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2288. Francesco Sforza a donna Lisa Sforza de Attendolis (1453 luglio 23 "apud Gaydum").

Francesco Sforza rimprovera la sorella donna Lisa Sforza de Attendolis che nonostante le avesse scritto di rimettere in libertà Giovanni Pietro da Rabozo per osservanza dei capitoli, fatti per conto del duca da Gaspare da Sessa. Siccome vuole che essi siano osservati, anche per accontentare Gaspare, le comanda che, data da Giovanni Pietro una garanzia a Pavia o a Novara di mille ducati d'oro di fedeltà al duca, allo stato e alle cose sforzesche e di non attentare in alcun modo contro Vigolongo, lo lasci libero.

Magnifice sorori nostre carissime domine Lixe Sfortie de Attendolis, et cetera.
Altre volte ve scripsemo per nostre lettere date xxiiii del mazo proximo passato che havendo vuy facto sustenere Iohannipetro da Rabozo, el dovessevo relaxare per la conservatione deli capituli, conten(u)ti in nostro nome per Gasparro de Sessa, le quali, per honore nostro, volimo siano observati, et non havendolo voy anchora facto relaxare, ha mandato novamente dicto Gasparro ad agravarse et farne instantia, che faciamo relaxare esso Iohanne Petro, il quale, dice, dete la fede che seria salvo como appare per li capituli. Pertanto, volemo, così per observantia de dicti capituli, como eciamdio per non descontentare dicto Gasparro, che dando segurtade idonea et sufficiente el dicto Iohannepetro in Pavia o in Novara per mille ducati d'oro, cioè mille, de essere fidele, leale a noi e stato et cose nostre e non contravenire in alcune cose, né tentare, per dirrecto che indirecto, contra el loco de Vigolongo, el debiate far relaxare liberamente senza exceptione alcuna. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.