pertiene ala Camera nostra senza alcuna diffacalcatione et exceptione, como dei sapere. Pertanto vogliamo, rimossa qualunquane (a) contradictione et dimora, mandi el compimento dela dicta moneta buona et la faci presentare ali Magistri delle intrate nostre extraordinarii. Et meglio sarial'havesse mandata, avisandote che simili dinari sonno deputati al'officio dela (b) sanitate qui et, si mancamento alcuno gli intervenesse, te gli imputariamo. Data Mediolani, die xviii aprilis 1453.
Cichus.

(a) Così A.
(b) Segue sanctitate depennato.