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2160. Francesco Sforza al commissario e agli uomini di Castelnuovo Tortonese (1453 giugno 26 "apud Senigham").

Francesco Sforza comunica al commissario e agli uomini di Castelnuovo Tortonese di aver ricevuto notizia dei danni recati loro dalle genti sforzesche, come testimoniano le lettere allegate e inoltrate a Bartolomeo Colleoni e a Pietro da Lonate, commissario di Tortona, i quali faranno restituire ogni cosa e ammoniranno i soldati. Si dice sempre disposto ad accorrere per difenderli e aiutarli non meno che se fossero cittadini di Milano, che sono le persone a lui più care, non comportando alcuna differenza per le cose milanesi e quelle del duca di Modena. Siccome è troppo disagevole giungere da lui in campo, vuole che, in caso di bisogno, si rivolgano al Colleoni o al commissario di Tortona, oppure alla sua consorte Bianca Maria o al Consiglio segreto di Milano. Nell'evenienza che non trovassero presso loro udienza, ricorrano a lui.

Commissario et hominibus Castrinovi Terdonensis.
Havemo recevuto doe vostre littere per le quale ne scriveti delli damni et rencrescimenti (a) sonno facti alli homini de quella terra per le gente nostre havemo dellà, quale intese certo ne havemo havuto tanto despiacere quanto haveressemo possuto havere de veruna altra cosa. Pertanto nuy scrivemo per le alligate ad lo magnifico Bartholomeo Coglione, nostro capitaneo, così ad Pedro da Lonà, nostro commissario de Tertona, le quale gli mandariti, perché non dubitamo ve faranno restituire ogni cosa, et admonerano quelle nostre gente sonno dal canto dellà in modo non farano danno né rencrescimento alcuno ali homini et cose de quella terra, como è la intentione et voluntà nostra, perché deliberamo che l'homini de quella tera et cose loro (non) siano danigiati et maltractati dali homini et soldati nostri, ma, quando bisognasse, nuy gli veneressemo in persona ad defenderli et adiutarli da chi li volesse offendere, non altrimenti che se fossero nostri citadini de Milano, quali sonno li più cari habiamo, perché delle cose del'illustre signor messer lo duca de Modena (b) alle nostre non volemo sia differentia alcuna, como non è stato nel passato. Et così ve confortiamo ad stare de bona voglia delle cose accadesseno ne l'advenire. Perché ad mandare in campo da nuy è più longa la via et dubiosa, vogliati recorrere al prefato magnifico Bartholomeo et ad lo comissario nostro de Tertona, quali gli provederanno [ 459r] opportune, como è la intentione et voluntà nostra, overo ala illustrissima madona Biancha, nostra, et al Consiglio nostro secreto de Milano. Pur quando per loro non gli fosse facta quella provisione bisognasse, alhora poteti mandare da nuy perché gli provederemo nuy, benché siamo certi non bisognerà mandare da nuy perché mandando alhoro gli provederano como nuy, como sanno è la intentione et voluntà nostra. Data ut supra.
Zanetus.
Iohannes.

(a) Segue vostri depennato.
(b) Segue non depennato.