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2095. Francesco Sforza al lodigiano Giovanni Garimboldi (1453 giugno 13 "apud Senigham").

Francesco Sforza conferma al lodigiano Giovanni Garimboldi di aver ricevute le sue lettere con cui lo informa delle cose di là, sia riguardo alle guardie di Cerreto, che alla torre e alla fuga di molti fanti di Gasparre; lo sollecita a perseverare nel riferirgli quanto succederà. Gli chiede che, per gli opportuni provvedimenti, gli renda noto l'esatto numero dei cavalli, degli uomini d'arme e dei fanti che vi sono, e lo sollecita a essere vigilante, dì e notte, perché dal campo nemico si muoveranno in serata in tremila per far danni nelle terre sforzesche.

Iohanni de Garimboldis, civi Laudensi.
Havemo recevute le tue lettere per le quale ne avisi dele cose occoreno là, cossì circha le guardie de Cerreto, como dela torre e dela fuga de molti fanti de quelli de Gasparro, e dela paucità de quelli gli sonno remasti, che non excedeno el numero de cento. Dele qual cose tute te comandiamo e confortiamo a fare el simile de ogni cosa accaderà, certificandote che deli toi boni portamente e vigilantia in le cose nostre te remuneraremo in l'avenire. Ma perché sapiamo como meglio provedere ali facti delà, volimo che subito ne avisi de directo quanti cavalli sono lì in Cerreto, e quanti homini d'arme e quanti fanti a numero gli sono, e studiati sapere el vero numero, caricandote stare vigilante et attento die e nocte, perché havemo giara informatione che dal campo inimico se parteno questa sira trea millia persone per venire in là ad offendere le parte nostre. Data ut supra.