Registro n. 12 precedente | 2151 di 2324 | successivo

2151. Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni 1453 giugno 24 "apud Senigham".

Francesco Sforza accusa ricevuta delle lettere del Colleoni che gli comunica la partenza da Milano per Pozzolo con Pietro e l'intenzione di incontrare re Renato, arrivato in Piemonte. Ringrazia il Colleoni per l'attaccamento, ripagato dal duca con la sollecitazione a Giorgio d'Annone e a tuti i condottieri ducali di prestare al Colleoni aiuto e obbedienza. Quieta la bramosia del condottiero di raggiungere re Renato, segnalandogli che è già ad Asti per suggerirgli di attenderlo nell'Alessandrino. Gli annuncia di aver licenziato il suo cancelliere Abbondio e a conferma della sua premura per soddisfarlo nelle sue esigenze finanziarie, lo informa di aver mandato ser Andrea, cancelliere ducale, per riscuotere il denaro.

Magnifico Bartholomeo Coleono (a) capitaneo.
Havemo recevuta la vostra littera de dì xxii del presente et inteso quanto ne scriveti del vostro partire da Milano con el conte Petro per andare a Pozolo et lì dove serà necessario per lo stato nostro, et etiam perché havendo inteso la mayestà del Re Renato essere agiuncta in Pedemonte per andargli ala incontro, et cetera, dicemo, respondendove, che del tucto remanemo avisati et contentiamose de quanto haveti facto et cossì ve ne rengratiamo, benché non habiamo cosa nova da vuy, perché sapiamo haveti non mancho care le cose vostre cha le nostre medesme et che seti non mancho curoso al bene nostro che seresti al vostro, quale podeti reputare. Circha el che non accade dire più ultra, nisi tantum confortarve ad fare tucto quello ve pare necessario et expediente ala salute et governo de quelle nostre parte, como siamo certissimi con ogni diligentia fareti. Et acioché così possiati exequire, ve avisamo como nuy scrivemo per le allegate ad Zorzo d'Annone, et a tucti quelli nostri conducteri, [ 456v] che ve dagino ogni adiuto et obedientia, tanto deli populi quanto dele altre gente, quanto ala nostra propria persona. La mayestate del re, credemo nuy, hormai serà giuncta in Ast: contentiamose adunque che, como agiunga in Alexandrina, gli andati a visitarlo sì con le gente, bisognando, quanto con la persona vostra, et in ogni occurrentia siamo contenti gli fazati quella obedientia in tucto quanto faresti a nuy proprii et più anchora. Ala parte del spazamento vostro ve dicemo che nuy havemo remandato Abondio, vostro cancellero, bene spazato de tucte quelle littere che gli bisognano per esso vostro spazamento, siché dative de bona voglia perché speramo che seriti subito et bene spazato, siché ve potereti adiutare et remettervi in poncto molto bene, avisandove che havemo anchora mandato ser Andrea, nostro cancellero, pienamente informato de ciò che ha ad fare per el recato del dinaro, siché dative de bona voglia perché non ve mancharemo più quanto faressemo ala vita nostra. Data apud Senigham, die xxiiii iunii MCCCCLIII.
Bonifacius.
Iohannes.

(a) Coleono in interlinea.